Conoscenzanews ed. università
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Anno II n. 64 del 31 ottobre 2006
   
Editoriale
   
Notizie


Speciale sciopero generale.
Il 17 novembre tutti a Roma


Perché l'università pubblica è un valore
Perché i diritti dei lavoratori rivendicano risposte
 

Perché è stato proclamato lo sciopero delle università

CGIL, CISL e UIL hanno proclamato lo sciopero delle università e lo hanno fissato per il 17 novembre con manifestazione a Roma.

E’ importante che tutti i lavoratori dell’università: i docenti, il personale tecnico e amministrativo, i precari ma anche gli studenti abbiano chiare le motivazioni che hanno indotto le tre organizzazioni sindacali in modo unitario a compiere questa scelta.

Nella Conferenza Stampa del 17 ottobre i tre Segretari generali hanno indicato le motivazioni di questo sciopero e su moltissimi giornali nazionali e locali la decisione assunta ha avuto un’ampia eco.

In questa newsletter  vogliamo approfondire i diversi aspetti negativi della Legge Finanziaria 2007 che il Governo ha preparato e comprendere quali siano i cambiamenti indispensabili per le università che devono essere apportati.

Sulla finanziaria nel suo complesso il Comitato direttivo della FLC dell’11 ottobre ha approvato un documento in cui, accanto a elementi positivi sul complesso della manovra, si segnalano con decisione punti estremamente negativi che, se non totalmente modificati, produrrebbero gravissimi danni alle università ed alla ricerca pubblica.

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Come arriviamo allo sciopero e che cosa succede il 17?

In questi giorni sono in pieno svolgimento assemblee in orario di lavoro per informare ed approfondire sulle ragioni dello sciopero.
Sempre in questi giorni stiamo lavorando per costruire consenso e condivisione sugli emendamenti che abbiamo predisposto al testo della Legge Finanziaria. Generalmente alta la partecipazione e buona la discussione che registra una importante sintonia con le ragioni che ci hanno portato allo sciopero.

Il 17 sono chiamati allo sciopero generale per l’intera giornata DOCENTI e PERSONALE TECNICO e AMMINISTRATIVO. Alla manifestazione sono invitati tutti i PRECARI e gli STUDENTI.
Sempre il 17, con concentramento alle ore 9,30 presso La Bocca della Verità, partirà la manifestazione nazionale. Il corteo percorrerà le principali vie di Roma per concludersi a Piazza Navona con il comizio finale nel quale prenderanno la parola lavoratori e dirigenti sindacali.

Per lo stesso giorno stiamo organizzando incontri con i gruppi parlamentari per illustrare loro le nostre critiche alla Finanziaria.

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L’Italia ha bisogno di più laureati

Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede il Paese per il suo sviluppo.
Perché ci siano più laureati e perché il loro livello di preparazione sia adeguato alle sfide del mondo di oggi è necessaria una università pubblica che funzioni.
Occorrono risorse maggiori e tutti noi ci aspettavamo di trovarle nella Legge Finanziaria. Ci aspettavamo che le risorse dedicate alla formazione, così come alla ricerca, venissero considerate  come un investimento e non come un costo. Facessero cioè parte dell’impegno per lo sviluppo.

Invece nella Finanziaria troviamo che il Fondo di Finanziamento Ordinario delle università viene incrementato di 70 milioni di Euro, ignorando le riduzioni degli anni precedenti, il taglio delle spese per i consumi intermedi attuato a luglio, l’aumento dell’inflazione ed i costi del personale.
La situazione in cui tutte le università si trovano oggi e si troveranno domani se la finanziaria non verrà modificata è drammatica.

er queste considerazioni abbiamo presentato alle forze politiche ed al Governo una serie di proposte di emendamenti: per garantire il finanziamento delle attività di ricerca di base svolte negli enti di ricerca e nelle università e per ottenere che gli oneri contrattuali siano trasferiti al Ministero e non gravino sul bilancio degli atenei.

