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I licei chiudono a chi cambia scuola «Non c’è posto» Ma non si può fare

Sono gli effetti collaterali del Covid-19, del distanziamento e della mancanza di spazi. Se in aula non c’è più posto per tutti, figuriamoci per chi vuole cambiare scuola

14/09/2020
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Corriere della sera
G. Fre.

Il Liceo artistico di Brera a Milano lo comunica per lettera agli studenti che hanno chiesto di trasferirsi quest’anno: «Siamo spiacenti di comunicare che non è più possibile accettare iscrizioni nelle nostre classi seconde per l’elevato numero di alunni già frequentanti». A Roma il Liceo classico Visconti lo ha scritto sulla home page del sito: «In relazione alla riorganizzazione degli spazi imposta dalla pandemia, e visti i numeri considerevoli degli studenti già iscritti, si comunica che al momento attuale non è possibile accogliere alcuna ulteriore richiesta di iscrizione per nessuno dei cinque anni di corso».

Sono gli effetti collaterali del Covid-19, del distanziamento e della mancanza di spazi. Se in aula non c’è più posto per tutti, figuriamoci per chi vuole cambiare scuola. È vero che con il «tutti promossi» decretato a giugno gli spostamenti tra una scuola e l’altra, che di solito sono nell’ordine di alcune migliaia, quest’anno dovrebbero essere di meno. Nella sola Milano però, secondo dati non ufficiali dell’ufficio scolastico, gli studenti che rischiano di restare fuori scuola, senza didattica né in presenza né a distanza, sono un’ottantina.

Ma se una scuola si considera al completo può rifiutare il posto ad uno studente senza offrire un’alternativa, visto che almeno fino a 16 anni l’istruzione è obbligatoria?

L’ufficio scolastico regionale del Lazio, dopo alcune segnalazioni, è dovuto intervenire: «Non si possono rifiutare le richieste di nuove iscrizioni che arrivano poco prima dell’inizio dell’anno scolastico senza aiutare concretamente la famiglia a trovare un’altra scuola che accolga certamente l’iscrizione», ha scritto ai presidi il direttore Rocco Pinneri.

Insomma, Covid o non Covid la legge non cambia: «In nessun caso dovrà accadere che uno studente rimanga senza la sua scuola».

Ma i presidi hanno formalmente o informalmente preso tempo, scoraggiato gli spostamenti in maniera più o meno diretta. In alcune realtà la chiusura definitiva di diverse scuole paritarie, che hanno alzato bandiera bianca per i costi insostenibili causati dall’emergenza, ha fatto lievitare il numero di iscritti in altri istituti statali.

E persino Clemente Mastella, sindaco di Benevento, è intervenuto — sulla sua pagina Facebook — a difesa degli studenti respinti dalle scuole: «Molte famiglie che vengono dalle paritarie, o hanno cambiato residenza per motivi di lavoro, si sono viste respingere l’istanza di iscriversi ad altre scuole per mancanza di spazi. Pur comprendendo le difficoltà, questo non è possibile».