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ALCUNI SI' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 26 AGOSTO

ALCUNI SI' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 26 AGOSTO di Raffaele Ruggiero Ritengo doveroso, alla vigilia della manifestazione del 26 agosto, prendere posizione perché -dopo - non ci siano frainte...

25/08/2003
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ALCUNI SI' ALLA MANIFESTAZIONE DEL 26 AGOSTO

di Raffaele Ruggiero

Ritengo doveroso, alla vigilia della manifestazione del 26 agosto, prendere posizione perché -dopo - non ci siano fraintendimenti. Ciò derogando a quel desiderio, tutto emotivo ma anche tutto motivato, di alcune settimane fa, a tenermi al di fuori della discussione, in considerazione della circostanza che non sono stato neanche convocato, non per via delle SISS, ma a causa dei pesantissimi effetti della finanziaria sugli organici.

Tant'è. Quando tutto questo sarà finito, perché a questo mondo grazie al cielo tutto passa, ognuno figurerà per ciò che ha detto e fatto, per l'equilibrio o per l'estremismo dimostrato, per le scelte operate.

A ciò occorre non sottrarsi.

Quindi diciamo che l'iniziativa va condivisa per alcuni aspetti sostanziali.

Innanzitutto va detto Si a una manifestazione che ponga ai primi posti il problema della stabilizzazione dei contratti di lavoro contro le aspirazioni della destra di governo a rendere aleatori i diritti di cui centinaia di migliaia di lavoratori hanno fruito nei decenni scorsi.

Un Si incondizionato e totale a una manifestazione in cui al vertice, accanto alle altre priorità, ci sia l'assoluta emergenza degli organici. Chi intendesse (ma non è certo questo il caso) limitare il problema alla tabella di valutazione, questione pur sostanziale, taglierebbe fuori dalla manifestazione tantissime persone, a mio avviso la maggioranza di coloro che negli ultimi dieci anni hanno lavorato a tempo determinato (tutti gli insegnanti delle scuole primarie, la massima parte degli insegnanti di sostegno, tutte le classi di concorso delle secondarie in cui alla terza fascia neanche si arriva, tutto il personale ATA).

Un SI a una manifestazione che chieda stabilità per graduatorie permanenti che diano modo a chi ha lavorato per anni e anni nella scuola pubblica di non essere scavalcato. I costi sociali di questo stato di cose sono enormi. Nessuno penserebbe mai a licenziare un cardiochirurgo che abbia anni di sala operatoria e di interventi a cuore aperto alle spalle e di sostituirlo con un neo-specializzato. Non vedo perché mai ciò dovrebbe accadere nella scuola, settore in cui la delicatezza del lavoro a contatto con bambini e adolescenti impone esperienza, continuità, competenza e dedizione.

Ma occorre anche, a mio fermo avviso, che chi avrà la responsabilità di sintetizzare motivazioni ed esiti della manifestazione conferisca il dovuto rilievo storico a quello che è stato uno degli atti fondamentali, secondo me addirittura l'origine, di questo stato di cose! Il sistema delle fasce, per quanto potesse sgradito ad alcuni di coloro che oggi manifestano, tutelava ampiamente i lavoratori della scuola pubblica degli anni Novanta. Lo smantellamento di quel sistema, con la Legge 333/2001 è stato il primo provvedimento del governo Berlusconi, il primo atto di una politica di distruzione dei diritti in tutti i settori del lavoro e dovunque sia possibile da parte di chi è potente e arrogante!

E non sono certo soltanto gli specializzati SISS ad aver gioito per quella legge sciagurata che è stata la madre di tutte le nefandezze e che ha creato le premesse per il caos nelle graduatorie permanenti e per un sistema in cui, in vista di un'immissione in ruolo sempre più improbabile, i docenti si sottopongono a tanti anni di sfruttamento in scuole private che, sulle loro spalle, incassano milioni di euro ogni anno.

Sia ben chiaro agli organizzatori della manifestazione che non è moralmente possibile invocare oggi un decreto che sani la situazione derivata dalla sentenza del TAR Lazio sui 18 punti se non si ammette che un provvedimento analogo, a ragione ma invano, è stata chiesto, per altre motivazioni, da migliaia di persone due anni fa. Il sistema delle fasce ha tutelato chi era nella seconda e nella prima e il suo venir meno è stato la pietra miliare del disastro cui stiamo assistendo. E mi pare specioso, anche se ne capisco bene le ragioni, che gli ultimi documenti del MIIP non intervengano su questa questione e che, anzi, nei mesi scorsi essa sia passata sempre piuttosto in sordina. Così non va bene.