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Contratti e stipendi dei docenti

L’esiguità delle risorse finanziarie destinate alle università rendono ancora più difficili i rinnovi contrattuali che devono avvenire con risorse delle stesse università. In questo modo risulta difficile anche l’emanazione dell’atto di indirizzo.
Anche la contrattazione integrativa, fondamentale per garantire al personale tecnico e amministrativo degli atenei un salario almeno dignitoso, con le risorse disponibili è messa in discussione.

C’è inoltre il problema dell’esigibilità dei fondi contrattuali: in parole semplici le OO.SS. di tutto il pubblico impiego hanno chiesto con forza che le somme messe a disposizione dalla Finanziaria per i contratti lo siano a partire dal 2006: solo così potranno iniziare le trattative per i rinnovi contrattuali. Fino ad oggi non abbiamo avuto risposte certe, ma solo promesse.

Inoltre, nell’ambito dell’intervento sulle retribuzioni dei dipendenti non contrattualizzati (magistrati, Forze Armate e di Polizia) gli scatti di anzianità della docenza universitaria vengono ridotti del 50%. Ove mai fosse accettabile un rallentamento degli scatti per le fasce ad alta retribuzione, in un’esplicita ottica di finalizzazione al nuovo reclutamento e in chiave solidaristica, per l’Università ridurre gli scatti a chi guadagna 1500 euro al mese è francamente inconcepibile, soprattutto a paragone delle retribuzioni negli altri Paesi. Non ci pare proprio il modo migliore per arginare la “fuga dei cervelli”, soprattutto quelli più giovani.

Abbiamo quindi chiesto con una proposta di emendamento che tale riduzione non valga per i docenti universitari.

Ci sembra invece necessario che il Governa operi finalmente, dopo tante promesse, per il riconoscimento dei ricercatori come terza fascia della docenza. Non è proprio possibile considerarli docenti solo quando si pensa a tagliare.

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Il precariato

Lisbona chiedeva a tutti i paesi europei lo sforzo di aumentare sensibilmente il numero dei ricercatori come obiettivo da perseguire entro il 2010. Per l’Italia si indicava qualcosa simile al raddoppio.
La Carta del ricercatore della Commissione Europea sottolineava che lo stato di precariato non si addice alla professione del ricercatore perché ne limita la possibilità di esplicare tutta la sua professionalità.
Il programma dell’Unione poneva il superamento del precariato come uno degli obiettivi prioritari del Governo.

Nelle università si contano qualcosa come 50.000 precari che, senza alcun riconoscimento né diritto né prospettive per il futuro, reggono didattica, ricerca e funzionamento tecnico e amministrativo negli atenei italiani.

Malgrado tale situazione, la legge finanziaria permette assunzioni solo dal 2008 e in numeri limitati al turn over e solo con procedure autorizzative e questo sia per gli enti sia per le università.
Inoltre, impone una riduzione dei costi per i tempi determinati e i parasubordinati.
La norma, che era apparsa come positiva, almeno per la possibilità di sbloccare nell’immediato la situazione del precariato, che  vincolava il numero delle assunzioni a tempo determinato e indeterminato al non superamento dell’80% del budget (finanziamenti istituzionali e dei progetti) risulta priva di ogni efficacia perché le viene sovrapposto il vincolo del turn over e, comunque, è valida solo dal 2008.
Per tutto il Pubblico impiego, ma comunque nei limiti del turn over (considerato a livello di numeri e non di costo), esiste la possibilità di trasformare i tempi determinati in tempi indeterminati. Questa norma, pur positiva, non è assolutamente sufficiente, se considerata da sola, a risolvere i problemi del settore della ricerca pubblica per il tipo di meccanismi che vengono proposti, perché per il 2007 si tratta solo di una percentuale delle deroghe e per il 2008 di una percentuale del turnover.
L’unico contentino è un reclutamento straordinario, (o dobbiamo dire una idoneità a cui non si sa che cosa potrà seguire?), dal 2008 con numeri, comunque, estremamente ridotti rispetto alle reali esigenze.

