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Corriere: «Pensioni, non allungare l'età per gli operai»

Epifani: quanti pasticci nella manovra. Si voleva far pagare i Suv e si è finito col punire la povera gente

10/12/2006
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Corriere della sera

ROMA — «In quale film si è vista un'assemblea in cui il sindacalista arriva, parla e viene applaudito? A forza di rimuovere la classe operaia dalla scena politica e sociale, si è rimosso anche il rapporto in assemblea», dice Guglielmo Epifani, segretario Cgil, dopo la contestazione alle Carrozzerie di Mirafiori di giovedì.

Cosa prova dopo quella contestazione, Epifani?

«Era chiaro che ci sarebbero state difficoltà.

È una fabbrica con una classe operaia prevalentemente adibita a lavori manuali e faticosi, l'età media è superiore ai 40 anni, fino a qualche mese fa c'era lo spettro del declino. Ho letto interpretazioni esagerate. Eppure il confronto è stato pubblico, diretto, trasparente, alla presenza della stampa. Confermo il mio giudizio positivo su un'esperienza senza precedenti. Ma io so cos'è una contestazione.

Non era questo il caso. Ci sono state critiche, osservazioni. Ma perché il sindacato ne tenesse conto».

Perché dice: «a forza di rimuovere la classe operaia»?

«Perché fino a vent'anni fa intorno alla sua condizione si svolgevano inchieste, dibattiti, nascevano servizi e politiche di sostegno. Oggi non si parla più di operai in carne ed ossa, si tende a nasconderne la stessa identità sociale.

Vorrei suggerire a tanti politici, a tanti commentatori di destra e di sinistra: venite a vedere se gli operai, se le tute blu davvero sono scomparsi, venite a vedere cosa succede in un'assemblea... Gli operai sono più numerosi oggi di ieri ma sono cambiati i luoghi della produzione».

Avverte Pierre Carniti: non si può andare in fabbrica ogni venticinque anni.

«In fabbrica, veramente, ci andiamo tutti i giorni in migliaia di assemblee, siamo gli unici a parlare di finanziaria direttamente ai lavoratori italiani. Forse si è confusa la contestualità della presenza dei tre segretari generali alla Fiat, in effetti la prima dopo 26 anni, con un'assenza. Personalmente sono uscito con la convinzione di dover rafforzare sempre di più il rapporto diretto, anche se oggi l'orientamento si può ottenere con la tv e con i messaggi. Gli operai chiedono di essere tutelati. Vogliono un sindacato, se si può usare questo slogan, che sia ancora più vicino ai loro problemi».

Quanto hanno pesato i contrasti Cgil-Fiom nell'assemblea? Molto, per Salvatore Buglio, ex Pci ora Rosa nel Pugno

«Con la Fiom la discussione è aperta. Ma in quell'assemblea la Fiom era minoranza. C'erano tutte le sigle, dall'Ugl ai Cobas. La questione sindacale interna non era il dato prevalente».

E l'animosità nei confronti del governo Prodi?

«Quando l'Ugl ha tentato di buttarla in politica, è stata zittita. Si è detto che non si fanno sconti a nessun governo. Ma c'era un senso di autonomia rispetto a questo esecutivo, non di indifferenza tra centrodestra e centrosinistra.

Dice Diego Novelli: c'è sfasatura tra costruzione mediatica e realtà, chi dà voce oggi agli operai di Mirafiori?

«Ci pensa il sindacato, attraverso i delegati e le assemblee come quella di giovedì. Vorrei che molti ascoltassero le due operaie cinquantenni praticamente inidonee al loro lavoro che ci raccontavano: "i capi ci umiliano quasi tutti i giorni". Un'altra operaia che diceva: "ho 33 anni e non ce la faccio più a stare qui". Quando le condizioni generali sono così dure e diverse da altre realtà, quando si unisce alla gravosità dell'impegno anche la variazione dei turni e dei riposi con le immaginabili conseguenze sulla vita familiare e sulla salute, e si parla di pensioni non si può immaginare di dare a tutti la stessa risposta. Lo dico appena uscito dall'assemblea di Mirafiori: non si può chiedere a questi lavoratori impegnati nelle catene di montaggio, soprattutto alle donne, di allungare la loro età pensionabile in simili condizioni».

È un messaggio al governo sulle pensioni, cioè che l'attuale livello di età per gli operai e per le donne non si tocca?

«Quando si tratterà di discutere di previdenza col governo è evidente che questa volta, molto più che nel passato, non si potrà usare, rispetto all'età, lo stesso criterio per condizioni di lavoro troppo diseguali tra loro. Sarà un passaggio difficile, ma bisognerà indicare le occupazioni alle quali non puoi chiedere di più» Cioè: agli operai sulle pensioni non si può chiedere di più?

«Non tutti i lavori sono uguali nei confronti dell'età per il pensionamento. In quanto alle donne, bisogna ricordarsi sempre che hanno retribuzioni più basse, pensioni più basse e spesso doppio lavoro. Intendo casa e fabbrica».

In quanto al Tfr?

«Ho incontrato tante preoccupazioni infondate, come ho detto spesso. Mi chiedo quanto abbia pesato su questa atmosfera l'interesse delle aziende di tenere per loro il Tfr, quanto lo slogan dello "scippo" usato dai sindacati della destra. E quanto sia essenziale un rapporto sempre più diretto e stretto con i lavoratori. Quando arrivano risposte chiare, ovviamente capiscono e i timori si dissolvono».

Ha detto il ministro Paolo Ferrero: fossi stato io al posto di Epifani, avrebbero fischiato me, non siamo riusciti a spiegare che nella Finanziaria c'è un segno di giustizia sociale.

«Il disagio nell'assemblea c'era, indubbiamente. In quel momento c'eravamo noi e le obiezioni sono arrivate a noi. Le osservazioni hanno riguardato anche i costi della politica. La richiesta di ridurli e la lotta ai privilegi è stato un altro elemento che ha attraversato l'assemblea. In quanto alla Finanziaria, alla comunicazione...Questa è la Finanziaria del governo e della maggioranza. Nel suo impianto di fondo opera una scelta redistributiva verso i redditi più bassi e prova a rilanciare gli investimenti e il nostro giudizio non cambia. Ma nelle ultime settimane ci sono stati pasticci, errori che hanno creato scontento».

Un esempio, Epifani?

«Penso al bollo auto, nato per far pagare qualche euro in più ai Suv e che ha finito per colpire le auto della povera gente. O ai troppi giri di valzer sulle successioni, un continuo cambiamento dai tempi della campagna elettorale a oggi. E resto dell'opinione che l'area sociale in maggiore sofferenza rimanga quella dei pensionati più poveri».

È un messaggio al governo Prodi?

«Certo, se aumenteranno bolli e tassazioni locali il vantaggio fiscale per le fasce più basse si dissolverà e questo determinerà indubbiamente un problema col governo».

Non teme uno spostamento di voti della classe operaia?

«Il problema è del governo, non nostro. Abbiamo spiegato che nelle scorse elezioni la maggioranza della classe operaia, dei lavoratori pubblici e della scuola hanno votato per il centrosinistra e che sarebbe stato sbagliato non tenerne conto. Ed è per questa ragione che ritengo uno sbaglio non aver indicato un cuore, un principio ordinatore nella Finanziaria. Puntando soprattutto su formazione e ricerca, si sarebbe dato un segno per il futuro generale del Paese che avrebbe risposto a egoismi e individualismi».