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da Didaweb-PRESENTAZIONE DEL PROGETTO PILOTA del SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE

dalla lista politicascolastica del didaweb Mando il testo della relazione che ho tenuto al Ministero ai responsabili di tutte le Direzioni reg...

09/02/2002
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Didaweb

dalla lista politicascolastica del didaweb

Mando il testo della relazione che ho tenuto al Ministero ai responsabili di
tutte le Direzioni regionali e ai responsabili dell'INVALSI e dell'INDIRE.
Magari a qualcuno interessa.

PRESENTAZIONE DEL PROGETTO PILOTA del SERVIZIO NAZIONALE DI VALUTAZIONE
Roma, 7 febbraio 2002

Giovanni Cominelli

L'art. 3 della Delega approvata dal Consiglio dei Ministri il 1 febbraio
2002, al paragrafo b) afferma:

...ai fini del progressivo miglioramento della qualità del sistema di
istruzione e di formazione, l'Istituto Nazionale per la Valutazione del
Sistema di Istruzione effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle
conoscenze e abilità degli allievi e sulla qualità complessiva dell'offerta
formativa delle istituzioni scolastiche e formative; in funzione dei
predetti compiti vengono rideterminate le funzioni e la struttura del
predetto istituto".

Il nostro problema, ora, è quello di costruire il Servizio di valutazione.
Non so spetti proprio a me rievocare, in questa sede, le ragioni portanti di
un'operazione, che affonda le radici in un dibattito più che decennale e in
un confronto altrettanto lungo con esperienze di altri Paesi europei. Il mio
compito, qui, è semplicemente illustrare la ragioni e lo svolgimento
auspicabile del Progetto pilota. Perciò richiamerò solo qualche punto
essenziale della preistoria politico culturale che ha portato alla decisione
di avviare la costruzione del Servizio nazionale di valutazione.
1. In Europa l'avvio dell'attività di servizi di valutazione data almeno
dagli anni '80. L'esigenza di costruire tali servizi è stata generata da una
domanda sempre più esigente e crescente da parte dei cittadini di qualità
dei servizi. Domanda di qualità collegata a una crisi della cultura dell'
industrialismo di massa e del consumo standardizzato di massa, per un verso,
e per l'altro alla crisi fiscale e alla crescita del debito pubblico, per la
quale si richiede sempre di più la verifica rigorosa della destinazione ed
efficacia della spesa pubblica. Inglesi, francesi, spagnoli, svedesi,
olandesi, finlandesi ecc. hanno fatto nuove leggi generali o riforme
profonde dei sistemi educativi e hanno sempre di più considerato la
valutazione uno snodo essenziale dei processi di innovazione e di riforma.
2. In Italia la domanda della qualità ha generato un movimento per la
qualità, che è sfociato, per quanto riguarda le scuole, in un movimento dal
basso di autovalutazione e, per quanto riguarda il sistema, nella
trasformazione del vecchio Cede nell'Invalsi: Istituto nazionale per la
valutazione del sistema di istruzione. Tuttavia non si sono fatti passi in
avanti, nonostante i confronti sempre più numerosi, organizzati in varie
sedi, con esperienze internazionali. Personalmente ricordo l'ultimo, in sede
Confindustria, credo nel 1999, cui parteciparono il Ministro Berlinguer, l'
on. Valentina Aprea, attuale sottosegretario, il Prof. Benedetto Vertecchi,
all'epoca e fino a poco fa presidente dell'Invalsi, e il responsabile dell'
OFSTED inglese, già nominato dalla signora Thatcher e riconfermato da T.
Blair, più altri. Lì emersero con chiarezza i motivi del continuo rinvio.
Berlinguer sostenne che non esistevano le condizioni per fare qualcosa del
genere in Italia, a causa della resistenza o della diffidenza degli
insegnanti, dei sindacati, delle associazioni professionali. Vertecchi
appoggiò la posizione di Berlinguer con motivazioni teoriche: il modello