Di fronte a questa situazione i nostri emendamenti hanno cercato:

  • Di assicurare la specificità del settore dell’università e l’urgenza per il Paese di risolvere il problema del suo precariato, con la richiesta che l’art. 57, tranne il comma 2, non si applicasse agli atenei;
  • Di inserire nell’art. 70 norme che consentissero la definizione del fabbisogno del personale per le università col solo limite del non superamento del 90% del budget;
  • Di permettere agli atenei di adottare regolamenti che consentano la trasformazione dei tempi determinati, assunti a seguito di procedure selettive, in tempi indeterminati come indicato nell’art. 57 comma 2, coerenti con l’art. 5 del CCNL;
  • Di trasformare co.co.co. e assegni di ricerca, se costituiti a seguito di valutazioni comparative, in contratti di lavoro a tempo determinato;
  • Di non ridurre la spesa per i tempi determinati e i para subordinati;
  • Di prevedere l’autorizzazione da parte del Ministro di un piano straordinario di assunzioni entro il 31 marzo 2007. Su quest’ultimo punto, non potendo proporre emendamenti perché non è per nulla chiara la natura di quello che appare un doppio canale di reclutamento, in aggiunta  a quello ordinario, la nostra richiesta è di un piano straordinario di assunzioni, distinto dagli avanzamenti di carriera, che porti in pochi anni all’azzeramento del fenomeno della precarietà.

La commissione Cultura della Camera ha recepito l’emendamento che prevede le assunzioni nell’ambito dell’80% del budget.

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Gli studenti

Tante sono state le promesse fatte agli studenti, racchiudibili in una frase: rendere effettivo il dettato costituzionale di garantire ai meritevoli anche se privi di mezzi la possibilità di raggiungere i più alti livelli di formazione.

Nulla di tutto questo ritroviamo nella finanziaria.
Non viene risolto il fenomeno, a dir poco vergognoso, degli idonei non beneficiari delle borse di studio, malgrado bastino risorse molto limitate per garantire la copertura totale delle borse.

Pochissimo è stanziato per l’edilizia universitaria, gli alloggi pubblici, lo sport universitario senza incrementi rispetto al passato.

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I danni di questa finanziaria per i lavoratori

Se la Legge finanziaria non sarà in queste parti sostanzialmente rivista, oltre ai gravi danni a tutto il sistema della ricerca pubblica, coloro che soprattutto soffriranno sono i tanti precari che finalmente si aspettavano di vedere un piano chiaro, concreto e veloce per uscire dal loro stato.

Soffriranno i docenti che vedono tagliate ulteriormente le risorse per fare ricerca e per svolgere nel migliore dei modi il loro ruolo.

Soffriranno tecnici e amministrativi che non vedranno garantiti i livelli di retribuzione a causa delle ristrettezze dei bilanci delle università e inoltre allontanarsi i tempi per il rinnovo contrattuale.

Soffriranno i giovani che hanno dovuto andare in altri paesi per svolgere l’attività di ricerca e speravano finalmente di potere ritornare, non essendoci fondi stanziati per questo scopo.

Soffriranno quegli studenti universitari che guardano alla ricerca nelle università come una loro possibilità di lavoro e dovranno fare altro o andarsene via dall’Italia.

Ma soffriranno anche tutti gli studenti per non vedere finalmente riconosciuto il diritto allo studio e per avere una università che per le risorse limitate non riesce a fornire loro una formazione di qualità.

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I giornali (finalmente) parlano di università e di ricerca

Certo che un primo importante risultato la proclamazione del nostro sciopero l’ha ottenuto.

