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Anno II n. 58 del 10 ottobre 2006
   
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Senza modifiche alla Finanziaria, il 17 novembre sarà sciopero generale dell'Università

Autunno, tempo di Finanziaria. Da qualche anno a questa parte, con il Governo Berlusconi, ci siamo abituati ad identificare la Finanziaria con tagli e proteste. Che cosa è successo quest'anno?

La Finanziaria del Governo Prodi ha dovuto misurarsi, e questo lo sapevamo bene, con le pessime condizioni dei conti pubblici, il che ha prodotto un duro braccio di ferro interno alla maggioranza per individuare le priorità della manovra. Complessivamente, sui macrocapitoli del bilancio, l'equilibrio raggiunto è positivo, e caratterizzato da una esplicita inversione di tendenza rispetto al Governo precedente: l'intervento fiscale, con il ridisegno delle aliquote e dell'insieme degli strumenti di deduzione e detrazione realizza una redistribuzione del reddito verso i ceti medio-bassi; la restituzione del cuneo fiscale ad imprese e lavoratori dipendenti alleggerisce il costo del lavoro e rimette un po' di euro in busta-paga; ci sono le risorse necessarie a rinnovare i contratti del Pubblico Impiego; non si realizza, come temuto, alcuna manovra sulle pensioni.

Un segnale politico importante, corrispondente al programma elettorale, che permette di dire che, insieme a tagli e rigore, emergono anche elementi di equità. Tuttavia, la coperta resta corta, e si scoprono zone e settori delicati, che stanno già facendo sentire la loro voce, e chiedono correzioni rilevanti nella discussione parlamentare che condurrà alla Finanziaria definitiva: il caso più evidente è quello degli Enti Locali, per i quali importanti esponenti tra i sindaci di centro-sinistra dichiarano improponibile un taglio ai trasferimenti dello Stato di oltre 4 miliardi di euro, che imporrebbe un carico aggiuntivo di tassazione locale non praticabile o, in alternativa, di tagliare i servizi e le prestazioni ai cittadini.

Università e Ricerca escono da questa Finanziaria come settori tra i più penalizzati; per mesi abbiamo sentito dire, e ci confortava, che l'investimento sul sapere e sulla ricerca era la priorità tra le priorità, e che anche in tempi di vacche magre ci sarebbe stata un'attenzione particolare: vediamo come è andata sui capitoli principali, senza pretesa di lettura esaustiva.

Finanziamento: il Fondo di Finanziamento Ordinario dell'Università cresce, rispetto al 2006, di 64 milioni di euro, meno dell'1% (e dunque scende in termini reali). E' inutile ripetere qui la geremìade, ormai noiosa anche per noi che la intoniamo, ma purtroppo drammaticamente vera, dell'assoluta insufficienza dei fondi, e della irrealizzabilità dei cambiamenti a fondi zero. A questo si aggiunga che viene mantenuto, per Università ed Enti, il taglio del 10% alle spese per consumi intermedi introdotto dal Decreto Bersani a luglio. Male quindi, e di questo crediamo che sia consapevole anche il Ministro Mussi, che non a caso, fino a pochi giorni fa, chiedeva un incremento del FFO di almeno 5-600 milioni di euro.
E' vero invece che c'è un incremento dei fondi di ricerca, su due capitoli principali: un Fondo da un miliardo di euro (in tre anni) presso il Ministero dello Sviluppo Economico (ex- Minindustria), dedicato prevalentemente all'innovazione tecnologica in alcuni settori strategici, dall'aeronautica alle nanotecnologie; ed un Fondo (FIRST) presso l'Università e Ricerca, che vale 960 milioni di euro. Occorre dire, tuttavia, che i due fondi sono la risultante di accorpamento e razionalizzazione di fondi esistenti; il FIRST, ad esempio, in massima parte è la fusione dei fondi della 297 e della 388, con un incremento aggiuntivo di rifinanziamento.  In ogni caso, per apprezzabile che sia la dislocazione di risorse su fondi di ricerca, questo non risolve la questione fondamentale del finanziamento corrente dell'Università e degli Enti di Ricerca.

