Seminario nazionale "Le 10 idee della FLC per una scuola di primaria importanza"

  • 10.20

    Si è aperto a Roma presso la Casa Internazionale delle Donne il seminario nazionale "Le 10 IDEE della FLC per una SCUOLA di PRIMARIA importanza" organizzato dalla FLC CGIL insieme all'associazione professionale Proteo Fare Sapere. I nostri click

    Le 10 idee che costituiranno il perno della discussione, riguardano questioni organizzative, didattiche, professionali, pedagogiche:

    È Diana Cesarin, Centro nazionale FLC CGIL, a dare il benvenuto ai partecipanti con la lettura di un breve brano di Mario Lodi e di una poesia di Gianni Rodari.

    "Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali erano i loro sogni per il futuro. Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario!". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell'emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l'educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra. Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi". Mario Lodi, marzo 2003.

    Lettera ai bambini

    È difficile fare
    le cose difficili:
    parlare al sordo,
    mostrare la rosa al cieco.

    Bambini, imparate
    a fare le cose difficili:
    dare la mano al cieco,
    cantare per il sordo,
    liberare gli schiavi
    che si credono liberi.

    Gianni Rodari

    Antonio Bettoni, Presidente nazionale di Proteo Fare Sapere, introduce i lavori dando lettura di un messaggio di saluto che Alberto Alberti ha inviato ai presenti non potendo partecipare per motivi di salute.

    Cari colleghi e amici,
    avrei voluto tanto essere con voi ma proprio non ce la faccio.
    È cosa ottima  che la FLC accenda i riflettori sulla "scuola di PRIMARIA importanza" e sono sicuro che dai vostri lavori verranno idee e indicazioni di lavoro che daranno nuovo slancio alla battaglia per una scuola pubblica di qualità.
    Ma permettetemi  di aggiungere, per il futuro, una modesta considerazione: nel nostro sistema scolastico i guai maggiori non sono, secondo me,  all'elementare. Sono più in alto, alla media e alla superiore. E ci sono anche i guai che discendono dalla separazione storica tra i "gradi" e i "canali", organizzati tutti l'uno contro l'altro (fino al 1962 la media non riconosceva il titolo di studio rilasciato dall'elementare e faceva i suoi esami di ammissione! Anche oggi, a passare da un canale all'altro le difficoltà non mancano).
    Forse sarebbe necessario pensare, più che all'organizzazione della didattica, alla crescita culturale e spirituale di un bambino/ragazzo/adolescente dai 3 ai 18 anni, che si svolge, di norma,  in modo continuativo e coerente. Senza distinzioni e antagonismi. E senza inscatolamenti in strutture burocratiche preconfezionate. Insomma, il soggetto che apprende piuttosto che il meccanismo in cui va a inserirsi.
    Buon lavoro a voi!

    Bettoni ha poi illustrato brevemente la storia della scuola elementare a partire dall'unità d'Italia con una presentazione dal titolo significativo: "Le 4 stagioni più una della scuola elementare". Tocca ora a noi, ha concluso Bettoni, scrivere la quinta stagione.

    10.35

    Le nostre proposte e le nostre idee per la scuola primaria

    Una scuola primaria di qualità, integrata e continuativa, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, sul modello degli istituti comprensivi: questa in estrema sintesi la proposta lanciata da Gianna Fracassi, segretaria nazionale della FLC CGIL, al seminario.

    Un modello che va riempito di contenuti, le 10 idee in discussione. Fracassi si è soffermata su alcuni di questi contenuti.

    Prima di tutto il tempo scuola: 30 ore e tempo pieno. Per questo c'è bisogno di 8.000 posti, un costo di 220 milioni sostenibile "recuperando risorse, portando a compimento il dimensionamento virtuoso, accompagnando il tutto con un piano per l’edilizia scolastica e un intervento sulla fiscalità generale". Il tempo scuola deve essere considerato nella definizione dei Livelli Essenziali di Apprendimento (LEP) o come la FLC preferisce i Livelli Essenziali di Qualità. Un passo in tal senso sarà fatto presso la Conferenza Stato-Regioni.

