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Espresso-Laureati molto virtuali

UNIVERSITÀ / LA WEB FRONTIERA Laureati molto virtuali Il decreto Stanca-Moratti consente di aprire atenei on line non controllati da quelli tradizionali. Tra business e polemiche di...

16/07/2003
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L'Espresso

UNIVERSITÀ / LA WEB FRONTIERA

Laureati molto virtuali

Il decreto Stanca-Moratti consente di aprire atenei on line non controllati da quelli tradizionali. Tra business e polemiche

di Olga Piscitelli e Matteo Scanni

Un appartamento, una segretaria e un collegamento Internet. Dall'altro lato del Web, 'l'utente finale' alle prese con 'l'architettura di sistema'. La sua fatica di Sisifo sarà quella di scegliere 'l'adattività', cioè la possibilità 'di personalizzare la sequenzializzazione dei percorsi didattici sulla base delle performance e delle interazioni dei contenuti on line'. Poi dovrà superare, test dopo test, i moduli di auto apprendimento.

Accade tutto sulla Terra, nell'anno 2003. E se alla fine del percorso l'utente finale non sarà diventato un replicante, avrà conseguito una laurea dello stesso valore di quelle rilasciate dagli atenei italiani. Un decreto, firmato dai ministri Moratti e Stanca, inventa l'università fai-da-te.
L'offerta dei titoli accademici è ampia: laurea di primo e secondo grado, dottorato e master. Unico requisito, la velocità: la ricerca corre a fil di Web, da un server all'altro, fino allo schermo dello studente-finale.

C'è chi grida allo scandalo e chi già si sta organizzando in proprio. L'esercito dei rettori, pronto a dare battaglia, dovrà scontrarsi contro il plotone dei paladini della scuola per tutti, e-learning e privata, che si muove sotto il vessillo della libera impresa. Il decreto, operativo dal 16 maggio scorso, istituisce le università telematiche, reinventa la formazione accademica a distanza tentando di mettere ordine a un periodo di deregulation in cui ogni ateneo ha fatto da sé. Chiunque può ottenere il gagliardetto: anche una semplice scuola di ripetizione.

La qualifica viene conferita su domanda. Un comitato di esperti, composto da sette saggi, tre designati dal ministro dell'Istruzione, tre da quello per l'Innovazione e le tecnologie più un presidente scelto 'previa intesa tra i ministri', valuta i requisiti tecnico-professionali. Due le parole chiave: accreditamento e tutor. Semplice il percorso. "Basta stringere un accordo con l'università. Si crea una società, si cerca una sede fisica, si stende un accordo", spiega Alessandro Musumeci, direttore generale del Servizio per l'automazione informatica e l'innovazione tecnologica del ministero dell'Istruzione: "Gli elementi da valutare rientrano in tre ambiti: il progetto metodologico, che deve prevedere un piano formativo innovativo, la carta dei servizi con l'offerta per gli studenti e i criteri di valutazione, l'aspetto tecnologico".

Ancora più lineare il percorso per gli 'utenti finali'. Spiega sempre Musumeci: "Si studia da casa. I progressi sono verificati con un questionario, superato il quale si accede al modulo successivo. Il tutto a tempo. Fino alla tesi, l'unica cosa che si discute davanti a docenti di una vera università. In Inghilterra il 28 per cento degli studenti si laurea a distanza".

Grida allo scandalo Raffaele Simone, tra i presidi dell'Università Roma Tre, esperto di e-learning e autore del best seller 'L'università dei tre tradimenti'. "Già il linguaggio del decreto mette sconforto per le continue metafore tecnologico-aziendali", dice: "È ridicolo parlare di architetture di sistema e di sequenzializzazione. La sostanza è che il decreto dà l'ennesima spallata al sistema università, a favore della privatizzazione. Qualunque entità pubblica o privata potrà creare un'università telematica, reclutare professori, rilasciare titoli accademici al di fuori da ogni verifica da parte del sistema accademico vero e proprio". Poi aggiunge: "In realtà il ministero spaccia come innovazione una cosa che all'estero va male: la Open University inglese è di serie B".

Più moderati i toni di Piero Tosi, rettore dell'Università di Siena dal 1994 e presidente della Crui, la Conferenza dei rettori universitari italiani: "So che gli atenei telematici esistono in tutta Europa, ma qui si corre il rischio di una privatizzazione selvaggia. La Crui non ha preclusioni sul tipo di iniziativa, contesta il modello. Per questo ha chiesto ai ministri Moratti e Stanca di ridiscutere il progetto e guardare al modello francese, che pone la scelta dei partner telematici sotto diretto controllo delle università".

Studiato - a detta dei tecnici - guardando alle più avanzate esperienze europee, e redatto da una commissione formata dal viceministro Guido Possa, dal direttore generale del ministero dell'Istruzione Antonello Masia, oltre che dallo stesso Musumeci, il decreto semplifica il reclutamento dei docenti. Chi esulta è Francesco Polidori, fondatore del Cepu, che si dice disposto a investire l'intero fatturato (100 milioni) nel progetto. "Siamo pronti e strategici. Il nostro asset organizzativo è unico in Italia: 120 sedi, 5 mila tutor con una grossa esperienza alle spalle e un migliaio di impiegati in amministrazione. Sulla carta, siamo già la più grande università italiana". Rincara la dose Antonio Giovannoni, presidente Cepu: "La teleuniversità e la quotazione in Borsa che avrà come advisor Ubaldo Livolsi sono i nostri principali obiettivi. Aspiriamo ad essere riconosciuti come ateneo, e il decreto non esclude che i nostri tutor possano diventare docenti".