inglese soffriva di una sorta di giacobinismo livellatore al ribasso, perché
pretendeva di imporre standard nazionali medi, e riduttivo, perché riduceva
il ventaglio delle finalità formative al solo obbiettivo del superamento
degli standard. Il meccanismo di valutazione rischiava di retroagire
negativamente sull'attività didattica, costringendola nei binari angusti che
portano verso il test finale. Rischio, d'altronde, che il dibattito
americano più recente segnala come reale.
3. L'attuale governo ha ripreso interamente quel dibattito internazionale e
nazionale dal punto cui era arrivato e gli ha impresso un'accelerazione: ha
preso la decisione di creare il Servizio nazionale di valutazione. Intanto
ulteriori ragioni si sono aggiunte a quelle già urgenti che spingevano in
questa direzione:
Ø l'introduzione nell'ordinamento scolastico dell'autonomia. Benché la sua
presa in carico effettiva da parte dei dirigenti e degli insegnanti richieda
tempo, l'autonomia, una volta a regime, comporta una grande libertà di
organizzazione dei mezzi necessari per raggiungere gli obbiettivi generali
del sistema. Tuttavia c'è il rischio che si generi una sorta di anarchia dei
mezzi, che trascini con sé, oltre una certa soglia, anche l'anarchia degli
obbiettivi e dei fini. Il richiamo ai rischi non è solo un alibi, da
smontare, di chi ancora oggi fa resistenza, è anche una possibilità reale,
se non vengano definiti in sede nazionale degli standard e dei meccanismi di
controllo esterno alle autonomie;
Ø la modifica del titolo V della Costituzione italiana, proposta a
maggioranza dal Parlamento della precedente legislatura e confermata nel
referendum del 7 ottobre 2001, comporta un'attribuzione alle Regioni della
potestà legislativa concorrente sull'intera materia dell'istruzione,
risolvendo i problemi storici del centralismo burocratico-amministrativo, ma
generandone altri, relativi all'eguaglianza delle opportunità di partenza,
che la Repubblica deve fornire ai propri cittadini, che escano dall'età dell
'obbligo scolastico (oggi diritto/dovere) e si avviino verso l'istruzione
superiore o verso il lavoro;
Ø l'esistenza e la valorizzazione di un settore pubblico non statale di
istruzione, prevista dalla legge di parità, approvata nella legislatura
precedente: in quanto non statale dispone di tutte le libertà organizzative,
pedagogiche e didattiche, ma, in quanto pubblico, deve rispettare il vincolo
stabilito per tutte le autonomie scolastiche della Repubblica: quello della
generazione di pari opportunità formative e di cittadinanza;
Ø i monitoraggi internazionali, ultimo quello pubblicato dall'Ocse, il PISA
(Programme for International Student Assessment, una rilevazione triennale
sui ragazzi di quindici anni relativa alla competenza in lettura, matematica
e scienze), la cui conoscenza è decisamente consigliabile a tutti gli
operatori scolastici e a tutte le autorità politiche e amministrative del
sistema di istruzione. Dal quale appunto risulta che la posizione del nostro
Paese, sesta o settima potenza industriale del pianeta, si trova, nel campo
dell'istruzione, complessivamente al 25° posto su 30 paesi monitorati. Per
quanto questi monitoraggi vadano presi con le molle e si debba fare la tara
sulle distorsioni inevitabili in operazioni del genere, è certo che i
risultati fanno giustizia di una certa retorica corrente
autogiustificatoria. Anche se per assurdo i risultati fossero del tutto
improbabili, segnalerebbero in ogni caso che la percezione che l'OCSE ha del
nostro Paese è esattamente quella. E non sarebbe, non è in ogni caso senza
conseguenze.
Quale che sia il giudizio che ciascuno di noi come cittadino, come operatore
o come amministratore può esprimere sulle riforme già avviate o su quelle
progettate, resta un vincolo decisivo, in cui tutti potremmo riconoscerci:
quello di garantire a ciascun cittadino italiano - bambino, adolescente,
giovane - una piattaforma educativa/formativa essenziale e eguale per tutti,
quale dotazione fondamentale di cittadinanza, che la Repubblica deve mettere
nello zaino di ciascun diciottenne, che si appresti a muovere incontro al
mondo reale, e della quale farà, nella propria libertà, l'uso che preferisce
e che svilupperà secondo il proprio progetto di vita.
4. Il Ministro Letizia Moratti ha costituito con DM. n. 436/MR dell'11
luglio 2001 un gruppo di lavoro, presieduto dal prof. Giacomo Elias e
composto da Augenti, Bertagna, Bordignon, Chiosso, Cominelli, Flesca,
Gentili, Gori, Murano, Ribolzi, Stefanini, Versari, Ugolini, con il compito
di mettere a punto una proposta di Servizio nazionale di valutazione, sia
dal punto di vista dell'assetto giuridico istituzionale sia dal punto di
vista organizzativo, con particolare attenzione al tema della eventuale
rifunzionalizzazione e riorganizzazione degli Enti che finora si sono mossi
in questo settore a vario titolo e con vari risultati: INVALSI e INDIRE.
Per mettere a punto questa proposta il Gruppo di lavoro ha, finora, compiuto
tra azioni:
a) un confronto interno al Gruppo di lavoro a tutto campo, tra le varie
culture e ipotesi circa la valutazione, di cui sono portatori i singoli
membri del gruppo;
b) un confronto con esperienze internazionali, mediante l'organizzazione di
un Seminario con esperti francesi, inglesi e svedesi.
Le ipotesi provvisorie, cui finora il Gruppo è pervenuto, sono le seguenti:
il Servizio di valutazione deve far capo ad un organismo indipendente dal
Ministero, deve misurare, scuola per scuola, il grado di raggiungimento
degli obbiettivi fissati dal Ministero, deve individuare sistematicamente e
tempestivamente le criticità, così da offrire alla autorità competenti ai
diversi livelli di responsabilità indicazioni per correzioni eventuali e per
necessarie allocazioni di risorse, deve utilizzare parametri coerenti con
quelli utilizzati dai Servizi di valutazione comunitari e internazionali;
c) l'ideazione di un Progetto pilota, teso a sperimentare un'ipotesi di
funzionamento del servizio di valutazione.
5. Scopo del Progetto pilota, pertanto, non è quello di passare
immediatamente alla valutazione delle scuole, ma quello di testare la
"macchina", che poi dovrà passare alla valutazione effettiva. E perciò deve
anche testare la capacità del sistema dell'istruzione (scuole, Ministero e
sue articolazioni centrali, Direzioni regionali, INVALSI, che è stato dotato
di un nuovo Consiglio di amministrazione, presieduto dal dott. Trainito e di
un Comitato tecnico-scientifico, e INDIRE) di gestire le procedure di
valutazione con periodicità annuale e fornire i dati con tempestività, al
fine di consentire interventi immediati ed efficaci. A questo fine il
Ministro ha stabilito che gli obbiettivi nazionali, di cui misurare il
raggiungimento, siano solo due:
a) l'apprendimento della lingua italiana e della matematica;
b) il grado di attuazione del Piano di Offerta Formativa, che le scuole
hanno elaborato.
Il Progetto coinvolge una platea potenziale di 2.500 scuole, che abbiano già
avuto esperienze in materia di autovalutazione o di certificazione di
qualità, che abbiano partecipato ai vari monitoraggi che il Ministero o sue
articolazioni abbiano promosso o che semplicemente abbiano desiderio di
partecipare a questa sperimentazione. I livelli sono quelli della V
elementare, della III media, della II del biennio. La platea è casuale,
proprio perché l'esperimento non si propone di ricavare effettive
valutazioni circa i rendimenti e il sistema, ma, più modestamente, di
saggiare il meccanismo operativo, tenendo conto della numerosità dei
soggetti coinvolti.
6. A questo stadio, è stato coinvolto l'INVALSI, che ha operato in questi
