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Ordine del giorno sulla direttiva Bolkestein

Ordine del giorno del Direttivo della FLC Cgil del 17 febbraio

18/02/2005
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Il movimento sindacale, a livello europeo, è impegnato a bloccare la proposta di direttiva Bolkestein che, se approvata, aprirebbe pesanti varchi alla libera concorrenza e alle privatizzazioni in tutte le attività di servizio, comprese quelle d’interesse generale come la scuola e la sanità.

In pratica, la proposta di direttiva, in nome dello sviluppo dei servizi europei, intende definire un nuovo quadro giuridico che sopprime gli ostacoli alla libera circolazione dei prestatori di servizi tra gli Stati membri e alla libertà d’istituzione dei servizi, intaccando diritti fondamentali di cittadinanza e dei lavoratori.

Con il principio del paese d’origine, sottoponendo i prestatori di servizi alle sole disposizioni dello Stato d’origine del prestatore, si apre alla concorrenza abusiva nei settori non armonizzati a livello europeo, con conseguenze in termini di dumping economico e sociale. Di fatto, questa norma incoraggerebbe i fornitori di servizi a collocare le loro sedi nei paesi della UE a più bassi vincoli fiscali, sociali e di tutela dei consumatori. Il principio del paese d’origine potrebbe, inoltre, diventare la norma cui attenersi per quanto riguarda il rapporto di lavoro nel caso di distacchi temporanei, con inevitabili ripercussioni sulla legislazione del lavoro e sui diritti dei lavoratori.

Il progetto Bolkestein tratta i servizi d’interesse generale alla stregua di qualsiasi altro servizio. In assenza di una chiara definizione da parte della Commissione di una direttiva-quadro sui servizi generali, come richiesto da un ampio fronte sindacale e sociale, la definizione da parte dei singoli stati di quali debbano essere i servizi d’interesse generale può dare adito a comportamenti diversi, in rapporto anche alle pressioni del mercato e ai rapporti di forza esistenti nei singoli paesi dell’Unione Europea. Viene quindi a mancare il principio universale del diritto d’accesso a servizi fondamentali di cittadinanza.

Né può bastare la proposta dell’esplicita esclusione dell’istruzione. All’ambito educativo fanno infatti riferimento servizi che tecnicamente non fanno parte dell’educazione, ma che ad essi sono correlati e che incidono sulla sua qualità. Tali sono ad esempio i servizi relativi alle biblioteche, connessi alla ricerca, tutti i servizi di supporto alle istituzione scolastiche – pulizia, manutenzione amministrazione – che sono assai ambiti dal settore privato.

In Italia, l’apertura alla concorrenza nel campo dell’educazione e dei servizi ad essa connessi, in assenza di standard da parte dello Stato e di garanzie del diritto allo studio, mette a rischio il principio della qualità della formazione per tutti e apre il varco al binomio qualità/censo, soprattutto per quanto riguarda l’istruzione secondaria e superiore, e allo sviluppo del sistema privato e alla logica del mercato, in piena sintonia con la politica scolastica dell’attuale governo.

Anche sul fronte del lavoro, la proposta di direttiva, favorirebbe l’ampliamento del fenomeno di precarizzazione, già diffusamente presente in tutta Europa, soprattutto nel settore universitario e della ricerca. Con il principio del paese d’origine, sarebbe possibile utilizzare forza lavoro con alti livelli d’istruzione, ma disponibile a lavorare con meno garanzie.

Il movimento d’opposizione alla direttiva Bolkestein sviluppatosi in questi ultimi mesi ha permesso di rallentare il processo decisionale. Perplessità e contrarietà, sempre più ampie, si ravvedono anche all’interno del Parlamento Europeo e dei diversi Stati membri. La FLC CGIL, con la sua adesione alla campagna nazionale “STOP BOLKESTEIN! STOP GATS! UN’ALTRA EUROPA E’ NECESSARIA”, è attivamente impegnata nella riuscita dell’iniziativa e delle diverse forme di lotta e d’opposizione programmate.

Si tratta, quindi, di far sentire la nostra voce in modo più chiaro al fine di costringere al ritiro della direttiva, rivendicando la costruzione di un’Europa solidale, che sappia coniugare sviluppo economico e sociale. Dobbiamo rivendicare l’acquisizione degli obiettivi di Lisbona, incrementando qualità e quantità dei servizi e non privatizzandoli

Il direttivo della FLC riunito in data 17 febbraio 2005, nel chiedere con forza il ritiro della bozza di direttiva, invita le strutture e i propri iscritti ad impegnarsi attivamente alla:

  • manifestazione del 19 marzo 2005 a Bruxelles;

  • raccolta di firme-appello anche attraverso l’apertura di tavoli locali assieme alle altre categorie nazionali della CGIL che hanno sottoscritto l’appello;

  • sensibilizzazione dei propri iscritti.

Il direttivo della FLC CGIL, nel ribadire che l’educazione costituisce un diritto universale di cittadinanza da garantire a tutti e a tutte, rivendica:

  • l’esclusione dell’istruzione da ogni processo di mercificazione;

  • investimenti in educazione pari almeno al 6% del PIL di ogni paese, come richiesto dall’Internazionale dell’Educazione insieme con altri organismi internazionali;

  • politiche di investimento sul personale docente a livello di formazione iniziale, di successivo sviluppo professionale e di sicurezza del posto di lavoro, come richiesto dalla ETUCE con la campagna “L’Europa ha bisogno d’insegnanti”;

  • politiche attive che favoriscano il diritto allo studio, in quanto i costi sempre crescenti per l’istruzione, soprattutto a livello di scuola secondaria ed università, stanno allargando i fenomeni di esclusione soprattutto degli studenti provenienti dalle fasce sociali più deboli.

Roma, 18 febbraio 2004