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Corriere-La scuola che aiuta

Genitori e tempo pieno LA SCUOLA CHE AIUTA di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI A venti giorni dalla chiusura delle preiscrizioni scolastiche ancora non c'è certezza sul destino del tempo...

08/01/2004
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Corriere della sera

Genitori e tempo pieno

LA SCUOLA CHE AIUTA

di ISABELLA BOSSI FEDRIGOTTI

A venti giorni dalla chiusura delle preiscrizioni scolastiche ancora non c'è certezza sul destino del tempo pieno. Il provveditore garantisce che nulla cambierà rispetto al passato, ma i sindacati dubitano e i genitori, almeno a giudicare dalla valanga di messaggi sull'argomento giunti in questi giorni al Corriere , ovviamente si preoccupano. Il problema riguarda Milano da vicinissimo perché il tempo pieno è utilizzato dalla stragrande maggioranza delle scuole, non solo elementari ma anche medie. E praticamente tutti gli istituti privati della città, che con maggiore facilità possono venire incontro alle richieste delle famiglie, lo offrono da anni. Volendo poi considerare il resto d'Europa, a parte la Germania, non c'è Paese nel quale bambini e ragazzi non stiano (oppure rientrino) in classe anche nel pomeriggio. Segno che, dovunque, la scuola tende ad adattarsi ai bisogni della società. E una società, come quella milanese, nella quale più della metà delle donne lavora (quasi sempre per necessità e non, come qualcuno ancora crede, per ansia di "realizzarsi") ha bisogno appunto del famoso tempo pieno. Ma a parte queste considerazioni che a qualcuno potrebbero sembrare "utilitaristiche", non c'è dubbio che la scuola sia, per bambini e ragazzi, il luogo deputato per eccellenza, la loro casa alternativa dove, oltre a studiare, a socializzare, a stringere amicizie, volenti o nolenti apprendono le regole del vivere comune.
Non a caso per gli studenti superiori, per i quali il tempo pieno è un'eccezione, periodicamente e con insistenza si torna a invocare l'apertura pomeridiana delle scuole, sia pure senza lezioni, luogo protetto dove possano studiare, incontrarsi ma, anche, soltanto, salvarsi dalla strada. Né è un caso che le strutture private e pubbliche destinate all'accoglienza pomeridiana di giovani già in qualche difficoltà (di cui si è discusso in un recente convegno a Palazzo Marino) ricalchino in un certo senso una formula di tipo scolastico, con la possibilità di fare compiti, di seguire l'insegnamento di qualche materia "alternativa" e di praticare uno sport.
"Spesso il tempo pieno si riduce a doposcuola se non a babysitteraggio gratuito per permettere alle madri di andare dal parrucchiere". Si è sentito dire anche questo da parte di chi appoggia il nuovo corso morattiano che vuole "restituire i figli alle famiglie" (risparmiando nel contempo). Ma, a parte il fatto che la messa in piega non ha nulla da spartire con l'educazione dei figli, nel caso che sul serio soltanto di doposcuola si trattasse, sarebbe, dopo tutto, un così gran male? Alla scuola, intesa anche solo come ambiente scolastico, sarebbero davvero preferibili in funzione di parcheggio per bimbi - l'oratorio (quando c'è), una gragnuola di corsi o l'immancabile, comoda televisione di casa? Perché - si sa - le mamme che fanno biscotti assieme ai bambini, le nonne che leggono favole, i padri che commentano con i figli film e telefilm non ci sono più o sono una fortunata eccezione; e non sarà l'abolizione del tempo pieno a farli miracolosamente tornare.
ibossi@corriere.it