    L'altro elemento fondamentale riguarda il personale, i docenti e il personale ATA. Una scuola di qualità non può poggiare sul precariato. Nella piattaforma contrattuale che la FLC CGIL ha presentato nel 2009 c'è uno sforzo di ragionare sul personale in rapporto alla scuola che cambia. Ma il governo ha bloccato i contratti. Tuttavia tra i punti innovativi della piattaforma sono da segnalare: la funzione unica docente, la declinazione di incarichi di coordinamento e tutoraggio, la formazione obbligatoria.

    Fortissimo il richiamo di Gianna Fracassi all'orgoglio della professione, "sono anch'io una maestra" ha detto con fierezza, a non rassegnarsi all'operazione di svilimento non solo economico che questo governo ha scatenato contro le professioni della scuola. "Si arrendano – ha concluso – perché né insulti né provvedimenti legislativi possono cancellare la nostra dignità professionale".

    Scarica la relazione integrale

    10.50

    Nel corso del seminario, maestre e maestri si alterneranno nella presentazione delle 10 idee per la scuola primaria. Leggi i testi completi.
    Iniziano Paola Pisano di Firenze con l'idea n. 2 "Il tempo che ci vuole" e Chiara Zandonella di Verona con l'idea n. 4 "Una professionalità forte".

    11.00

    Noi maestre e maestri  di fronte alle bambine e i bambini del terzo millennio

    Franco Lorenzoni, Animatore della Casa laboratorio di Cenci, nel comune di Amelia, in provincia di Terni, insegna a Giove  un piccolo paese umbro. Comincia il suo intervento con una considerazione sull'essere umano: quando nasciamo dice, siamo tutti inadatti, perché non abbiamo scelto di nascere proprio in quel posto, siamo gettati nel mondo e passeremo tutto il resto della nostra esistenza a tentare di adattarci.

    In questo continuo tentativo di adattamento consiste la nostra creatività.
    Un luogo educativo, dovrebbe essere il luogo in cui ognuno può fare i conti con la sofferenza dell'adattarsi e dove questa tensione può essere orientata al meglio. Citando Annamaria Ortese, dovremmo fornire ai nostri alunni un "paracadute" per stare al mondo.

    I bambini di oggi sono sottoposti da un lato, ad una pressione micromediatica,  trovano degli adulti ossessionati dal filmarli e fotografarli, fotografarli ora, per guardare le foto in seguito.
    Una continua sottrazione di presente dunque per un'età, l'infanzia, che ha come qualità più bella quella di vivere completamente nel presente, nella scoperta continua. Noi adulti, come gli antropologi con i primitivi, condizioniamo con le nostre aspettive la creatività del bambino, a cui tocca confermare le aspettative che si hanno nei suoi confronti.

    Da un altro lato,  siamo tutti immersi in una macromedialità, tutti coinvolti in questo Grande fratello che in fondo dice Lorenzoni, è il programma del precariato: mette in scena una paura di tutti, in particolar modo dei bambini, quella di essere esclusi.

    Il precariato è la negazione del lavoro di insegnante che è un lavoro che ha bisogno di tempi lunghi. La scuola primaria è il luogo pubblico migliore per favorire l'integrazione ed è quello dove attualmente c'è l'11% di alunni stranieri.

    La scuola pubblica è il luogo in cui si deve garantire l'uguaglianza.
    Si dichiara contrario al concetto di meritocrazia Lorenzoni, bisogna lottare dice, contro le divisioni meritocratiche, la scuola deve sforzarsi di garantire  tutti  secondo le possibilità di ciascuno.

