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da: Scuola Oggi-DE PROFUNDIS PER IL TEMPO PIENO

www.retescuole.net da: Scuola Oggi, giornale delle scuole, del 14.5.2003 (www.scuolaoggi.org) L'OPINIONE "DE PROFUNDIS PER IL TEMPO PIENO ?" Scuolaoggi ha pubblicato in ante...

15/05/2003
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www.retescuole.net

da: Scuola Oggi, giornale delle scuole, del 14.5.2003
(www.scuolaoggi.org)

L'OPINIONE

"DE PROFUNDIS PER IL TEMPO PIENO ?"

Scuolaoggi ha pubblicato in anteprima il testo dello schema di Decreto legislativo (bozza) che andrà in discussione prossimamente al Consiglio dei Ministri. Per la "scuola primaria", nuova denominazione dell'attuale scuola elementare, i numeri parlano chiaro (e la matematica, com'è noto, non è un'opinione'). L'orario annuale delle lezioni nella scuola primaria sarà di 891 ore, comprese le ore di religione. Questo è lo "zoccolo duro", l'orario di base, obbligatorio per tutti gli alunni e vincolante (art. 7, comma 1). Praticamente 27 ore di lezione settimanali, scandite su 33 settimane per anno scolastico (vale a dire l'attuale orario delle classi a "modulo", senza le tre ore settimanali di lingua straniera). Il Piano dell'Offerta Formativa del singolo istituto potrà poi prevedere un "ampliamento" di altre 99 ore, fino ad un massimo di 990 ore annue. Queste 99 ore sono però facoltative e opzionali per gli alunni. Le famiglie pertanto potranno scegliere se avvalersene o meno e le scuole, per garantirle, potranno anche "organizzarsi in rete" fra di loro (comma 2).
990 ore corrispondono, per capirci, alle attuali 30 ore di lezione/settimanali delle classi a modulo (incluse le attuali tre ore di lingua straniera) o del Tempo Pieno (in questo caso senza le attuali 10 ore settimanali del tempo mensa, che la Legge n.148/1990 considerava "parte integrante" dell'orario di attività didattica, per arrivare alle 40 ore settimanali, vincolanti per le classi a tempo pieno).

Allo scopo di garantire le attività didattiche previste nei due commi citati è costituito l'organico di istituto (il numero dei docenti assegnati alla scuola). Per lo svolgimento delle 99 ore aggiuntive e facoltative (che possono riguardare quindi non tutti gli alunni, ma solo una parte di essi), le singole scuole, nella loro autonomia, possono ricorrere - nei limiti delle risorse iscritte nei loro bilanci (sic) - a contratti di prestazione d'opera con esperti esterni, per attività che richiedano specifiche professionalità (comma 4). Ad esempio, si suppone, per l'insegnamento di una seconda lingua straniera o per attività didattiche o laboratoriali che richiedano particolari competenze (attività sportive, strumento musicale, attività creativo-espressive, animazione, ecc.).

Se a questi dati, obiettivi e inoppugnabili, si aggiungono le indicazioni (o prescrizioni?) organizzative relative alla figura del docente tutor e ai docenti di laboratorio se ne può dedurre che cambia radicalmente, strutturalmente, il modello di organizzazione didattica sin qui seguito nella scuola elementare, sia nella versione dei "moduli" che del Tempo Pieno, modello sostanzialmente fondato sul "gruppo docente" e sulla ripartizione degli ambiti disciplinari e delle educazioni fra tutti i docenti "contitolari delle classi".

Ma veniamo al Tempo Pieno. Se le ore garantite a tutti gli alunni sono 891 (+ le 99 facoltative e opzionali) ne deriva che il Tempo Pieno così come ha funzionato negli ultimi 20-25 anni, nelle sue diverse forme, dalla legge n. 820/1971 ad oggi (passando per la legge n. 517/1978 fino alla legge n. 148/1990), esce di scena, scompare definitivamente dall'orizzonte. Se le ore settimanali di "attività e insegnamenti" sono al massimo 30 (comprese, appunto, quelle facoltative e opzionali) e non più le attuali 40, ne deriva che il tempo mensa non solo non è più considerato "parte integrante" dell'orario settimanale di attività didattica (legge 148/90) ma ne viene di fatto espulso, "messo fuori" dall'orario scolastico. E infatti nell'art.7 dello schema del Decreto non se ne fa cenno alcuno (stranamente nel successivo art.10, che riguarda le attività didattiche della scuola secondaria di primo grado, attuale scuola media, si dice chiaro e tondo, esplicitamente, che l'orario delle attività educative e didattiche "non comprende il tempo eventualmente dedicato alla mensa"').

Si pongono allora alcuni pressanti interrogativi (non a caso già messi in rilievo nel documento inviato al Ministro dall'ANCI, l'Associazione dei Comuni, che ha espresso a questo proposito forti preoccupazioni'). Vale a dire:
1) se non ci sarà più la mensa (in orario scolastico) gli alunni dovranno andare a casa a consumare il pasto per poi, eventualmente, rientrare a scuola?
2) se sarà ancora possibile la refezione a scuola (anche se di fatto "fuori" dall''orario scolastico settimanale) chi terrà gli alunni nel "tempo mensa"? I docenti ? (in quali ore? in ore eccedenti l'orario di lezione e quindi "straordinarie" e facoltative?) I collaboratori scolastici, nell'ambito di funzioni di mera "vigilanza"? Il Comune? (tramite appalti a cooperative esterne come per l'attuale servizio di prescuola e giochi serali?) Il privato? ("esternalizzando" il servizio, per usare un termine in voga, con accordi tra scuole e agenzie esterne, a pagamento, a carico dell'utenza?).
3) come insomma verrà considerato e gestito il "tempo mensa"? Verrà lasciato al "fai da te" delle singole scuole e/o alla "mano libera" del mercato (i genitori e le scuole che vogliono il servizio se lo organizzino con convenzioni con l'extrascuola), ambedue versioni improprie e distorte dell' "autonomia delle istituzioni scolastiche" in una scuola che resta comunque scuola pubblica statale ?

Sarebbe interessante, come già ha chiesto con forza l'ANCI, avere qualche risposta in merito da parte del Ministro Moratti o dai politici e/o tecnici del MIUR (la Sottosegretaria on. Valentina Aprea, ad es. o il prof. Bertagna').
Nella realtà di Milano e provincia le classi a Tempo Pieno sono la stragrande maggioranza (oltre l'85% della popolazione scolastica) e l'utenza, gli alunni e i genitori, sono abituati da anni a fruire di questo servizio scolastico consolidato nel tempo e sono quindi particolarmente sensibili ed interessati. Le risposte a queste domande rivestono perciò una certa importanza' E sarebbe bene avere risposte precise, definitive, nel merito della questione, e non generiche rassicurazioni e ambigui giri di parole, considerato che si tratta di un problema non solo educativo ma anche sociale di grande impatto e rilevanza.

dedalus

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