Infatti, c’è voluta la proclamazione di uno sciopero per il settore dell’università perché i giornali italiani dedicassero ampi spazi a questo settore.
La nostra Conferenza stampa del 17 Ottobre, infatti, è stata ripresa da Avvenire, La Padania, Libero, Secolo d’Italia, Il Manifesto, Italia Oggi, Liberazione, Secolo XIX, Unità, Osservatore Romano, Riformista, Il Gazzettino, Il Mattino, Il Tempo, La Gazzetta del Mezzogiorno, Europa, Il Tirreno, Giornale, La Stampa, Corriere, oltre a numerosi giornali on line e alle principali agenzie, che hanno dato ampio spazio alla notizia. Nella rassegna stampa del nostro sito trovate tutti gli articoli citati. Ovviamente i diversi giornali hanno accompagnato la cronaca con commenti di diverso tenore politico a seconda dei differenti orientamenti. Tutti comunque hanno sottolineato il fatto che le tre organizzazioni confederali hanno proclamato lo sciopero in quei settori che più si aspettavano un’inversione di orientamento politico dal governo.

Alcuni giornali hanno anche sottolineato che in questo modo il Governo andava contro quanto indicato nel programma dell’Unione.

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La CRUI indica in un Comunicato Stampa le modifiche  da apporre alla Finanziaria

La CRUI è stata ascoltata dalla Commissione Bilancio di Camera e Senato in merito al nuovo disegno di legge sulla finanziaria 2007 ed ha prodotto un comunicato con i seguenti contenuti.

Di fronte alla situazione descritta nel d.d.l. la CRUI ritiene indispensabile una profonda revisione. Così come è oggi formulata la finanziaria appare onerosa e mortificante per il sistema universitario italiano. La parte propriamente finanziaria del d.d.l. è assolutamente insufficiente, di gran lunga inferiore alle aspettative e in palese contraddizione con i punti più qualificanti del programma elettorale dell'attuale coalizione di governo.

Quattro le proposte di revisione avanzate dalla CRUI:

1. incrementare la consistenza del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) in tabella C (per un totale almeno pari 530 milioni di euro)
2. prevedere un Fondo unico per l'edilizia universitaria di entità adeguata (almeno 150 milioni di euro, con previsioni di crescita per gli anni successivi)
3. svincolare le Università dai meccanismi che legano le assunzioni al solo
turn over in quanto in violazione con l'autonomia universitaria ed esclusiva conferma dei vincoli già in atto e derivanti dalle leggi 449/97, 311/2004 e 43/2005 e dalla normativa relativa al personale di area sanitaria
4. escludere le Università dalla riduzione delle spese di funzionamento (legge 4 agosto 2006, n. 248, Decreto Bersani)

La CRUI riconosce la presenza di alcuni elementi positivi nel provvedimento, come la costituzione dell'Agenzia Nazionale di valutazione del sistema universitario (art. 36 D.L. 262/2006) e l'avvio di un piano straordinario di reclutamento per i giovani ricercatori (art. 70,c. 4 del d.d.l. C1746).

Tuttavia, la contraddizione più grave che emerge dal provvedimento risulta il colpo inferto al personale pubblico, con un taglio, senza precedenti, pari al 50% della misura delle classi di stipendio e degli aumenti periodici biennali del personale docente. Questo a fronte di una crescita del FFO delle Università statali di gran lunga inferiore alla dinamica generale delle retribuzioni nonché all'indice dell'inflazione.

La CRUI, pur nella consapevolezza delle difficoltà che il governo deve affrontare per ricondurre sotto controllo la finanza pubblica, ha la responsabilità di tutelare e gestire il sistema universitario italiano in tutte le sue componenti. L'audizione presso le Commissioni riunite di Bilancio ha rappresentato una nuova occasione per ribadire che, senza le condizioni finanziarie adeguate, l'Università non potrà continuare a svolgere appieno la propria funzione, ovvero garantire ai giovani un reale diritto allo studio e assicurare alle diverse aree del paese il potenziamento di attività e strutture di ricerca, necessarie per lo sviluppo equilibrato dell'intera comunità nazionale.

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Le università si mobilitano

Giungono notizie da diversi atenei di assemblee del personale e degli studenti e di prese di posizione degli organi accademici. Tra le altre citiamo il Politecnico di Torino, dove era presente anche il Presidente della Repubblica che ha incontrato una delegazione di precari, il Politecnico di Milano, le università di Sassari, Palermo, Padova, L’Aquila e la Federico II di Napoli.

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