    Il rischio attuale, è quello che la scuola scivoli verso una completa perdita di senso, una bussola per evitare questo scivolamento, sono 5 punti che Lorenzoni indica alla platea:

    1. Esserci. Essere riconosciuti e riconoscere per come si è. Comunicare ai bambini il "tu puoi" invece del "tu devi". Il bambino ha bisogno di sapere che ce la farà.
    2. Incontrare almeno 2 mondi. Trovare il modo affinchè i nostri bambini conoscano almeno 2 mondi, attraverso i gemellaggi, il teatro, la letteratura, farli stare in rapporto con due mondi, far  loro capire che un altro mondo è possibile.
    3. L'arte del levare. I bambini vengono bombardati da una quantità abnorme di informazioni e di attività, in questa sovrainformazione siamo tutti più ignoranti, bisogna puntare alle cose essenziali.
    4. Contro la semplificazione. La semplificazione è una strada semplice ma fallace. Ai bambini dobbiamo insegnare a non semplificare.
    5. Il tempo. Il tempo è un elemento determinante dell'azione educativa. Citando il Calvino di Lezioni Americane ricorda che "Il lavoro dello scrittore deve tener conto di tempi diversi: il tempo di Mercurio e il tempo di Vulcano". C'è un tempo veloce per l'intuizione e uno per la concentrazione. I bambini hanno bisogno di sostare a lungo sulle cose, di lasciare che i sentimenti e i pensieri si sedimentino, dobbiamo garantirgli questo tempo.

    11.40

    È la volta di Luca Randazzo di Pisa che presenta l'idea n. 3 per la scuola primaria "Il valore della cooperazione e della con titolarità". Leggi i testi completi.

    11.50

    Amministrare per la scuola primaria

    Come si amministra un comune per la scuola? È il tema sul quale interviene Wladimiro Boccali, sindaco di Perugia.

    Il "mestiere dell'insegnante" è un mestiere difficile e complesso. Fuori luogo tutte le banalità ed i luoghi comuni che si dicono, precisa Boccali: i docenti prendono poco, ma in compenso lavorano poco, hanno tanto tempo libero, sono garantiti ecc... Banalità che non danno conto del loro ruolo e di quanto sia difficile, complesso, faticoso insegnare, se lo si fa bene!

    Per un amministratore oggi è molto difficile dare attuazione alle finalità previste dalla nostra Costituzione e lo dice chi, nella sua città, dà una grande priorità agli investimenti sulla scuola. Il comune non è tanto, e solo, erogatore di servizi, ma una parte importante del processo educativo complessivo, non solo nel garantire il tempo scuola, ma soprattutto nel rapporto con le famiglie, con la città, con il territorio. Il comune ha un ruolo importante, ad esempio, nell'extra scuola che svolge un suo ruolo specifico nel processo educativo complessivo.

    Tante sono le competenze degli enti locali e del comune, in particolare, nella scuola primaria. Occorre sperimentare di più, nella scuola dell'autonomia, il rapporto tra scuola e comune e non solo sugli aspetti di stretta competenza reciproca. Occorre un maggior coordinamento ed una maggiore intenzionalità nelle azioni reciproche. Ad esempio nell'assistenza agli alunni con disabilità, che ha molti aspetti delicati di cui tenere conto. Oppure nell'inserimento degli alunni stranieri. Questo coordinamento è ancora più importante oggi, viste le risorse sempre più esigue, che richiedono il loro utilizzo al meglio. Servono, dice Boccali, protocolli tra comune e singole scuole per affrontare al meglio i problemi, anche nel rapporto con le famiglie che è fondamentale. Infine, c'è il tema dell'edilizia scolastica, che è centrale per un "ambiente scuola" non solo sicuro, ma accogliente e funzionale. I comuni sono oggi senza risorse su questo e le scuole ed i docenti sono lasciati soli. Addirittura i comuni fanno fatica a stipulare assicurazioni sulla sicurezza delle scuole. Le difficoltà ad inserire in bilancio risorse adeguate sono enormi. Questo tema deve avere grande attenzione e dobbiamo unire gli intenti per modificare il quadro attuale.

    12.15

    Proseguono le presentazioni delle 10 idee per la scuola primaria. Leggi i testi completi.

    Morena Da Lio di Venezia con l'idea n. 7 "Il rapporto con il territorio concilia esigenze pedagogiche e sociali"; Marinella Esposito di Napoli con l'idea n. 6 "La scuola della partecipazione come laboratorio di convivenza e legalità"; Norma de Francesco di Brindisi con l'idea n. 5 "Una scuola inclusiva di tutti di ognuno" e Alberta Di Leone di Ravenna con l'idea n. 10 "Per una scuola bella, una scuola luogo".

