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Corriere-Berlusconi difende Tremonti e lancia la devolution

Il premier sulla riforma federalista: la faremo anche da soli, l'Ulivo approvò la sua legge con 5 voti di maggioranza, noi ne abbiamo cento Berlusconi difende Tremonti e lancia la devolut...

16/11/2002
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Corriere della sera

Il premier sulla riforma federalista: la faremo anche da soli, l'Ulivo approvò la sua legge con 5 voti di maggioranza, noi ne abbiamo cento

Berlusconi difende Tremonti e lancia la devolution

"Moratti resterà in trincea, il governo non è un grand hotel con gente che va e che viene"

DAL NOSTRO INVIATO
SKOPJE (Macedonia) - La lite a distanza tra il ministro Letizia Moratti e il collega Giulio Tremonti - certo non la prima che scuote il governo, probabilmente nemmeno l'ultima - guasta l'umore di Silvio Berlusconi, che pure non doveva essere dei peggiori visto che, come ha rivelato il premier stesso, dai sondaggi che ha in mano risulta che la maggioranza di centrodestra ha la forza e il consenso per lavorare "tutta la legislatura, e probabilmente di più".
ATTRITI NEL GOVERNO - Il fatto è che anche da Skopje, in Macedonia, dove partecipa in veste di ospite più importante al summit dei Paesi che aderiscono all'Iniziativa centro-europea, il premier è costretto a entrare nel merito delle liti tra i suoi ministri e a difendere a spada tratta il superministro dell'Economia (uomo dal "comportamento ineccepibile", che "più di quello che ha fatto non poteva fare") ed è obbligato, soprattutto, a mandare un avvertimento chiaro non solo alla titolare della Pubblica istruzione, ma - come spiega il suo portavoce Paolo Bonaiuti - a tutti i ministri che si dimostrano o si dimostrassero troppo inquieti.
"IN TRINCEA" - Infatti, alla domanda se non creda che Letizia Moratti, vista la dichiarata scarsità di risorse per la scuola, possa dimettersi, Berlusconi prima temporeggia: "Ma no, io non credo, non siamo mica...". Poi sbotta: "Siamo in un grand hotel, gente che va, gente che viene... Ma io credo che le persone serie rimangono in trincea, soprattutto quando sono nel pieno svolgimento del loro lavoro". E d'altronde "l'apprezzamento per la Moratti lo conoscete, sta facendo anche un buon lavoro e ha anche la soddisfazione di aver visto approvata dal Senato la sua riforma". Come a dire: non c'è nulla di cui lamentarsi. E poi "non è che non ci sono soldi: con fatica, ci sono. All'interno del ministero ci possono essere possibilità per un investimento in una direzione più marcata rispetto a un'altra".
Certo, torna a battere il Cavaliere, "purtroppo abbiamo ristrettezze di cui non si può non tenere conto", ma è assurdo fare il tiro al bersaglio contro il superministro: "Io lo difendo: lo vedo troppo spesso sotto attacco, sotto accusa da parte di troppi, anche componenti della nostra parte politica". E, è l'arringa accorata di Berlusconi a difesa di Tremonti, "noi lo sappiamo bene quale è il contesto della Finanziaria e come Giulio ha dovuto operare, nelle ristrettezze della situazione".
PROMESSE E IMPEGNI - Sì, perché, insiste Berlusconi, c'erano promesse elettorali da rispettare (il taglio delle aliquote), impegni europei da mantenere (il patto di stabilità), e se questo è stato possibile è anche perché Tremonti ha fatto la sua parte: "E' veramente ingiusto accusarlo di atteggiamento di chiusura quando il suo era rigore necessario".
E comunque, è il messaggio che manda il premier ai suoi alleati e ministri, Tremonti ha solo "presentato delle opzioni", ma poi è stato il governo "nella sua totalità" a fare "le scelte politiche". Ovvero ad aprirsi alle richieste delle parti sociali, del mondo del lavoro, cambiando in molti punti la Finanziaria. Ecco perché, si dice sicuro Berlusconi, "credo proprio che di più questo governo e questo ministro non potessero fare".
LA DEVOLUTION - Insomma, se il ministro dell'Economia voleva una difesa dal presidente del Consiglio, l'ha certamente avuta. E tanto per far capire quanto l'asse Bossi-Tremonti gli stia a cuore, Berlusconi non lesina nemmeno assicurazioni al Senatur sulla riforma federale bandiera della Lega, la devolution. "I cittadini la vogliono", fa sapere il premier, e la maggioranza la porterà avanti, anche da sola. D'altra parte, è l'affondo, "il centrosinistra ha approvato affrettatamente una riforma federalista con soli cinque voti di scarto. Noi ne abbiamo cento in più di loro, quindi non si può parlare di riforma a "colpi di maggioranza"".
Paola Di Caro