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Aprile-Blair taglia i fondi per l'arte. La Terza Via è interdetta alla cultura

Riformismi. Dopo scuola,sanità e pensioni, la scure di Blair si abbatte sull'immateriale Blair taglia i fondi per l'arte. La Terza Via è interdetta alla cultura Il governo britannico taglia i fi...

15/12/2004
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Riformismi. Dopo scuola,sanità e pensioni, la scure di Blair si abbatte sull'immateriale
Blair taglia i fondi per l'arte. La Terza Via è interdetta alla cultura
Il governo britannico taglia i finanziamenti, immediata la reazione del mondo della cultura britannico

Non solo scuola, sanità e previdenza. La scure di Blair si abbatte anche sulla musica e il teatro. Il mondo dell'arte britannico ha reagito con veemenza e indignazione all'annuncio del governo di tagliare 30 milioni di sterline dai fondi annuali del Consiglio delle Arti inglese. John Tusa, direttore del Barbican, ha descritto la decisione come uno vero e proprio schiaffo nei confronti di tutto l'ambiente, un ritorno a vecchi e cupi tempi, sottolineando come i rappresentanti del settore siano stati troppo morbidi nelle trattative con il Governo, mai così rigoroso nella scelta da quando, nel 1997, i laburisti hanno assunto la guida del paese. Il Dipartimento della Cultura dei Media e dello Sport ha annunciato inoltre che tra il 2005 e il 2008 il congelamento del flusso di denaro viene previsto intorno ai 413 milioni di sterline, tenendo conto delle previsioni di inflazione del Ministero dell'economia. Le reazioni non si sono fatte attendere.
Il compositore Michael Berkeley ha chiamato Tessa Jowell, sottosegretario alla cultura, per chiederle di riconsiderare la sua posizione, ricordandole come esempio emblematico la ragione per cui sir Simon Rattle, celebre direttore d'orchestra, abbia abbandonato la Gran Bretagna per trasferirsi a Berlino, non potendo più "affrontare tutti gli anni il sistema occupandosi di soldi invece che di musica", in quanto "questo paese crea grandi artisti ma questi tagli abusano dei loro talenti. Siamo sicuri di voler congelare l'anima creativa di una intera generazione?" Sulla stessa linea, Nicholas Hytner, direttore artistico del National Theatre, ha dichiarato di essere rimasto semplicemente "allibito" per la decisione istituzionale, mentre un altro direttore artistico, Michael Grandage, responsabile del Donmar Wharehouse di Londra, ha avvertito che la decisione rischia di vanificare i progressi compiuti in questi anni da progetti artistici ormai quasi terminati di realizzare.
La riduzione dei fondi è dovuta in parte ai tagli del Ministero dell'economia al Dipartimento della cultura, il cui budget crescerà solo del 3,5%, e in parte, secondo sir Christopher Frayding, presidente del Consiglio delle Arti inglese, al fatto che adesso è giunto il momento di provvedere al finanziamento diretto anche dei musei nazionalil da parte del Dipartimento, e non del Consiglio; lo stesso Frayding si è poi detto fortemente dispiaciuto per questa sorta di "muro contro muro" tra diverse espressioni artistiche, che non favorisce certamente la costruzione e la crescita generale della cultura nazionale.
Sembra dunque che nel fianco del governo Blair si sia trovato spazio per un'altra fastidiosa spina, destinata a infastidire anche per la discutibile dinamica che gli atti e i primi commenti a questa intricata vicenda hanno evidenziato, in virtù di sostituzioni e movimenti economici ancora tutti da chiarire.
D'altra parte, è oramai noto che i conti di molti stati europei e internazionali in genere non garantiscano da tempo quella trasparenza di bilancio cui ogni cittadino avrebbe diritto. E confrontandoci soltanto per un momento, bisogna ricordare che mentre il Dipartimento della cultura inglese prevede un budget del 3,5%, in Italia sarà anche per il prossimo anno malinconicamente fermo al 2%, senza troppi clamori o indignazioni.
[Emiliano Sbaraglia]