anni, sotto la presidenza del prof. Benedetto Vertecchi, producendo analisi,
monitoraggi, progetti di monitoraggio pluriennali, partecipando a progetti
internazionali, elaborando indicatori e test, come risulta dall'Annuario
2001 dell'Istituto stesso. Senza la collaborazione dell'INVALSI sarebbe
stato impossibile procedere. Dobbiamo ringraziare il dott. Trainito,
presidente, il dott. Cinà, direttore amministrativo, la prof. Caputo, i
proff. Melchiori e Corsi, dello staff dell'Invalsi, che sono qui presenti e
che certamente prenderanno la parola per aiutare tutti noi a farci un'idea
più chiara della posta in gioco organizzativa e delle azioni immediate da
intraprendere.
7. Voglio aggiungere solo un altro breve punto, concernente le modalità di
comunicazione del Progetto. Si tratta di una questione strategica. Come
tutti sappiamo bene, la cultura della valutazione è ancora minoritaria, le
resistenze sono molto forti, la confusione tra fini e procedure della
Valutazione e quelle dell'Autovalutazione è piuttosto diffusa. Peraltro noi
interveniamo su un terreno già largamente arato, qualche volta anche troppo.
La mole di sperimentazioni, monitoraggi, questionari, sondaggi che hanno
coinvolto disordinatamente in questi anni un numero consistente di scuole ha
lasciato una scia di diffidenza e un giudizio di inefficacia sulle
operazioni di monitoraggio e, tanto più di valutazione. Ma il punto è che
molti associano la valutazione a un tentativo di ridurre la scuola ad
azienda. E poiché è evidente che le analogie tra i fini e i mezzi di un'
azienda e quelli di una scuola sono assai labili o generiche, ne segue un
rifiuto radicale. Acuito dalla presenza di culture pedagogiche che, partendo
dalla singolarità e dall'ineffabilità della relazione pedagogico-didattica,
tendono a concluderne che tale relazione è inverificabile. Il che è vero, ma
sfugge a questa cultura che l'interazione delle interazioni singolari
produce, alla fine, un sistema, ampiamente visibile e verificabile. Non è
ovviamente questo il luogo per un approfondimento. Voglio solo osservare che
queste resistenze non si vincono, in ogni caso, con un approccio
burocratico-giacobino, ma parlando incessantemente con le scuole, che sono
le protagoniste, nella loro autonomia, di ogni processo di innovazione. Di
qui l'importanza della pubblicità e della trasparenza dell'intero itinerario
sperimentale del Progetto pilota che proponiamo e del coinvolgimento degli
attori nel bilancio dei risultati dell'esperimento. Dobbiamo valutare
insieme non solo le modalità tecniche di somministrazione e di raccolta
dati, ma anche quelle di coinvolgimento delle singole scuole sia nel
rapporto diretto scuole-Invalsi, sia in quello mediato attraverso le
Direzioni regionali. E' da verificare con voi l'ipotesi che, oltre ad
attivare un sito ben strutturato presso l'INVALSI, con la collaborazione
eventuale dell'INDIRE, si promuovano riunioni regionali con le scuole
coinvolte e che si arrivi, prima della somministrazione dei test, a una
teleconferenza nazionale, basata su postazioni regionali. E che, una volta
somministrati i test e raccolti i risultati, nelle modalità che gli esperti
dell'INVALSI illustreranno, si coinvolgano le scuole partecipanti in un
bilancio critico. L'itinerario delle riforme e dell'innovazione è pieno di
rischi e, qualche volta, di errori. Spesso gli errori sono il motore dell'
innovazione successiva, se compiuti in quantità modica, si intende. Non
dobbiamo temere di correre rischi e di compiere errori. La paura di
rischiare e di sbagliare finisce per inchiodarci sulla frontiera della
conservazione dello stato di cose presente. E quello della conservazione è
forse, oggi, al cospetto di imponenti trasformazioni cui i sistemi educativi
a livello mondiale sono obbligati, l'ottavo peccato capitale.

Giovanni Cominelli