Reclutamento e precariato: siamo partiti con la necessità di fare ripartire il reclutamento ordinario in accesso, e di finanziare un piano straordinario a medio-lungo termine che porti dentro l'Università 20.000 giovani. E' evidente che un progetto simile non sta dentro una Finanziaria, ma ha bisogno di dipanarsi dentro tempi lunghi e provvedimenti ad hoc. La Finanziaria tuttavia, sottopone il reclutamento ad un triplo ordine di vincoli: non superare nell'anno l'80% delle risorse, non assumere più del turn-over dei docenti che vanno in pensione, non superare come spesa il 20% del fabbisogno. Il reclutamento straordinario dovrebbe avvenire attraverso un meccanismo centralizzato di idoneità nazionale, idea apprezzabile nell'ottica della massima finalizzazione alla qualità, al merito e all'imparzialità, ma di cui occorre esplorare con attenzione dettagli e modalità applicative, certo non semplici. E i numeri del reclutamento straordinario previsto paiono per ora attestarsi ad una quota 2000 che rappresenta niente più che un segnale. Non ci siamo: le ottime intenzioni annunciate e ribadite dal Ministro stentano visibilmente a diventare fatti. Tra le ottime intenzioni includiamo anche la costituzione dell'Agenzia di valutazione (prevista in Finanziaria), e il riconoscimento dei ricercatori come terza fascia docente, provvedimento che sanerebbe, se ben fatto, i guasti peggiori della legge Moratti sullo stato giuridico.

Retribuzione dei docenti universitari: questo è il punto che sta sollevando più critiche alla manovra. Inizialmente era stata ventilata l'ipotesi di un blocco parziale degli ultimi scatti alle figure a più elevata retribuzione, da motivare con una scelta di solidarietà intergenerazionale, finalizzando i risparmi al reclutamento dei giovani. Nella legge di bilancio è diventata invece la riduzione generalizzata del 50% degli scatti a tutti i non contrattualizzati (magistrati, docenti universitari, Forze Armate e di Polizia). Si salvano i ricercatori e tecnologi degli Enti di Ricerca e i docenti delle Accademie e Conservatori perchè protetti dal contratto.
Ora, anche ammesso che nell'ambito di una politica generalizzata di rigore sia sopportabile una riduzione ex-lege  delle retribuzioni delle fasce alte (sopra i 70.000 euro?), come si fa ad immaginare di tagliare le gambe ad un sistema già di per sè non gratificante e non competitivo con gli altri Paesi come il nostro? Sa il Governo che un ricercatore in accesso viaggia intorno ai 1000 euro, che un associato di 50 anni ne prende 2500, che ci sono ordinari che guadagnano poco di più?  Nel nostro Paese c'è un'emergenza salariale che investe tutto il lavoro dipendente, ma che nel lavoro intellettuale assume la dimensione di una diminutio di condizioni materiali e di status sociale.  Altro che arginare la fuga dei cervelli, in questo modo.
Si lavori piuttosto sul rigore nella pratica della professione, sulla dedizione all'Università, a scapito di quei grandi professionisti con studi miliardari a cui l'Università serve solo per scrivere il titolo sul biglietto da visita.

La Finanziaria per Università e Ricerca, così, non ci piace. E' una questione che attiene alle scelte dell'intera coalizione di Governo, attiene al respiro della politica del centro-sinistra, alla valorizzazione dell'Università e della Ricerca, ad un progetto forte e visibile fin dai primi passi. Abbiamo condiviso e sostenuto il programma dell'Unione. Per questo, per coerenza con le nostre posizioni e con i lavoratori e gli iscritti, se non ci saranno modifiche alla Finanziaria, abbiamo dichiarato  per il 17 novembre lo sciopero generale dell'Università.

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Legge Finanziaria. Il giudizio della Cgil

Con un documento approvato con solo 4 voti contrari il direttivo della Cgil ha espresso il proprio giudizio sulla proposta di legge Finanziaria.

La Confederazione con il contributo delle categorie presenterà al governo in questa settimana una serie di emendamenti su diversi punti. Alcuni dei quali riguardano il precariato nella scuola, nell’università e nella ricerca, le risorse per università e ricerca, l’obbligo scolastico, i ticket per gli interventi di pronto soccorso.

Anche sul rinnovo dei contratti pubblici la Cgil, pur apprezzando lo sforzo del governo di reperire risorse, si adopererà, con Cisl e Uil, per ottenere una più ampia copertura finanziaria.

Della manovra finanziaria la Cgil apprezza la redistribuzione delle risorse a favore dei ceti più deboli, gli interventi per lo sviluppo e per il Mezzogiorno e che essa segni un’inversione di tendenza nonostante la pesante eredità lasciata dal Centrodestra.

Ampio spazio ai settori della conoscenza, indicati come fattori strategici della politica nazionale e come tali da sostenere, è stato dato da Guglielmo Epifani nel suo intervento al direttivo.

