Il Ministero torna sulla valutazione per numeri: basta che mettiate il voto in pagella e poi fate come vi pare. Marcia indietro su alcuni punti
Con la CM n. 10 del 23 gennaio il MIUR fornisce ulteriori istruzioni. Segno che le prime erano un po’ pasticciate. Ma le seconde non sono da meno.
Il Ministero dell’Istruzione ritorna a parlare con una nuova Circolare della questione della valutazione espressa in decimi nella scuola del primo ciclo.
Evidentemente le nostre osservazioni critiche e quelle piovute dalle scuole e dal CNPI devono aver sortito qualche effetto.
Si susseguono così schemi di regolamento e circolari dal momento che l’obiettivo è quello di fare in fretta e di far mettere i voti in pagella fin dal prima valutazione periodica.
Perché questo del voto sarebbe il segnale che davvero la scuola cambia.
E che cambiamento! Addirittura il rivoluzionario ritorno di una valutazione che regredisce verso i secoli passati e che la seconda metà del novecento aveva superato da un trentennio.
Un’altra CM, dunque, nel giro di poco tempo: segno evidente che agli errori commessi in precedenza andava messo in qualche modo riparo.
Per alcune questioni però è davvero impresa sovrumana. Prendiamo la certificazione delle competenze: essa viene rinviata opportunamente a nuove disposizioni; evidentemente ci si è resi conto che, nonostante ciò che si dice nella prima circolare n. 100/2008 e nello schema di regolamento, secondo cui addirittura essa andava fatta per voti numerici e nelle valutazioni periodiche e perfino nella scuola elementare, la cosa non può andare. Infatti la certificazione non può essere espressa in numeri, ma in livelli, e va fatta alla fine dei cicli. Perciò si rinvia. Sarà interessante vedere però come se ne esce, dacché è la stessa legge a parlare di certificazione delle competenze espressa in numeri e, pateticamente, lo schema di regolamento indica che le competenze “potranno” essere articolate in livelli. Staremo, dunque, a vedere.
La vera novità sta nel fatto che il MIUR fa una parziale marcia indietro su di una questione fondamentale: sui voti da mettere sui compiti scritti e orali.
Ribadendo, infatti, che i voti vanno messi in pagella con i numeri nelle valutazioni periodiche e finali, si precisa nella CM 10/2009: “ Per quanto attiene alle competenze delle scuole circa le nuove forme di valutazione, lo schema di regolamento evidenzia come, in ragione dell’autonomia scolastica, appartiene alle scuole e ai docenti la scelta delle modalità per la valutazione in itinere e per la predispostone del documento di valutazione”. Lasciando stare che ciò non era affatto scritto nello schema di regolamento, e che anzi nello schema all’articolo 1 comma 8 si diceva che i Docenti “ne estendono l’uso alla pratica quotidiana”, cioè quella che ora viene chiamata votazione in itinere, prendiamo atto con favore che le nostre critiche e quelle del CNPI, a tale proposito, hanno fatto breccia.
Dunque, i Docenti non sono obbligati, nel mettere i giudizi ai compiti scritti e orali, a esprimerli in voti numerici.
Ma si dice qualcosa di radicalmente diverso di quanto asserito finora anche per la valutazione periodica e finale. Infatti, dopo aver ribadito che nella scuola primaria la valutazione viene accompagnata da una illustrazione relativa al livello globale di maturazione, la CM 10, in stretta connessione con la precedente affermazione, così recita “ Sia per la scuola primaria sia per la scuola secondaria di primo grado, i Docenti possono comunque autonomamente prevedere che i voti in decimi siano accompagnati anche da giudizi sintetici o analitici. Possono altresì fare riferimento ad eventuali indicatori di apprendimento”.
Ciò significa che, accanto ai voti numerici, si possono esprimere giudizi sintetici o analitici, per cui sulla scheda, se le parole hanno un senso, si potranno aggiungere quelle verbalizzazioni che erano state finora demonizzate come cose poco chiare, roba da sessantotto, poco serie e da sostituire dalla purezza del voto numerico. Se non cade, perlomeno viene intaccato un primo pilastro della pedagogia tremontesca (un maestro, un voto, un libro).
Ma questa è un’altra obiettiva difficoltà per i Docenti e i Dirigenti Scolastici, perché non si improvvisano giudizi sintetici (insufficiente, sufficiente ecc.) che corrispondano ad un 3 o a un 5 oppure ad un 8 o a un 10; mentre più semplice sembra accompagnare al numero un breve giudizio analitico ma con inevitabile dispendio di lavoro aggiuntivo.
Le scuole – in questa babele l’unica risorsa vera del Paese – devono così dare fondo a tutta la loro saggezza per costruire una scheda non barocca e rispettosa delle individualità degli alunni. E tutto deve avvenire quando ormai il periodo della prima valutazione periodica è di fatto cominciata.
Se a tutto ciò si aggiunge che nella scuola secondaria di primo grado una sola insufficienza nella valutazione finale, se non portata surrettiziamente a 6, determina la bocciatura dell’alunno, risulta evidente che il voto numerico è cosa che non va nella scuola del 2000 e andrà superato quanto prima.
Roma, 26 gennaio 2009