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Da didaweb - Una scuola blu

Una scuola BLU (con APpendice) Riflettendo a lungo sulla proposta Moratti/Bertagna e leggendo molti commenti, ho maturato un'idea di scuola che, se attuata, sarebbe proprio di mio gradimento : la s...

05/01/2002
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Didaweb

Una scuola BLU
(con APpendice)
Riflettendo a lungo sulla proposta Moratti/Bertagna e leggendo molti commenti, ho maturato un'idea di scuola che, se attuata, sarebbe proprio di mio gradimento : la scuola BLU.
BLU sta per Bella, Lunga, Unitaria.
Prima di tutto BELLA
La banalità del termine non induca pensieri di bassa qualità : per bella intendo divertente; è ancora possibile divertirsi, a scuola? Per i bambini di pochi anni (scuola dell'infanzia) probabilmente sì, ma per gli altri? Per quei ragazzi e giovani per i quali andare a scuola è una scocciatura, una rottura, una iattura? Per bella intendo giocosa, nel senso che ogni attività può diventare un gioco, anche la matematica, anche l'italiano, anche la chimica... Il gioco è un'attività talmente immersiva, che implica una partecipazione totale (e un apprendimento sicuro). Per bella intendo interessante, almeno quanto lo è la TV, Internet, il gruppo di amici. E' utopia tutto questo? Una massiccia dose di dovere e di fatica è indispensabile e imprescindibile dallo studio? Secondo il pensiero di Moratti/Bertagna sicuramente ed è forse così anche per il pensiero comune, ma basterebbe ricordare L'attimo fuggente, oppure Il diario di un maestro, o anche Konrak (trasposizione cinematografica pur'essa di vere vicende scolastiche). Dunque l'utopia è possibile e sono convinto che migliaia di docenti la stiano tentando, pur nel silenzio mediatico.
E poi LUNGA.
Una stranezza che balza subito agli occhi della proposta Moratti/Bertagna è l'accorciamento dell'orario scolastico privilegiato a 25 ore settimanali per tutti; essenzializzare i saperi (cosa giusta) si traduce così in una riduzione d'orario (cosa sbagliata). La durata del tempo-scuola è invece un valore in sé, non tanto per ovviare ad una famiglia sempre più indaffarata e per togliere dalla strada i giovani, quanto per offrire a tutti un'opportunità formativa degna di questo nome. Infatti : la scuola materna dura 40 ore; la scuola elementare va da 30 a 40; la scuola media da 27 a 35/40; la scuola superiore la si voleva portare a 30-32.
La scuola da 25 ore è una scuola istruttiva (non formativa), bancale (nel senso di banco), statica e rigida (mentre i ragazzi e i giovani sono dinamici e irrequieti), tradizionale, trasmissiva e nozionistica (mentre i saperi attuali sono reticolari, trasversali e coappresi).
La scuola lunga è una scuola contestualizzata, una scuola di relazioni, una scuola di vita.
Infine UNITARIA.
Questa è la contrapposizione culturalmente più forte alla proposta Moratti/Bertagna, che eleva a valore la differenziazione (dei percorsi, dei piani di studio, delle discipline e dei docenti). Strano per dei sedicenti (e secredenti) pedagogisti, non tenere conto che la formazione di un individuo è ancora un fatto unitario, che la personalità è un insieme di conoscenze, sentimenti, abilità (la mente, la mano, il cuore), che non esistono discipline forti e saperi deboli, che il curricolo non è spezzettabile in un tot al pubblico, un tot al privato e un tot a metà. Questa visione olistica non può essere considerata di parte, perché le persone sono così, anche Moratti e Bertagna (seppure appaia strano).
Faccio un esempio personale. Insegno da oltre trent'anni e da una ventina in particolare Educazione all'immagine nella scuola elementare; i miei laboratori scolastici non sono isole di creatività e di manualità, in un mare di insegnamento frontale; sono spazi in cui non si lavora solo per un prodotto finale, prestando molta attenzione al processo (come pedagogicamente raccomandato), ma si tiene ben presente la classe, si hanno davanti ragazzi veri, ciascuno diverso e con le sue problematiche, cui non si può passare sopra. Se invece diventassi un insegnante di laboratorio, come previsto dalla proposta Moratti/Bertagna, avrei il mio bello spazio attrezzato, cui accederebbero alunni selezionati (dal team dei docenti, dai genitori, da loro stessi) e a cui dovrei tutto sommato insegnare delle tecniche, per fornirli di qualche competenza in più, da assommare a quelle essenziali. Niente responsabilità di classe, niente problematiche, niente unitarietà della persona; solo uno spezzone (magari anche desideroso e piacevole) di un tutto, che spetterà ad altri assemblare (la famiglia, l'insegnante prevalente, ...). Se poi mi licenziassi dalla scuola e istituissi un laboratorio privato, chessò io, di cartoni animati, la situazione sarebbe ancora più spezzettata (e separata), ma garantirei e certificherei al corsista mandatomi dalla famiglia (e dalla scuola) una sicura professionalità, con la quale poter colmare una lacuna e proseguire tranquillo il suo piano di studi.

Più l'APendice
A come APERTA.
Può una scuola BLU non essere aperta? Nel senso di non selettiva, nel senso di offrire opportunità a tutti e nello stesso modo (gratuitamente). Il contrario della scuola Moratti/Bertagna, dove richiamandosi a Don Milani (che spudorati!) si vorrebbe fare parti diverse fra diversi. Chi sarebbero nella scuola Moratti/Bertagna i selezionati fin dalla seconda elementare? Non certo coloro che provengono da famiglie in cui si parla un italiano perfetto, in cui circolano libri e computer, in cui si frequentano cinema e teatri. Più probabilmente gli extracomunitari, i disagiati di ogni tipo, i marginali.
Certo mamma Moratti non li lascerà per strada, ha previsto per loro un percorso sì differenziato, ma comunque utile, al termine del quale riceveranno un bel diploma e chissà, magari qualcuno potrà pure essere recuperato al Liceo...
P come PLURALISTA.
Può essere pluralista una scuola in cui hai un solo insegnante per 21 ore su 25? Che idee avrà costui? Può essere pluralista una scuola in cui la religione cattolica è materia disciplinare essenziale? E le altre fedi? Può essere pluralista una scuola dove il voto di condotta assurge ad un'importanza capitale (per essere promossi)? La partecipazione a manifestazioni, l'occupazione della scuola, l'autogestione, a che voto di condotta porterebbero?
Ogni tipo di gerarchizzazione (fra alunni, fra docenti, fra discipline, fra percorsi di studio) porta al pensiero unico (quello che impera in quel momento) e uccide la critica; solo il pluralismo delle idee garantisce la formazione di una persona capace di pensare con la sua testa.

La scuola BLU potrebbe diventare lo slogan con cui contrapporsi alla cultura propinata da Moratti/Bertagna, la bandiera per cui vale la pena battersi (docenti, genitori e alunni).

Vittorio Delmoro