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Comitato Permanente Europeo per l'Università e la Ricerca

Si è svolta ad Oslo, dal 26 al 28 settembre, la riunione periodica dell'Hersc (High Education and Research Standing Committee), cui la FLC ha partecipato per la seconda volta. L'Hersc è un comitato formato dai sindacati europei della ricerca e dell'università, emanazione dell'Internazionale dell'Educazione (E.I.).

I lavori hanno passato in rassegna una decina di titoli in agenda, facendo il punto ed assumendo orientamenti su tutto quanto si sta elaborando in Europa in materia di università e ricerca, dallo stato del Processo di Bologna alle modifiche in discussione sulla natura del dottorato, dalla costituzione del Consiglio Europeo delle Ricerche allo stato di attuazione dell'autonomia universitaria, alle condizioni della "libertà accademica", ai processi di privatizzazione della conoscenza, alla Direttiva Bolkestein.

Gli interlocutori istituzionali privilegiati del Comitato sono la Commissione Europea ed il Parlamento, verso i quali si realizza una fitta trama di relazioni, richieste, pareri e raccomandazioni, che accompagnano passo passo la complessa attività di normazione e di elaborazione decisionale che caratterizza l'Unione Europea. I Paesi del Mediterraneo storicamente scontano una certa assenza e sottovalutazione dei lunghi e lenti processi caratteristici della burocrazia comunitaria, che tuttavia, seppure lentamente, assume decisioni e orientamenti che poi risultano vincolanti per tutta l'Unione, anche su materie che interessano la legislazione nazionale. E', per esempio, il caso dei dottorati, in cui l'Europa si sta orientando ad emettere una raccomandazione a trattare il periodo di dottorato come prima fase di lavoro di ricerca, da normare attraverso contratti, mentre in Italia, come noto, prevale l'idea del dottorato come terzo ciclo di studi del Processo di Bologna. E' altresì chiaro, per rimanere all'esempio, che una decisione europea in tal senso avrebbe ripercussioni importanti sulla struttura dei titoli di studio e sul mercato del lavoro italiano. Ma esempi analoghi si possono fare per molti altri argomenti.
E' chiaro, insomma, che se nel passato si poteva considerare il livello di interlocuzione europea, e gli indirizzi e norme che ne derivano, come sovrastrutture con una scarsa capacità di incidenza sulle normative nazionali, la musica sta oggi cambiando. E' importante esserci, è importante per un sindacato di peso come il nostro far valere il punto di vista e l'ottica di un grande sindacato confederale, il secondo d'Europa. Anche perchè, se si guarda al sindacalismo europeo, forze di rappresentanza e autorevolezza pari alla nostra si trovano in pochi Paesi.

Prossimamente dedicheremo alla riunione di Oslo, alle prospettive di attività europea dei prossimi mesi e ai temi correlati un approfondimento specifico, ritenendo che tali temi, diversamente dal passato, debbano diventare quanto meno conoscenza comune dell'intera organizzazione e dei settori di riferimento.

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Elezioni del CUN

Abbiamo già parlato dell’importanza che per la FLC riveste il rinnovo del CUN per il ruolo che ha come organismo di rappresentanza della comunità universitaria.

La Legge di riordino del CUN (n. 18 del 2006) prevede l’elezione di 14 docenti ordinari, 14 docenti associati e 14 ricercatori (in rappresentanza di 14 aree di settori scientifico – disciplinari), di 3 rappresentanti del personale tecnico – amministrativo, 3 rettori, 3 presidi, 3 dirigenti amministrativi e 8 studenti.

Il CUN formula pareri e proposte al Ministro dell’Università in particolare sugli obiettivi della programmazione universitaria, sui criteri per l’utilizzo della quota di riequilibrio del fondo per il finanziamento ordinario, sui criteri per l’ordinamento degli studi universitari, sui settori scientifico-disciplinari e più in generale su tutte le materie che il Ministro ritiene opportuno sottoporre a parere.

Compiti importanti, soprattutto in una fase nella quale il Ministro ha dichiarato di voler utilizzare al massimo il Consiglio universitario e nella quale si prefigurano cambiamenti importanti nel sistema universitario.

Per la FLC Cgil il CUN può e deve svolgere un ruolo di garanzia dell’autonomia universitaria, orientando in senso democratico le decisioni che verranno prese per il sistema universitario nazionale. Per questa ragione noi riteniamo particolarmente importanti queste elezioni anche in relazione alle scelte che il Governo sta mettendo in campo.

