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Corriere: La seconda vita di Facebook (con più privacy)

Social network Raggiunti 350 milioni di utenti. Il fondatore: cambieremo i profili

03/12/2009
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Corriere della sera

MILANO — Ragazzi, i tempi della scuola sono finiti da un pezzo, è arrivato il momento di cambiare le regole. Mark Zuc­kerberg, l’ex geniale universita­rio di Harvard che nel 2004 si inventò Facebook, ammette che il social network più famo­so del mondo ha qualche pro­blema con la tutela dei dati per­sonali. Lo fa con una lettera aperta che ieri i 350 milioni di iscritti hanno trovato sul sito: «Il modello attuale era perfetto quando Facebook veniva usato per lo più da studenti, ma sia­mo giunti alla conclusione che non sia più il modo migliore per consentire agli utenti di controllare la propria privacy. Stiamo lavorando ad un nuovo sistema che offra la possibilità a più di 100 milioni di persone una maggiore tutela delle loro informazioni».
Due le novità annunciate: l’eliminazione delle «reti geo­grafiche » e la semplificazione delle impostazioni per decidere chi può avere accesso ai propri contenuti. Le reti sono una sor­ta di principio ispiratore del so­cial network, che nacque come un luogo di aggregazione in cui gli studenti di una determinata università venivano messi in collegamento tra loro. Questo schema di appartenenza — geo­grafica, appunto — si è poi dif­fuso prima tra gli impiegati di una medesima azienda e poi in ambiti via via sempre più gran­di. Oggi il 50 per cento di chi na­viga su Facebook è aggregato ad una rete, alcune tanto estese da coprire intere nazioni come l’India o la Cina. Ecco il proble­ma: ciò comporta che una parte dei dati dell’utente — come la foto, il nome, l’età, magari la professione o la situazione sen­timentale — siano automatica­mente alla portata di decine di milioni di sconosciuti.
Un’opzione, insomma, or­mai sfuggita di mano. Tanto che nelle prossime due settima­ne Facebook chiederà ai suoi utenti di verificare — e se lo ri­tengono, cambiare — le impo­stazioni personali in modo da stabilire a chi offrire l’accesso ai propri dati, «agli amici, gli amici degli amici oppure a tutti gli utenti». Una modifica che dovrebbe essere assai più sem­plice e immediata di quella fino ad ora necessaria. «Vi consiglio di farlo — scrive lo stesso Zuc­kerberg —, e di valutare attenta­mente con chi volete condivide­re i vostri contenuti online».
«È un passo importante — spiega Guido Scorza, avvocato e docente di diritto informatico —, tra l’altro in linea con un opuscolo in cui, il mese scorso, il Garante della Privacy invita­va i cittadini a vigilare in prima persona sui propri dati persona­li in rete: le leggi italiane non sono infatti applicabili a social network che hanno sedi e ser­ver all’estero». Proprio per que­sto però, continua Scorza, Face­book dovrebbe fare in modo di risolvere due questioni cruciali per la privacy. La prima: «Serve la possibilità di poter creare una 'gerarchia' tra chi ha l’ac­cesso al nostro profilo. Una vol­ta che Tizio è mio amico, infat­ti, può vedere ogni cosa: o lo cancello o me ne vado io. Per­ché invece non posso decidere di mostrargli solo alcuni conte­nuti e non altri?». La seconda: «Bisogna trovare il modo di im­pedire che un amico prenda te­sti, foto o video e li pubblichi poi in contesti fuori dal mio controllo».
Fabio Cutri