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Fondo ad hoc da 600 milioni per giovani ricercatori

Incentivi anti-fuga: una parte del contributo sarà vincolata all’assunzione di almeno un ricercatore “non-tenure-track”

23/06/2021
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Il Sole 24 Ore

Eu.B.

L’ultima in ordine di tempo a parlare di fuga dei cervelli è stata la Corte dei conti a fine maggio. Quando, nel referto sul sistema universitario, ha quantificato al 41,8% la crescita, rispetto al 2013, dei nostri laureati che preferiscono l’estero all’Italia. Un fenomeno che riguarda anche i profili più alti (i dottori di ricerca, come abbiamo visto nell’altro articolo in pagina, o i ricercatori) e che era stato intercettato qualche settimana prima anche dall’European research center (Erc). Da un report sui primi 10mila Grant assegnati dall’Erc emergeva infatti che per ogni ricercatore italiano intenzionato a restare in patria ce n’era almeno un altro che aveva scelto di partire.

Proprio a questi ultimi (e, nello specifico, a quelle migliaia di studiosi che non sono inseriti in un percorso di tenure track e dunque non possono accedere a una cattedra universitaria) guarda il fondo ad hoc da 600 milioni previsto dal Pnrr. Risorse che saranno usate - si legge nel Recovery - a sostenere le attività di ricerca di un massimo di 2.100 giovani ricercatori – sul modello dei bandi European Research Council (Erc) e Marie Skłodowska-Curie Individual Fellowships (Msca-If) e Seal of Excellence, «al fine di consentire loro di maturare una prima esperienza di responsabilità di ricerca». Una parte del contributo sarà vincolata all’assunzione di almeno un ricercatore “non-tenure-track”; un’altra quota, invece, sarà vincolato a brevi periodi di mobilità in Italia o all’estero per attività di ricerca o didattica.

Sempre nell’ottica di accrescere l’attrattività del nostro sistema nazionale in questa sede ci pare degno di nota uno stanziamento ancora più cospicuo alla voce ricerca. Si tratta degli 1,8 miliardi destinati a rafforzare le misure di sostegno alla ricerca scientifica indicate nel Programma nazionale per la ricerca (Pnr) 2021–2027 nei sei settori individuati a suo tempo dall’ex ministro Gaetano Manfredi per farle coincidere con i sei cluster del Programma quadro europeo di ricerca e innovazione 2021-2027: salute; cultura umanistica, creatività, trasformazioni sociali, una società dell’inclusione; sicurezza per i sistemi sociali; digitale, industria, aerospaziale; clima, energia, mobilità sostenibile; prodotti alimentari, bioeconomia, risorse naturali, agricoltura, ambiente.

Allo stesso bacino si attingerà anche per il finanziamento dei Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin), di durata triennale che, per loro natura, sono destinati a far incontrare università ed enti pubblici. Iniziative che verranno selezionate dal Mur sulla base della qualità del profilo scientifico dei responsabili, nonché dell’originalità, dell’adeguatezza metodologica, dell’impatto e della fattibilità del progetto di ricerca. Nella speranza che questo tipo di attività indirizzi i ricercatori verso ambiti di frontiera. Invogliandoli così a restare sulla penisola anziché partire per altri lidi.