Buona memoria, invece, hanno l'onorevole Brocca e la signora Sottosegretario (anche se hanno fatto finta di dimenticare finora!), i quali, se qualcosa di vero c'è nelle indiscrezioni di questi giorni, si sono posti vagamente il problema di ritornare a un sistema simile. Il che sarebbe surreale, dopo due anni di ingiustizie, e io ritengo improbabile, anche se auspicabile, una soluzione del genere (né, invero, sarebbe la prima volta che lor signori fanno una cosa di sera e, la mattina dopo, fanno l'esatto contrario). Ma lo stesso fatto che una notizia del genere sia trapelata, e non ancora smentita, implica che a viale Trastevere sanno bene come è cominciato tutto questo.

Ma non solo. Un No deciso va detto ai toni estremistici e a chi vuole fare graduatorie tra le diverse abilitazioni. Non esistono abilitati 'veri' e abilitati 'falsi'. Esiste, invece, un sistema che ha cacciato fuori dalla scuola migliaia di lavoratori e che non ha assicurato una ragionevole fase di transizione dal passato al presente e al futuro. Quel sistema è sbagliato. Lo sappiano gli specializzati SISS, ma lo sappia anche chi viene da altre procedure abilitanti.

E tutti imparino a moderare i termini una buona volta!

Un No fermo, sdegnato, ai pescatori di anime, tanto vicini alla destra e tanto cari alle forze politiche che vogliono ergersi, nella maggioranza, a paciere e a rappresentanti della società civile. La cosiddetta 'destra sociale', così come i relitti vetero-democristiani e le loro diramazioni nel mondo del lavoro, sono quanto di peggio possa esistere! Ritengo, guardate, meno pericolosa Forza Italia, ed è quanto dire. Almeno so che si tratta di una macchina pubblicitario-elettorale, dal 'pensiero debole' e dagli interessi forti, come genialmente argomentava Ilvo Diamanti pochi giorni fa. E produce, tutto sommato, meno danni di chi vuol far figurare che destra e sinistra sono uguali e che la 124, tanto per parlare dei guai nostri, è stata un aborto.

Un'ultima cosa la voglio dire ai responsabili delle associazioni degli specializzati SISS. Più di una volta sono stati messi in guardia da un atteggiamento sperticatamente filo-governativo. Sappiano quei colleghi che il famoso documento del 4 luglio è stato, dal punto di vista dell'immagine, un'autorete clamorosa e per vari motivi. Tanto per cominciare perché la nave della cosiddetta Casa delle Libertà è nel bel mezzo della tempesta e, in un tempo non lunghissimo, i marosi politici potrebbero affondarla. In secondo luogo perché legare, per puro opportunismo, il proprio destino a un premier come Silvio Berlusconi e al manipolo di avvocati e di imprenditori di cui si è circondato, significa farsi coinvolgere moralmente da tutto ciò che questo governo sta facendo. Oggi come oggi, in Italia, non si può stare nel mezzo, non è più tempo di tatticismi: o si sta con Berlusconi o contro! Così ha voluto lui stesso. Così deve essere. Così sia!

In terzo luogo perché da politici del genere non ci si può aspettare coerenza e misura. Oggi può andar bene a quei colleghi, ma domani staremo a vedere e di certo non potranno venire a chiedere la solidarietà degli altri lavoratori, non certo la solidarietà della comunità scolastica, degli alunni, delle famiglie, delle forze sane di questo Paese se non si fanno un autoscatto politico adesso.

Le associazioni SISS hanno l'obbligo morale di spiegare i termini di quel documento e se la definizione 'atti eroici' si allarga a tutto l'operato della politica scolastica di questo governo. Devono spiegare cosa pensano dei tagli agli organici, cosa dell'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, cosa dell'equiparazione del servizio nel pubblico e nel privato, cosa della riforma e via così. Sono nel gioco e devono giocare a tutto campo! Lo devono alla collettività e anche a sé stessi.

Per i motivi di cui sopra ritengo giusta la manifestazione del 26 e farò il possibile per esserci. Auspico, inoltre, che, a breve scadenza e con una maggiore partecipazione e un più largo supporto logistico delle forze sindacali, ci siano altre iniziative in cui, al problema degli scavalcamenti e dell'irrazionalità nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema di reclutamento, da addebitarsi al governo Berlusconi, si associ, una piattaforma quanto più ampia possibile e che guardi al problema del precariato nella sua interezza.