    12.35

    Il Paese ha bisogno di una scuola primaria di qualità

    Il contributo di Fabrizio Dacrema, coordinatore dipartimento formazione e ricerca CGIL, si incentra su alcune parole chiave.

    PROPOSTA. Da questa iniziativa incomincia un percorso per la definizione di una proposta alternativa al centro destra sulla scuola primaria. Tuttavia, occorre essere consapevoli che ai danni operati da questo governo non sarà semplice porre rimedio. Nella proposta è fondamentale fare riferimento alla scuola elementare del passato che è stata una scuola di qualità, una delle migliori esperienze di questo paese. L'intervento sulla primaria di questo governo è stato ben sintetizzato da Tremonti il quale affermò che l'Italia semplicemente non poteva permettersi una scuola primaria di qualità. Dobbiamo dire NO al degrado della nostra scuola primaria che altro non è che lo specchio dell'inaccettabile declino morale, culturale ed economico dell'Italia.

    APPRENDIMENTO PERMANENTE. Non basta migliorare il sistema di istruzione. Un sistema costituito da formazione iniziale e successivo aggiornamento, non funziona più. Non a caso la CGIL si è fatta promotrice di una proposta di legge di iniziativa popolare sull'apprendimento permanente. La scuola primaria deve far parte di un modello di sistema formativo che prepari tutti a continuare ad apprendere durante tutta la vita. A questo proposito appare particolarmente rilevante l'acquisizione da parte degli studenti delle competenze chiave di cittadinanza con l'obiettivo di sviluppare autonome capacità di conoscere ed apprendere. Per fare questo occorrono tempi distesi, competenze specifiche dei docenti, un gruppo docente corresponsabile. Sono tutti aspetti tipici della migliore tradizione della scuola primaria e che dovrebbero essere trasferiti anche negli altri orini di scuola.

    INTERCULTURA. Non è soltanto l'accoglienza dei migranti ma, soprattutto, è la necessità di confrontarsi con tutte le culture: siamo un piccolo paese in un grande mondo.

    LAVORARE INSIEME. Non basta avere una proposta, occorre costruire le alleanze affinché possa essere accolta. Per questo è necessario che FLC e CGIL lavorino insieme, non solo a livello nazionale, ma anche nei territori, sia per l'elaborazione di specifiche piattaforme sia per l'interlocuzione con gli enti locali. Occorre costruire alleanze fuori dalla CGIL. A questo proposte tutti coloro che hanno lavorato per gli “Stati Generali della conoscenza” sono gli interlocutori privilegiati per la discussione della nostra proposta sulla scuola primaria. Lo sciopero generale cittadino di Torino di quarant'anni fa per chiedere le risorse umane per il tempo pieno nella scuola primaria è l'esempio da seguire.

    Scarica l'intervento integrale

    13.00

    Maestre de L'Aquila

    Paola Giagnacovo, Dirigente scolastico de L'Aquila, introdotta dalle note di "Donne d'Onna", interviene per raccontare, con la proiezione di alcune diapositive, l'esperienza della scuola abruzzese dopo il terremoto del 2009.

    Dopo il terremoto c'è stata una vera e propria diaspora con la popolazione distribuita sulla costa e in ben 179 campi.
    Come scuola non potevamo stare lì a guardare, non volevamo che i nostri bambini perdessero l'anno scolastico, ha ricordato Giagnacovo.
    Grande è stata la solidarietà e l'impegno, perché restituire la scuola ai nostri ragazzi significava dare un primo segno di rinascita de L'Aquila e dell'Abruzzo.

    Giagnacovo conclude segnalando la grande solidarietà dimostrata anche da scuole e docenti di altre parti d'Italia e approfitta per ringraziare tutti.

    Con un lungo e caloroso applauso a Paola Giagnacovo si conclude la prima sessione dei lavori che riprenderanno alle ore 14.15.

    14.15

    I lavori riprendono con la lettura, da parte di Diana Cesarin, di due altri brani rispettivamente di Marta C. Nussbaum e Hannah Arendt.

