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Fuoriregistro-Costituzione sovietica e 25 aprile-di Leonardo F.Barbatano

Come ogni anno, sto pervenendo con i miei ragazzi di Quinta alla nascita della Repubblica democratica, attraversando con loro le terribili esperienze delle guerre mondiali, dei totalitarismi, della ...

24/04/2003
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Fuoriregistro

Come ogni anno, sto pervenendo con i miei ragazzi di Quinta alla nascita della Repubblica democratica, attraversando con loro le terribili esperienze delle guerre mondiali, dei totalitarismi, della commovente esperienza di tanti giovani che si sacrificarono per guadagnare al nostro Paese la libertà. Lo faccio da anni ormai, ma solo oggi mi capita di riflettere con sempre più intensità sul fatto che per abbattere una repubblica, costata tanti sacrifici a troppi giovani eroi, non v'è bisogno di grandi strateghi politici o di cannoniere che l'annichiliscano: basta che si determini una situazione di crisi in cui forze eterogenee, che prese ognuna per sé sarebbero insignificanti, si ritrovano accomunati dall' interesse a disarticolare il sistema di garanzie formali che cementano una società civile per affermare i propri particolari interessi. A me sembra che oggi viviamo una situazione di tal genere, con un governo che, in evidente imbarazzo di fronte all'opinione pubblica, è pronto a concedere a chiunque qualunque cosa pur di preservare il proprio potere. Così, Bossi ottiene ciò che vuole e una forza come la Lega, che non rappresenta nessuno, che non ha neanche i voti sufficienti per entrare in Parlamento, sta cambiando la Costituzione. Così, forze integraliste e oscurantiste, che odiano la scuola democratica, si son poste all'ombra di questo governo e ottengono da esso il cambiamento della Costituzione, non solo nel senso del finanziamento nei confronti delle scuole confessionali, ma anche nel senso di un ritorno ad un'ispirazione gentiliana della cultura, intesa non come partecipazione consapevole alla comunità in cui si cresce e si vive, bensì come distinzione, come gerarchizzazione degli individui (in altro modo non si può intendere la precoce scelta tra formazione e istruzione). Nel frattempo, stanno tornando alla carica gli industriali, secondo i quali se non toglieremo qualche manciata di euro agli anziani del nostro Paese saremo destinati a colare a picco entro breve. Ai signori industriali, il signor industriale Berlusconi regala la definizione della nostra Carta. Essa sarebbe una 'costituzione sovietica' poiché i padri della nostra Repubblica sarebbero stati ispirati dalla rivoluzione d'Ottobre. Ciò sarebbe visibile nell'art. 41 della Costituzione, dove si afferma il fine sociale dell'impresa, il fatto cioè che l'iniziativa privata non può prescindere dalle esigenze sociali e procurare danno 'alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana'. Ciò sarebbe 'sovietico'? Direi che se anche fosse 'sovietico' non smetterebbe, per questo, di essere giusto! Ma non è 'sovietico', è semplicemente l'approdo di un processo di crescita umana e civile che ha spinto coloro che hanno scritto la nostra Carta a ritenere che una comunità è civile se non somiglia ad uno stato di natura hobbesiano, se regna in essa la solidarietà e la partecipazione di ognuno alla sua crescita.
Ma direi che è nell'atteggiamento nei confronti della scuola che è più visibile il carattere regressivo di questo governo e l'attacco che esso ha intrapreso contro la Costituzione. Si sta cercando di tornare ad una visione moralistica e confessionale del nostro lavoro di docenti; si sta tentando di tornare ad una visione della cultura come privilegio di alcuni, dunque non come ricchezza umana a cui i cittadini devono attingere per crescere come individui, ma come elemento di distinzione. Veramente penosa, a tal riguardo, la giustificazione che alcuni, anche tra di noi, esibiscono per sostenere questa concezione: ma non tutti gli studenti, si dice, hanno la capacità di attingere alla cultura, di frequentare i licei, ecc. Credo che tutti ricorderemo come un tempo fossero previsti per i figli delle classi lavoratrici solo i primi tre anni della scuola elementare (non hanno le capacità, si diceva, di andare oltre, e comunque cosa se ne farebbero di conoscenze ulteriori?). Quanta strada è stata fatta da quei tempi! E l'innalzamento dell'obbligo comune a quindici anni doveva costituire un ulteriore avanzamento in tale direzione, mentre questo governo non solo s'è immediatamente preoccupato di anticipare il momento della scelta, ma ha voluto, addirittura!, riaffermare la separazione dell'istruzione dalla formazione professionale. Credo che ognuno possa valutare quale elevato concetto di cultura coltivino queste persone!
Ora, se uno mette insieme queste questioni con gli attacchi ricorrenti che esponenti di questa maggioranza operano contro la libertà d'insegnamento, contro la libertà dei docenti di scegliere i libri di testo, diventa chiaro il fastidio che alcuni provano nei confronti della Costituzione repubblicana. Perché, ditemi voi se coloro che scrissero la Carta non erano dei pericolosi sovversivi e 'sovietici' se hanno osato pensare che lo stato debba preoccuparsi della crescita culturale e dell'istruzione di tutti i suoi cittadini, che debba sforzarsi di eliminare gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono tale crescita, che l'insegnamento debba essere libero! E se uniamo a tutto ciò quanto sta avvenendo a poche ore dal 25 aprile, col Presidente del Consiglio che fa sapere che non compirà alcun gesto celebrativo, con esponenti della maggioranza di governo che sostengono essere il 25 aprile una data priva di valore perché non ricorda i combattenti della Repubblica di Salò (chi l'avrebbe mai detto: la festa della liberazione dovrebbe celebrare coloro da cui ci si è liberati !!), che addirittura sostengono che la vile strage di civili a Marzabotto sia stata causata dagli eccessi dei partigiani, allora credo che sia chiaro il pericolo che la Repubblica stessa, con la sua 'Costituzione sovietica', sta correndo. Io credo che noi abbiamo un debito nei confronti di coloro che si sacrificarono per lasciarci in eredità questa bella Repubblica e questo poema della libertà che è la nostra Costituzione, un debito che si paga solo con il dovere di ricordare e di resistere finché non ci sveglieremo da questo incubo.