Le perplessità maggiori vengono però dalle facoltà con molte ore di laboratorio nel piano di studi. Luigi Frati, preside della Facoltà di Medicina alla Sapienza, attacca: "La pratica non si può fare a distanza. I nostri studenti vanno in tutti gli ospedali del Lazio a completare la formazione. Il nostro motto è: sapere e saper fare. Ma le innovazioni non ci spaventano".

Qualcuno morde già il freno. E sull'onda del decreto Moratti-Stanca, a Roma, ha aperto i battenti l'Università telematica Guglielmo Marconi. L'iter di accreditamento è in corso al ministero, ma sulla rete già si fregia del nome di 'università'. Master, lauree e specializzazioni sono titoli che per ora hanno solo valore nominale, poco più di una medaglia da appuntare sul curriculum, ma presto potrebbero ottenere un riconoscimento a norma di legge. Alle spalle della Marconi ci sono i capitali del Consorzio Tertium, formato da Wind, dall'Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe) e da un pulviscolo di piccole società attive nel campo dei servizi e delle tecnologie.

Spiega la presidente del comitato ordinatore Alessandra Briganti, numero uno di For.Com e professore alla Sapienza: "Università Marconi è formata da un gruppo di docenti che insegnano in molte università italiane. A ottobre attiveremo i corsi di laurea in Giurisprudenza, Economia, Lingue e Tecniche di base. Manca solo l'accreditamento, ma con i requisiti che abbiamo non possono rifiutarcelo, altrimenti faremo ricorso". La professoressa Briganti giura che non si tratta di puro business: "Cerchiamo investitori, questo sì, abbiamo i costi da coprire: l'investimento finora è stato di 3 miliardi e mezzo di vecchie lire. Per l'esame finale, che lo studente deve sostenere faccia a faccia, sono a disposizione le cento sedi italiane dell'Anfe". Le tasse universitarie si aggirano sui 1.500 euro, contro i 900-1.100 degli atenei tradizionali.

Non è l'unico caso. Un'altra cordata di universitari e ricercatori ha fondato la Siel, società italiana di e-learning, un'associazione senza fini di lucro già in pista per il riconoscimento del ruolo e della qualificazione professionale di chi si appresta a operare in questo settore. Presidente pro tempore è Alberto Colorni, direttore del Metid, Metodi e tecnologie innovative per la didattica, del Politecnico di Milano.

"Ma chi controllerà tutti questi professori?". Pier Cesare Rivoltella, esperto di e-learning e docente di Metodi e tecniche della interazioni all'Università Cattolica, è preoccupato. "L'autoapprendimento assistito", sostiene, "va dosato e regolamentato. In teoria i criteri per l'accreditamento dovrebbero garantire una certa serietà".

Ribatte Guido Coggi, preside di Medicina e chirurgia alla Statale di Milano: "Se un professore può essere sostituito da un computer, se lo merita. Ma l'e-learning è una grande opportunità, almeno per la parte di studio strettamente teorica. Insegnare online però non è certo da tutti. Chi snobba l'innovazione forse, sotto sotto, ha paura di perdere autorevolezza e ruolo carismatico".

Tentazione e-learning

Ecco a quali strutture scolastiche italiane su Internet è possibile rivolgersi

Nel 2001 il mercato italiano dell'e-learning rappresentava il 2 per cento del totale della spesa formativa e valeva 53,6 milioni di euro. Il tasso medio annuo di crescita previsto nel periodo 2001-2004 è del 91 per cento, mentre nel 2004 il mercato lieviterà a 715 milioni di euro, pari al 21 per cento del totale della spesa italiana in formazione. Ecco i nomi più noti del settore nel nostro Paese.

Consorzio Nettuno www.uninettuno.it

È il più importante nel campo della formazione a distanza: dieci anni di attività, per un circuito di 38 università italiane (50 per cento del totale).

Ha 15 mila iscritti (3 mila in più rispetto all'anno scorso),

24 corsi di laurea, 5 mila professori e 3 mila tutor. Fa 20 mila ore di video-lezione

e altrettante di esercitazione per un totale di 450 moduli didattici. Dispone di 37

poli tecnologici e due canali satellitari (Rai Nettunosat

1 e 2).

For.com

www.forcom.it

È un'università multimediale istituita nel 1990 su iniziativa dell'Università di Roma La Sapienza e del Bournemouth Polytechnic inglese. Oggi è la realtà più importante in Italia nel campo dell'e-learning. Offre corsi on line in collaborazione con i principali atenei.

Università

di Trento www.didatticaonline.unitn.it

Molto attiva con la sua piattaforma sul Nord-est. Propone 153 corsi on line.

Politecnico

di Milano

www.polimi.it

Ha attivato, in collaborazione con Somedia, il primo corso italiano di Ingegneria informatica completamente on line. A luglio verranno consegnate le prime lauree, perfettamente equivalenti a quelle tradizionali: stesse materie di studio, crediti formativi, carichi di lavoro, esami e docenti.

Università Cattolica di Milano

https://cepad.unicatt.it/

Il Cepad, Centro d'ateneo per l'educazione permanente a distanza, applica un modello di formazione particolare che mischia didattica web-based, gestita attraverso una piattaforma on line, con la teledidattica, erogata live attraverso il satellite, su una rete di campus sparsi sul territorio nazionale, dipendenti direttamente dall'università.