    Le democrazie hanno grandi risorse di intelligenza e di immaginazione. Ma sono anche esposte ad alcuni seri rischi: scarsa capacità di ragionamento, provincialismo, fretta, inerzia, egoismo e povertà di spirito. L'istruzione volta esclusivamente al tornaconto sul mercato globale esalta queste carenze, producendo un'ottusa grettezza e una docilità - in tecnici obbedienti e ammaestrati - che minacciano la vita stessa della democrazia, e che di sicuro impediscono la creazione di una degna cultura mondiale.

    Se l'autentico scontro di civiltà è, come io credo, uno scontro interno all'anima di ciascuno di noi, dove grettezza e narcisismo si misurano contro rispetto e amore, tutte le società contemporanee sono destinate a perdere a breve la battaglia, se continueranno ad alimentare le forze che inevitabilmente portano alla violenza e alla disumanità e se negheranno appoggio alle forze che educano alla cultura del rispetto e dell'uguaglianza. Se non insistiamo sul valore fondamentale delle lettere e delle arti, queste saranno accantonate, perché non producono denaro. Ma esse servono a qualcosa di ben più prezioso, servono cioè a costruire un mondo degno di essere vissuto, con persone che siano in grado di vedere gli altri esseri umani come persone a tutto tondo, con pensieri e sentimenti propri che meritano rispetto e considerazione, e con nazioni che siano in grado di vincere la paura e il sospetto a favore del confronto simpatetico e della ragione.Marta C. Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica, il Mulino

    Gli educatori rappresentano di fronte al giovane un mondo del quale devono dichiararsi responsabili anche se non l'hanno fatto loro, e anche se, in segreto o apertamente, lo desiderassero diverso. Questa responsabilità è implicita nel fatto che gli educatori introducono i giovani in un mondo che cambia di continuo. L'insegnante si qualifica per conoscere il mondo e per essere in grado di istruire altri in proposito, mentre è autorevole in quanto di quel mondo si assume la responsabilità. Hannah Arendt, Tra passato e futuro, Garzanti 1991

    14.20

    Quali orizzonti pedagogico didattici si aprono o si confermano dopo la scoperta dei neuroni specchio

    Cinzia Mion, psicologa, formatrice, Dirigente scolastica in pensione, ex maestra: presenta i Neuroni a Specchio (da ora: n.sp.), recente scoperta delle neuroscienze, conosciuta grazie a una conferenza del Prof. Vittorio Gallese. I n.sp. sono neuroni specifici che si accendono quando compiamo un atto motorio intenzionale e mirato a fare qualcosa, anche in chi osserva soltanto: a dimostrazione che gli esseri umani sono programmati per l'intersoggetività; i n.sp. si accendono anche quando lo scopo non viene effettivamente raggiunto: attraverso la "simulazione incarnata" si rappresenta lo spettro dell'azione. La "consonanza intenzionale" fa riferimento all'empatia, come se sentissimo empaticamente quello che sente l'altro o che l'altro vuole fare. Si possono notare affinità con Bruner (rappresentazione attiva, iconica, simbolica) e Vygotskij (apprendimento interattivo, sviluppo prossimale, approccio socio-culturale), che avevano "intuito" i neuroni a specchio.

    Da tutto questo emerge nettamente l'importanza di difendere strenuamente l'attività di programmazione!
    Le competenze non scaturiscono spontaneamente da conoscenze o abilità, ma insegnando ai bambini, ai ragazzi, a fare qualcosa quando ancora non lo sanno fare ("apprendistato cognitivo"): è importante che l'insegnante si metta nei panni di chi apprende e che espliciti le sue "competenze tacite".

    Conclude: "Attiveremo nei bambini la passione di sapere a seconda di quanto riusciremo noi a far brillare la passione nei nostri occhi e ad avere brividi intellettuali".

    14.50

    Osservare, discutere, elaborare a scuola

    È da queste tre parole, contenute nel titolo dell'intervento, che Maria Arcà, ricercatrice CNR, esperta di didattica delle scienze, prende le mosse. Sembrano termini scontati per un contesto scolastico, ma nel lavoro di ogni giorno, ne rispettiamo realmente il senso? Insegnare è lasciare un segno, ma che segno lascia la scuola? L'insegnamento può avere un aspetto positivo, di ampliamento di significato, ma anche uno negativo, come riduzione dello stesso.
    Bisogna evitare di fornire conoscenze isolate e staccate tra loro. Evitare di indurre comportamenti condizionati, spesso legati al tono di voce dell'insegnante.

