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Corriere: Napoli e i maestri di strada In catene contro Bassolino «Ci vogliono far sparire»

Non ancora iniziate le lezioni ai ragazzi a rischio. La Regione ha stanziato 1,5 milioni di euro, ma i soldi non sono stati ancora assegnati. E gli insegnanti migliori se ne sono andati

18/01/2009
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Corriere della sera

Si ferma l'esperienza portata sugli schermi da Castellitto

DAL NOSTRO INVIATO

NAPOLI — E dopo il premio Unicef, il titolo di Cavaliere del lavoro, il presidente Bassolino che li indica come un esempio da seguire, lo sceneggiato televisivo con Sergio Castellitto e buoni indici d'ascolto, ai maestri di strada non restano che i lucchetti. «Certo che lo rifaccio. Mi incateno di nuovo davanti agli uffici della Regione, sperando che non piova come mercoledì scorso».
Tremenda e sfortunata è l'ira dei miti. Così Cesare Moreno, la tessera numero 1 dei maestri di strada, pochi giorni fa ha sfidato i suoi sessant'anni e un principio di reumatismi per fare una «pazziata» di protesta contro il mancato avvio del progetto Chance, quello che recupera i giovanissimi dai marciapiedi delle periferie e tenta di riportarli a scuola. Naturalmente pioveva a dirotto. «Io dico sempre che la frutta va raccolta quando è matura, altrimenti marcisce. Il nostro anno scolastico doveva cominciare a settembre, in contemporanea con le scuole "normali".
Siamo ancora fermi. Nel-l'attesa, abbiamo perso la metà dei ragazzi che eravamo riusciti a riportare in classe. Non parliamo del reclutamento. Quattro mesi di scuola sono pochi per recuperare adolescenti che la scuola stessa ha espulso».
A Napoli le difficoltà risultano alla lunga noiose. Peggio, generano sospetti di piagnisteo e richiedono continui rilanci per far parlare di sé. «Questo è l'anno peggiore», dice. È stato anche l'anno della santificazione, con 'O professore,
la fiction trasmessa in autunno da Canale 5 che celebrava le gesta della scuola dei maestri di strada fondata da Marco Rossi Doria con Moreno. Ma la vita vera è un'altra cosa. Ogni settembre comincia l'agonia.
Era appena finito il 2007-2008, anch'esso partito soltanto a marzo, che il progetto Chance sembrava destinato alla chiusura. I 26 insegnanti e i 22 educatori che ne fanno parte avevano già ricevuto un desolato rompete le righe. Il Comune di Napoli, che aveva sostenuto i maestri di strada grazie ai fondi della legge 285 sull'infanzia e l'adolescenza, sosteneva che adesso toccava alla Regione, che però non trovava i finanziamenti. A fine agosto venne varato il piano Marshall dell'istruzione in Campania, così lo definì il governatore Antonio Bassolino. Prevedeva anche lo stanziamento a Chance di un milione e mezzo di euro per tre anni, una tranche alla volta. Cifre mai viste per una struttura lodata da tutti ma che aveva sempre navigato a vista, ricevendo oboli che costringevano gli educatori a stipendi da 500 euro al mese, pagati con un ritardo medio di sei mesi. Un controsenso, nell'area metropolitana che ha il più alto tasso di dispersione scolastica d'Europa. «Quel finanziamento ci può salvare la vita» riconosce Moreno.
Soltanto che i soldi non arrivano. Non è neppure cattiva volontà, ma semplicemente la micidiale macchina burocratica napoletana, così bizantina da soffocare anche le poche cose buone decise dai politici locali. Dall'annuncio del finanziamento ad oggi è stato uno stillicidio. Prima il ritardo nella nomina degli insegnanti, poi l'equivoco sul loro numero, la Regione ne aveva contati 21 invece dei trenta previsti. E le deleghe che non c'erano, il cambio di una dirigente, la difficoltà di entrambi i soggetti nel produrre la documentazione necessaria a consentire l'erogazione del denaro, fino all'assenza degli atti formali di incarico che assegnano a singole scuole la gestione del progetto Chance. «C'è sempre un granello di sabbia che blocca l'ingranaggio. Una maledizione, a pensar bene. La verità è che siamo mal sopportati. Noi ci occupiamo dei ragazzi rifiutati, quelli che le istituzioni scolastiche non vogliono più. Siamo i portavoce della gravità della situazione napoletana, e non tutti gradiscono».
I cinque mesi di ritardo non sono passati invano. Le iniziative dei maestri di strada nei quartieri del centro storico, in zone difficili come Pianura, San Giovanni a Teduccio e Barra, sono ormai ferme. L'unica cosa che avanza è l'emorragia degli insegnanti. Impossibilitati a lavorare, i migliori collaboratori di Moreno sono tornati alle loro cattedre di ruolo. La maggior parte degli educatori invece non ha ancora ricevuto le mensilità del 2008.
Così rischiano di sparire i maestri di strada, in una città che ormai digerisce tutto e ha scoperto l'indifferenza come unico antidoto alla propria crisi. «In qualche modo partiremo, ma l'anno è compromesso ». Moreno è pronto a chiudere nuovamente i lucchetti, le catene come unico modo per superare lo stallo. «A Napoli nulla sembra più avere importanza, neppure la sorte dei ragazzi più svantaggiati. Sa qual è la cosa peggiore? Stiamo invecchiando. La generazione di insegnanti che ha creato Chance è ormai sulla sessantina. Ci stiamo estinguendo, perché la nostra precarietà spaventa le giovani leve. Se togli l'acqua, anche il pesce più tenace muore ».
Mal sopportati
Il fondatore: «C'è sempre un granello di sabbia che blocca l'ingranaggio. La verità è che siamo mal sopportati»
Marco Imarisio