La Cgil, come è già accaduto nelle precedenti elezioni, non presenterà per la docenza universitaria propri candidati, ma farà convergere il proprio consenso elettorale su candidature che garantiscano una sintonia con le posizioni espresse dalla nostra organizzazione.

Se questa linea vale per i docenti, che si presentano sulla base di raggruppamenti disciplinari, altra è la nostra considerazione per quanto riguarda il personale tecnico – amministrativo, per il quale riteniamo indispensabile esprimere una candidatura che rappresenti in modo forte la nostra organizzazione, proseguendo nell’ottimo lavoro fatto dal nostro rappresentante uscente, Giovanni Garbarino, e consenta di misurare la nostra rappresentatività sindacale in relazione al tanto lavoro messo in campo in tutti questi anni.

Per queste ragioni la Segreteria nazionale ha deciso di candidare, come rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Renato Comanducci, che ha ricoperto e ricopre importanti incarichi nel sindacato a livello nazionale. Questa candidatura segnala con forza il peso che vogliamo dare a questa scadenza elettorale.

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Stato di agitazione nelle università

Le Segreterie nazionali di CGIL, CISL e UIL hanno proclamato unitariamente lo stato di agitazione del personale delle università e chiesto di aprire un tavolo di confronto per definire il quadro strategico necessario per rilanciare il ruolo dell’università per cui sono necessarie risorse ben maggiori di quanto fin qui assegnate e per avviare da subito una consistente politica di assunzioni. Il mondo dei precari non può più attendere sia per le drammatiche situazioni in cui troppe persone si trovano, sia per il buon funzionamento delle università dal punto di vista della didattica, della ricerca e della macchina amministrativa.

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Impegno perché cessino le discriminazioni sui lettori

La FLC continua ad operare perché ai concorsi per l’affidamento di supplenze, banditi dalle Università, possano partecipare anche i lettori ed i collaboratori ed esperti linguistici, come ripetute note del MUR hanno riaffermato.

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Precariato, per una inversione di tendenza occorrono segnali chiari

Il lavoro che le OO.SS. hanno svolto presso il dipartimento per la Funzione Pubblica e su cui vi stato anche un confronto con il Ministro Nicolais ha portato a delineare una linea politica per giungere al superamento del problema del precariato nelle università e negli enti di ricerca. E’ assolutamente necessario che tale linea venga attuata a partire dalla Legge Finanziaria 2007.

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Accordo all’università Federico II di Napoli

L’accordo sul salario accessorio a cui si è giunti all’università Federico II di Napoli potrebbe essere un buon segnale per le altre università e per superare i vincoli posti da precedente Governo.

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Codice etico in una università

La notizia, che avevamo già segnalato, che l’università di Bologna si è data un codice etico potrebbe, così sembra, essere seguita dalle autonome iniziative di altri atenei e divenire una situazione generale.

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Il processo di Bologna: i passi avanti della Spagna

Quello che in Spagna si sta cercando di fare ci appare come lo sforzo di inserirsi nel processo di Bologna valorizzando l’autonomia degli atenei nell’ambito di linee generale programmate a livello nazionale ma con grande apertura allo spazio europeo.

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La situazione dell’educazione nei paesi OECD

L’edizione 2006 di Education at a Glance da poco pubblicata, fornisce numerosi spunti di riflessione sulla situazione della formazione e alta formazione italiana. Tra questi la bassa spesa italiana per l’università ed il rischio che l’assunzione (aggiungiamo acritica) del modello a cicli porti ad un aumento degli studenti, ma anche ad un abbassamento della qualità.

Aggiungiamo, guardando i dati dell’OCSE, che la bassa spesa rischia di cancellare il ruolo di ascensore sociale che l’istruzione aveva iniziato a mostrare nel nostro paese. Anche per questo ribadiamo la necessità di maggiori risorse economiche: oltre alle altre motivazioni vi è anche quella di equità sociale.

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Brevissime

AFAM. Proclamato lo stato di agitazione: chiesto un incontro urgente al Ministro Mussi sui gravi problemi dell'Alta Formazione Artistica e Musicale.

AFAM. Pubblicati i punteggi per i trasferimenti a.a. 2006/2007.

Policlinici universitari: iniziativa unitaria per rivendicare l’applicazione dell’art. 28 del Ccnl Università.

Concorsi e trasferimenti per docenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo nelle gazzette ufficiali n. 72, 73, 74, 75 e 76.

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