    Questo conformismo didattico è rafforzato dall'ancora più forte conformismo editoriale che propone nei libri di testo sempre le stesse immagini e le stesse nomenclature, il tutto presentato come summa di verità indiscutibili.
    È necessario allora per la ricercatrice, sfuggire a questa trasmissione di sapere come elenco di nozioni e di verità assolute. Ma è possibile trovare percorsi coinvolgenti, evitando la noia saccente e l'imposizione di spiegazioni assolute?
    Bisogna cercare idee grandi dice Arcà,che connettano le diverse discipline e bisogna trovare modi di ragionare utili in diversi contesti.

    Due parole ci tornano utili in questo percorso: ecologia ed etica. Ecologia vuol dire avere cura dell'ambiente in cui si sta insieme e relazionarsi con questo ambiente in modo diverso, superare ad esempio, la figura dell'insegnante che punta lo sguardo solo al suo libro di testo come se fosse la sua Bibbia. L'etica invece, deve sottostare all'interpretazione dell'insegnamento, è necessaria un'etica della scuola così come è necessaria un'etica della relazione con i bambini.

    Quello che Arcà consiglierebbe ad un insegnante che muove i suoi primi passi, è di aver cura delle discussioni avute in classe, raccoglierle e trascriverle L'esperienza ci dice che molto spesso l'interazione con gli alunni si svolge come un terzo grado o come un discorso a due in cui difficilmente l'insegnante riesce a coinvolgere la totalità della classe.

    Un insegnante dovrebbe fare e pensare, accorgersi quando i bambini non capiscono e accorgersi delle loro evoluzioni, dovrebbe raccogliere ciò che avviene in classe, annotare le frasi più importanti dei bambini, elaborarle e riportarle in classe, rendendole mezzo fondamentale per l'insegnamento.

    Scarica le slide di presentazione

    15.15

    Riprendono le presentazioni delle restanti tre idee per la scuola primaria. Leggi i testi completi.

    Nicoletta Minellono di Savona con l'idea n. 1 "Quali indicazioni per la scuola primaria?"; Daniela De Stefanis di Torino con l'idea n. 8 "La scuola dei saperi generativi per navigare nella complessità"; Caterina Tripodi di Roma con l'idea n. 9 "Una scuola interculturale".

    15.40

    Gli ultimi 10 anni di scuola primaria. Lo sguardo di un padre

    Ad intervenire è Alessandro Margaglio che vive con la sua famiglia a Firenze. Ha visto la scuola cambiare nettamente nei 10 anni in cui i suoi figli hanno frequentato la scuola primaria.

    Al cambiamento dello scenario politico, sottolinea, è corrisposta la legislazione di un governo di centro-destra che oltre a mettere in discussione il ruolo della scuola pubblica, non ha attuato neanche i suoi proclami elettorali: internet, inglese, impresa.

    Mentre l'offerta formativa si assottiglia per i tagli agli organici e alle risorse economiche delle scuole, denuncia Margaglio, la tecnologia rende i ragazzi sempre più specialisti e comunque interattivi con una società più che globale. Per i bambini della scuola primaria la multicultura è una pratica quotidiana, quando non è esposta alle sovrastrutture degli adulti.

    Oggi è necessario investire per una scuola che rispetti le capacità, le abilità, gli interessi dei bambini del terzo millennio, una scuola che diventi educante anche per gli adulti, attraverso i bambini. Una scuola che sappia guardare a un futuro che è solo apparentemente lontano, visto l'accelerazione che hanno avuto il progresso tecnologico e l'interazione tra i popoli. Il rapporto col territorio diventa fondamentale per l'acquisizione dei diritti di cittadinanza e non esclude comunque i rapporti col mondo globale.

    16.00

    Domenico Pantaleo, Segretario generale della FLC CGIL, interviene in conclusione di questa intensa giornata di riflessione e di approfondimento.

