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A scuola sei mesi dopo Ma un allievo su tre resta ancora a casa

Oggi prima campanella solo per 5,6 milioni di studenti su 8,3. La maggior parte del Sud aspetta il 24 Banchi, mascherine e fondi: tutti i ritardi. Conte: "Ci saranno disagi, anch’io emozionato come padre"

14/09/2020
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA — Le "piccole criticità", secondo il lessico a mantra della ministra Lucia Azzolina, stanno facendo sì che nel giorno dell’apertura ufficiale dell’Anno scolastico 2020-2021 — questa mattina — metà delle scuole del Paese non siano partite. Sette regioni avevano già detto: non possiamo avviare l’anno. Da Nord (Friuli) a quasi tutto il Sud (Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna). E ai posticipi ufficiali, ora si aggiungono: la città della Spezia e diversi centri del Ponente in Liguria, un terzo delle scuole del Lazio (tutta Viterbo), primarie e medie della Sicilia. Se ne riparla il 24, dopo il referendum nazionale. Sono 4,5 milioni gli studenti delle statali (su 7,5 milioni) che iniziano la scuola in classi comunque pollaio — il Ruiz di Roma ha scritto alla ministra: «Eravamo 19, grazie ai suoi uffici siamo in 28» — e cinquantamila di loro costretti al banco con la mascherina perché impossibilitati a rispettare la distanza. Il dato ufficiale del ministero dell’Istruzione è: partiranno 5,6 milioni di alunni comprese le paritarie. Ma è gonfiato.

Perché nell’anno del Covid, dopo cento giorni di lockdown, si arriva al 14 settembre 2020 con il fiatone e pochi problemi risolti. L’opposizione e pezzi della maggioranza, il Comitato tecnico scientifico, il commissario Arcuri sostengono: si doveva iniziare a lavorare sulla ripartenza tra marzo e aprile. Il professor Patrizio Bianchi, guida del comitato ministeriale nominato per offrire idee e affondato nel silenzio, ha aggiunto: «Ci hanno nominati il 17 aprile, ci hanno dato tempo fino al 30 luglio e delle proposte che abbiamo presentato non abbiamo saputo nulla».

"In classe in primavera"

Repubblica , il 20 marzo, con i nuovi positivi a quota 4.700, registrava come le lezioni in presenza sarebbero riprese solo a settembre, con il nuovo anno scolastico. La ministra, suggerita dal suo capo dipartimento- tutor, si incaponiva: si torna prima di Pasqua, dopo Pasqua, dopo il Primo maggio. Niente. Racconta Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico: «Nessuno a marzo, ad aprile, a maggio è venuto a bussare la porta da noi per velocizzare i tempi della scuola. Sulla scuola siamo arrivati tardi perché sollecitati tardi». La Cisl ieri ha scritto: «In aprile abbiamo presentato un documento che declinava dieci azioni per la ripartenza, lo ritroviamo soltanto oggi tra le pagine degli atti ministeriali». Le linee guida per la ripartenza, d’altro canto, sono arrivate il 26 giugno. E a catena, tardi, le ordinanze discendenti.

Banchi e mascherine

Anche Domenico Arcuri, in confidenza, dice che se con il bando "monobanco" si f osse partiti in tarda primavera — 2,4 milioni di pezzi da trovare — invece che il 21 luglio, oggi non dovremmo attendere fine ottobre per vedere le scuole rifornite. Secondo la Cgil i banchi fin qui consegnati sono duecentomila, il 5 per cento del totale. La stessa questione — partenza in ritardo e senza programmazione — riguarda le mascherine chirurgiche per docenti e discenti. Dice Arcuri, adesso: «Abbiamo distribuito 94 milioni di mascherine ». Ne aveva annunciati 118 milioni, in verità, ma fino all’ultima ora i presidi lamentano mancanze.

Supplenti in autunno

Con 250 mila cattedre di ruolo scoperte, stime accurate, il ministero ha provato a trasformare le Graduatorie d’istituto e a esaurimento nelle Graduatorie online per le supplenze. Con numeri ciclopici — 753.750 candidati per 1,9 milioni di domande — partire il 6 agosto è stato un azzardo. Ora si scoprono una valanga di errori e qualche falso (40 mila domande congelate solo dopo un giorno) e uffici scolastici provinciali che non riescono a chiudere il lavoro: a Torino, a Milano, a Brescia.

Finanziamenti al minimo

Il governo dice di aver investito sull’istruzione scolastica 7 miliardi: «Nessuno ha mai fatto così tanto». Non è vero. Il numero contempla finanziamenti europei fissi e la cifra al netto — 2,9 miliardi — è di poco superiore ai due miliardi arrivati con Fioramonti ministro (che per la pochezza di dimise) e inferiore a quella del governo Renzi nel 2015. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro: «I 70 milioni per l’affitto di locali extra sono arrivati tre giorni fa». Il premier Giuseppe Conte ora ammette: «Da padre emozionato vi dico che all’inizio ci saranno problemi».