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Fuoriregistro-La guerra, la pace, la scuola e le nuove generazioni

La guerra, la pace, la scuola e le nuove generazioni di Vittorio Del Moro - 06-04-2003 Negli ultimi due anni ho parlato di guerra con i miei alunni di seconda e terza elementare solo due ...

06/04/2003
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Fuoriregistro

La guerra, la pace, la scuola e le nuove generazioni
di Vittorio Del Moro - 06-04-2003

Negli ultimi due anni ho parlato di guerra con i miei alunni di seconda e terza elementare solo due volte : la prima qualche giorno dopo l'11 settembre 2001, la seconda il 20 marzo di quest'anno (il giorno dopo l'inizio della guerra all'Iraq).

La prima volta è stata più una curiosità verso il loro modo di percepire la mostruosità dell'evento che ha lasciato tutti a bocca aperta; mentre la seconda è stata l'espressione di una mia rabbia interna, che per puro caso proprio quel giorno si coniugò col livore provocatomi dal mio Dirigente, intenzionato ad emanare una circolare con cui vietare agli alunni della mia scuola di correre liberamente.

La mia scuola, come tante, aveva naturalmente esposto (e pure costruito in proprio) le bandiere arcobaleno da mesi ed alcune classi avevano pure svolto attività specifiche sulla pace (e sulla guerra), ma io me ne ero astenuto per una duplice remora : il timore di influenzare anzitempo le loro giovani menti e sensibilità (un rischio da cui deve sempre guardarsi un estremista come me) e l'aridità di alternative da proporre loro per rendere più efficace e consistente un'educazione alla pace concreta e quotidiana.

In questa seconda occasione mi ero spinto fino a suggerire ai miei alunni di scrivere direttamente a Bush e Saddam le cose che stavano dicendomi, suscitando una scandalosa paura di essere a loro volta soggetti ai bombardamenti dell'uno e al terrorismo dell'altro.

Devo dire ancora che da quel giorno e dopo aver inviato in posta elettronica (in lingua inglese, con l'aiuto della maestra specialista) i due messaggi ai temuti leader, sono rientrato nella consegna del silenzio, astenendomi pure dal commentare le frequenti esternazioni del mio alunno più informato e brillante conoscitore di tutta la situazione, tendenti ad esaltare la forza di Bush e ad esecrare il cattivo Saddam.

Sono stato preso da una specie di sconforto, molto simile a quello generato dall'approvazione di una controriforma, osteggiata dalla stragrande maggioranza del mondo scolastico; nonostante che si metta in campo e si renda molto visibile un'opposizione sostanziale e numericamente preponderante (alla guerra, alla controriforma), lorsignori (Bush, Berlusconi) continuano imperterriti sulla strada decisa da tempo, incuranti di qualunque opposizione.

La cosa peggiore (e la causa dello sconforto) non sta tanto nella sconfitta : ho alle spalle una vita di sconfitte politiche! Quanto nel non intravedere alternative praticabili, che non siano una pura testimonianza o l'erezione di una barricata sulla quale vendere cara la pelle.

Resta, è vero, l'educazione; la possibilità di costruire insieme a queste giovani menti percorsi molto diversi da quelli che si attendono Bush e Berlusconi, ma sono progetti troppo lontani, soprattutto per me che ho davanti solo pochi anni prima della pensione (almeno spero! Non vorranno scipparmi pure quella!).

In più devo far mia quell'amara constatazione fatta da una professoressa nel corso di un'assemblea : quelli che hanno votato Berlusconi sono stati sui nostri banchi di scuola' , che se presa alla lettera indurrebbe a lasciare la professione per manifesto fallimento.

Poi si è riaccesa una luce.

Mi è giunta qualche giorno fa una e-mail di quelle che circolano a mo di catena di Sant'Antonio, senza fini di lucro però : invitava prima di tutto me e poi altri miei contatti telematici ad usare da oggi in poi solo benzina non appartenente ad alcune compagnie americane; l'effetto non sarebbe stato solo un coerente boicottaggio d'immagine, ma anche una sensibile diminuzione del prezzo di tutte le benzine, con sollievo per le tasche di tutti, se la cosa fosse stata praticata da milioni di persone.

Tutto logico e ineccepibile all'apparenza, ma di poco sollievo per me che consumo pochissima benzina ed odio usare la macchina.

Solo che quel messaggio ha messo in moto un ragionamento e questo ragionamento ha ridato vigore alle mie aspettative di educatore : la politica ha i suoi tempi (le elezioni sono lontane e forse Berlusconi recupererà tutto il terreno e i voti perduti finora); la controriforma partirà inesorabilmente e più che difendere i nostri fortini dall'assalto dei lanzichenecchi non potremo fare; la guerra prima o poi finirà e prima o poi ne comincerà un'altra (alla Siria, all'Iran, ') senza che le piazze ricolme possano fare più di tanto; il terrorismo colpirà qui e là più o meno come sta facendo da tanto tempo (non solo dopo l'11 settembre) e ogni volta dovremo chiederci in cosa abbiamo sbagliato, se ci odiano così tanto; la pace resterà un orizzonte da conquistare'

Ma in un panorama come questo, in cui la globalizzazione fa strage di diritti (oltre che di natura e di persone), noi occidentali stiamo diventando sempre di più dei consumatori, spostando la produzione dei beni nel terzo e quarto mondo, dove costa tutto di meno; con la nostra tecnologia produciamo dunque progresso e ci paghiamo il benessere sulla pelle e il lavoro degli altri; i nostri stipendi (senza esagerare, beninteso!) ci permettono l'acquisto delle famose Nike per i nostri figli a cento e più volte il prezzo pagato a chi le ha costruite, beneficiando col surplus (una volta si definiva plusvalore') prima di tutto i proprietari (di denaro e tecnologia) e poi tutta quanta la società occidentale cui pure noi apparteniamo.

Ma se ci rifiutassimo di acquistarle, quelle Nike? E se ci rifiutassimo di acquistare un qualsiasi prodotto pagato dalla globalizzazione? Se acquistassimo (magari pagando un po' di più) solo le merci prodotte dal commercio equo e solidale?

Un'idea non nuova, ma stimolate dal mio punto di vista di educatore.

Questo sì che lo posso fare! Far diventare i miei alunni degli effettivi consumatori di prodotti non globalizzati; far loro rifiutare le marche pubblicizzate; appiccicare a quelle attraenti etichette che fanno tendenza, amicizie, simpatie tutto il sangue di cui grondano.

I bambini sono molto sensibili a queste cose e anche molto tenaci, se convinti : potrebbero davvero incidere sui consumi di tutta la famiglia!

Da domani andrò a scuola con sulle labbra quel sorriso che da troppo tempo si era spento : i nuovi orizzonti appaiono più vicini e le nuove generazioni meritano la nostra fiducia.

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