    Pantaleo esordisce segnalando il metodo adottato nel costruire queste 10 idee.
    In questi anni si è proceduto con metodologia esattamente opposta: considerare le competenze esistenti come non utilizzabili. Per arrivare alla giornata di oggi e alle dieci idee noi abbiamo invece messo in campo le competenze, le esperienze, il sapere professionale dei maestri e delle maestre della FLC CGIL. Dobbiamo fare sempre di più per far circolare le buone pratiche.
    Si tratta di una vera e propria piattaforma costruita dal basso e questa impostazione è stata anche alla base del grande risultato degli stati generali della conoscenza.

    Abbiamo bisogno di costruire il senso e la missione della scuola. È evidente che la crisi dell'educazione e della formazione deriva non solo da processi interni, ma innanzitutto dalla devastazione di solidi valori di riferimento.
    I valori della Costituzione trovano un forte legame con quelli della scuola: se salta questo legame salta tutto.
    I temi dell'uguaglianza e della democrazia sono sminuiti e sotto attacco ed è chiaro che rischiano di non trovare più spazio neppure nella scuola.

    Ma anche gli interventi interni hanno ridotto gli spazi e le possibilità della scuola: dal voto numerico che accentua le disuguaglianze e la selezione, alla riduzione degli orari, alla riduzione dei finanziamenti.

    Anche l'aumento della disoccupazione (compreso il licenziamento dei lavoratori della scuola) non possono che avere un effetto negativo sulla scuola e sui bambini che sentono su di loro il peso delle situazioni familiari a fronte dei continui messaggi consumistici.

    Una delle questioni più importanti segnalate nel convegno è la rottura del rapporto famiglia scuola che è avvenuto a causa di alcuni messaggi devastanti:

    • la scuola fatiscente e gli insegnanti non preparati e in numero eccessivo
    • la cultura e la formazione contano poco, l'importante è il lavoro

    Vogliamo ridare un nuovo senso alla scuola primaria. Siamo partiti da questa scuola, insieme alla scuola dell'infanzia, perché tutte le indagini segnalano che sono quelle nelle quali si determina il futuro dei nostri figli.

    Nelle nostre 10 idee noi cerchiamo di tenere insieme tempi/orari e  metodologie: non proponiamo un ritorno al passato, ma il rilancio del tempo pieno e del modello a 30 ore non come somma di “segmenti” ma come modelli unitari e integrati.

    È necessaria una scuola interculturale che garantisca l'interazione tra soggetti diversi più che l'integrazione che è riduzione dell'altro al modello dominante.

    Ci vuole anche un intervento deciso sugli organici per renderli stabili e funzionali all'offerta formativa delle scuole che non si limiti a coprire il solo lavoro frontale: ai bambini è necessario anche altro. E questo è possibile anche attraverso la stabilizzazione delle migliaia di lavoratori precari che in questi anni si sono alternati nelle scuole.

    La scuola deve migliorare e noi non abbiamo nessuna paura della valutazione se serve a migliorare e non a creare gerarchie e graduatorie.

    Nel ragionare del rapporto tra scuola e territorio, Pantaleo rileva che dobbiamo stare attenti a non limitarci a considerarlo come un rapporto con spazi fisici recintati, ma come un'opportunità di confronto e di miglioramento. L'idea di federalismo deve essere finalizzata al miglioramento dell'offerta formativa per tutti i territori e non solo per alcuni lasciando indietro chi ha già difficoltà di partenza.

    Quello di oggi è stato un lavoro bello, che ha messo in campo tanti pensieri e tante proposte. Questo dimostra che  non siamo un paese destinato al declino, abbiamo ancora la forza di reagire. Mettere al primo posto il futuro e ricostruire, a partire dalla scuola primaria, per ridare senso e dignità al lavoro. Abbiamo la certezza che ci siano ancora forze e pensieri capaci di portarci verso un altro tipo di avvenire: e se ci sono partono proprio dalla scuola.

    È con questo augurio del nostro segretario generale che si conclude il seminario. Il prossimo appuntamento sarà dedicato alla scuola dell'infanzia e si terrà nel mese di giugno.