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Stato giuridico degli insegnanti: audizione dei Sindacati alla Camera

Nella giornata di ieri si è svolta una audizione informale delle Organizzazioni Sindacali presso la VII Commissione Permanente Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, nell’ambito del comitato ristretto per l’esame delle proposte di Legge 4091 e 4095 sullo stato giuridico degli insegnanti della scuola

12/03/2004
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Nella giornata di ieri si è svolta una audizione informale delle Organizzazioni Sindacali presso la VII Commissione Permanente Cultura, Scienza e Istruzione della Camera dei Deputati, nell’ambito del comitato ristretto per l’esame delle proposte di Legge 4091 e 4095 sullo stato giuridico degli insegnanti della scuola. Erano presenti, per conto del Presidente della VII Commissione, l’onorevole Santulli di Forza Italia, estensore di una delle due proposte di legge e, per le Organizzazioni Sindacali, Cgil, Cisl e Uil Scuola e CIDA-ANP.

Come Cgil Scuola abbiamo dichiarato la nostra totale contrarietà e non condivisione dei due Disegni di Legge, sia per gli obiettivi che si pongono e sia nel merito dei contenuti che esprimono.
In particolare perché entrambi i Disegni di Legge (sostanzialmente simili e con differenze di scarso rilievo):

  • annullano tutto il percorso innovativo e di riforma del rapporto di lavoro nel pubblico impiego e nella scuola degli ultimi 10 anni, a partire dai d.lgs n. 29 e 35 del 1993 per finire all’attuale testo unico del pubblico impiego d.lgs. n. 165/2001;

  • annullano gli obiettivi della L. 59/97 che ha introdotto l’autonomia scolastica, poi entrata nella nostra Costituzione con la modifica del Titolo V, art. 117;

  • mortificano e prevedono indebite ingerenze nella sfera dell’autonomia didattica e organizzativa delle scuole;

  • prevedono la definizione per legge e per atti amministrativi unilaterali del Governo, cui è affidato il regolamento di attuazione, di materie quali la “formazione, lo sviluppo di carriera, la retribuzione per merito, i diritti e doveri degli insegnanti, aspetti della funzione docente, ecc…”, tutte materie oggi delegificate e definite dal contratto di lavoro. Di fatto ci sarebbe la scomparse del contratto nazionale di lavoro e la riconduzione al legislatore, ma soprattutto ad atti unilaterali amministrativi, della regolamentazione del rapporto di lavoro. Si prevede l’introduzione di una carriera gerarchica, con caratteristiche, modalità di attuazione e criteri di accesso decisi unilateralmente per atto amministrativo e senza alcun coinvolgimento dei lavoratori interessati. Ovviamente, a proposito di “retribuzione per merito”, non si fa cenno ad alcun stanziamento e copertura finanziaria;

  • affidano ad un successivo regolamento, da emanare da parte del Governo, la regolamentazione di materie quali “l’autonomia e libertà d’insegnamento, il rapporto con la Dirigenza Scolastica ed il collegio docenti, l’introduzione di una articolazione gerarchica della funzione docente in docente tirocinante, docente ordinario e docente esperto, le modalità di verifica e valutazione delle prestazioni ai fini della carriera, ecc… e, l’istituzione dell’albo professionale nazionale e regionale”. Cioè l’anticamera della chiamata diretta da parte delle scuole e quindi di un nuovo sistema di reclutamento che abolisce il sistema nazionale e pubblico di reclutamento per concorso. Si tratta di un eccesso abnorme di delega al Governo su materie molto delicate e tutelate dalla stessa Costituzione, come la libertà d’insegnamento, l’autonomia professionale dei docenti e l’autonomia didattica e organizzativa delle scuole della Repubblica;

  • prevedono l’abolizione delle RSU di scuola e quindi di qualsiasi rappresentanza democratica eletta (NB: RSU elette da oltre l’80% dei lavoratori della scuola nelle ultime elezioni del dicembre scorso). Si cancella la contrattazione di scuola per ritornare ad una regolazione dell’organizzazione del lavoro, dei criteri di utilizzo delle risorse e di attribuzione dei compensi accessori per “circolare” o magari per atto unilaterale e discrezionale da parte del Dirigente Scolastico;

  • l’abolizione della contrattazione di scuola e delle RSU è un attacco non solo a tutto il sindacato e ai diritti dei lavoratori, ma alla stessa autonomia delle scuole, alla stessa Dirigenza Scolastica cui fa capo la titolarità delle relazioni sindacali e alla democrazia nelle scuole.

Ferma restando l’autonomia e la sovranità del Parlamento, abbiamo sottolineato che tutto questo accade per iniziativa di due forze politiche (Alleanza Nazionale e Forza Italia) che sostengono il governo, e nonostante gli impegni sottoscritti con le Confederazioni Cgil, Cisl e Uil nel febbraio 2002, a conclusione della vertenza sul pubblico impiego, per conto di tutto il Governo da parte del Vice Presidente del Consiglio dei Ministri On. Gianfranco Fini, a non assumere iniziative unilaterali su materie che, in base alla normativa di legge vigente, sono regolate dalla contrattazione tra le parti all’Aran e quindi dal diritto privato. Impegni ribaditi nelle ultime settimane anche dal Ministro Moratti, sempre per conto del Governo, negli incontri con le Organizzazioni Sindacali;
I due Disegni di Legge prevedono la reintroduzione della figura di “ispettori” con funzioni non chiare, se non di mero controllo e della Dirigenza Scolastica e dell’autonomia delle scuole.
Vengono previsti Organismi Tecnici Rappresentativi (OTR) a livello nazionale e regionale di cui non si capiscono né i rapporti tra loro, né con il MIUR o l’Amministrazione Regionale, e le cui funzioni sono tutto un “rebus”. Tra l’altro non sono chiare (e, per le parti chiare, nemmeno condivisibili) le modalità di designazione/elezione dei rappresentanti;
Si prevede la spaccatura del comparto tra personale docente ed Ata.

In definitiva si tratta di due Disegni di Legge totalmente inaccettabili, che intervengono su materie molto delicate e complesse, e che non possono essere affrontate senza un ampio coinvolgimento e consenso dei docenti della scuola. Per questo ne abbiamo chiesto il ritiro.
Inoltre, questi Disegni di Legge sono in aperto contrasto con gli impegni che il Governo ha sottoscritto con le Confederazioni nel febbraio 2002 quando ha affermato di condividere l’attuale impianto di relazioni sindacali, l’attuale esperienza contrattuale e si è impegnato ad intervenire nei confronti del Parlamento tutte le volte che iniziative dei parlamentari avessero messo in discussione l’autonomia e le competenze della contrattazione.
Da ultimo, abbiamo ricordato che la nostra opposizione netta ed intransigente a provvedimenti che hanno il chiaro obiettivo di mettere sotto controllo politico una categoria che non è stata piegata al tavole delle trattative, è tale che il sostegno al giudizio dei sindacati confederali della scuola su questi provvedimenti è fra i motivi dello sciopero generale del 26 marzo prossimo.

Roma, 17 marzo 2004