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Erasmus, il governo può rimborsare i viaggi per le elezioni

La ministra Cancellieri dice che non c’è tempo per cambiare la legge ma basterebbero 4milioni per far rientrare gli studenti a votare

20/01/2013
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l'Unità

di Mario Castagna

Il ministro Cancellieri ha dichiarato ieri che il voto per gli studenti Erasmus temporaneamente all'estero è tecnicamente impossibile. Erano state molte le voci che chiedevano al governo una soluzione. Il Pd ha presentato un'interrogazione parlamentare urgente, Giorgia Meloni, a nome di Fratelli d'Italia, ha fatto addirittura appello al presidente Napolitano. Ieri anche il ministro Profumo ha chiesto al Viminale una soluzione: una dialettica interna al governo che dimostra quanto importante sia la questione. Non si tratta solo di 25.000 ragazzi a cui è impedito di votare per corrispondenza. Come molti hanno sottolineato si tratta di un bruttissimo segnale alla Generazione Erasmus. Gli si chiede di andare a studiare all' estero e di essere aperti alle nuove sfide ma non si permette loro di riportare questa esperienza in Italia attraverso il voto. Le motivazioni tecniche che la Cancellieri ha espresso sono tutte giustificate. Il voto nelle ambasciate e nei consolati è difficile da organizzare in sole cinque settimane. Il voto per corrispondenza è analogamente difficile perché la macchina, lunga e complessa, è già partita ed è ormai impossibile fermarla. Il programma Erasmus nasce nel 1987. Il voto per gli italiani all'estero è invece possibile solo dal 2001. È incredibile che la legge non preveda nulla per chi si trova temporaneamente all'estero e rientrerà in Italia dopo soli pochi mesi. La prossima volta è meglio prendere la questione per tempo. Ma oggi siamo costretti invece ad affrontare un'emergenza. Serve una soluzione. L'unica soluzione possibile a questo punto è quella di prevedere anche per gli studenti Erasmus il rimborso delle spese di viaggio che lo stato garantisce ad alcune categorie di italiani residenti all'estero. Infatti in 47 stati dove l'Italia non ha siglato accordi per l'organizzazione del voto per corrispondenza, gli italiani che vivono in quei paesi devono tornare in patria per poter inserire la scheda nell'urna. In questi casi, l’elettore ha diritto al rimborso del 75% delle spese di viaggio sostenute per il rientro in Italia. Non si capisce perché lo Stato italiano garantisca a chi oggi abita alle isole Fiji, a Cuba, in Libia o in Indonesia il pagamento di costosi viaggi e nulla offra a chi tra pochi mesi tornerà a vivere in Italia. La somma necessaria è già a disposizione perché esiste una apposita voce di bilancio a ciò destinata. La platea interessata è già definita perché le università sanno chi ha vinto le borse di studio per un soggiorno all'estero. La spesa prevista sarebbe minima, meno di quattro milioni di euro, e si possono individuare precisi tetti di spesa ed adeguati meccanismi di rendicontazione. L'attuale governo ha sempre preteso di parlare a nome di questa generazione: le garantisca almeno il diritto di voto.