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Il Centro-Anche chi abortisce non può insegnare

Docenti di religione. La direttrice del 5° circolo ribatte: "Il mondo cattolico doveva sostenere quella donna" "Anche chi abortisce non può insegnare" L'arcivescovo: ragazza madre in cattedra, giu...

01/03/2003
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Il Centro

Docenti di religione. La direttrice del 5° circolo ribatte: "Il mondo cattolico doveva sostenere quella donna"
"Anche chi abortisce non può insegnare"
L'arcivescovo: ragazza madre in cattedra, giusto il licenziamento

PESCARA. Troppo evidente lo "scandalo", troppo grande la divaricazione tra la retta condotta richiesta a un insegnante di religione e un concepimento avvenuto fuori dal matrimonio. Il licenziamento della docente toscana deciso dalla Curia di Firenze e confermato dalla Cassazione, secondo Francesco Cuccarese, era scelta obbligata. "L'allontanamento è giusto: chi insegna la religione cattolica deve testimoniare con la propria vita le verità di cui parla agli alunni. Ma si poteva aiutare la persona a trovare un altro posto di lavoro, anche per portare avanti la gravidanza".
Nulla da cambiare nelle regole del Concordato: chi contravviene alle regole non può continuare a formare al cattolicesimo bambini e ragazzi. Ma per l'arcivescovo di Pescara-Penne non esiste differenza tra uomini e donne, tra una colpa e l'altra: "Non c'è alcuna forma di discriminazione", afferma, "sarebbe lo stesso per un uomo che divorzi o che aspetti un figlio non essendo sposato. Io credo che il licenziamento si renda necessario anche in casi meno "clamorosi" di questo, perché non parliamo dell'insegnamento della storia della religione, ma dell'insegnamento della religione cattolica".
Davanti a questa necessità, nessuna scorciatoia, neppure la più drammatica, è accettabile: "Abortire per insegnare? Naturalmente no. Non si può salvare un principio applicandone un altro, essendo ambedue falsi", sottolinea l'arcivescovo che, in qualche occasione, si è trovato a dover decidere sulla moralità degli insegnanti. "In un caso, in particolare", ricorda, "ci trovavamo davanti a una persona che dimostrava mancanza di carità nei confronti degli altri, un comportamento diseducativo. Secondo me, avrebbe dovuto andare via, ma poi il licenziamento non ci fu, perché sarebbe stato necessario imbastire una sorta di "processo", con le testimonianze dei ragazzi...".
Maria Luce De Camillis, dirigente del 5° circolo didattico di Pescara, da cattolica, non ci sta. "La decisione della Cassazione, sotto il profilo giuridico, è ovviamente ineccepibile, ma come donna inorridisco. Io ho una formazione cristiana poco libresca e molto di cuore e questa decisione mi pare addirittura in contrasto con gli insegnamenti della Chiesa, che accoglie i meno fortunati e promuove il diritto alla vita: il mondo cattolico avrebbe dovuto invece sostenere questa madre che ha scelto di portare avanti la gravidanza nonostante non fosse sposata". Non pensa affatto, Maria Luce De Camillis, che la presenza di una ragazza madre avrebbe potuto esercitare una influenza negativa sugli studenti: "Alla famiglia del Mulino bianco non crede più nessuno, neppure i bambini, che capiscono come dietro una bella facciata possa nascondersi il male. Anzi, una donna che affronta con coraggio e con autonomia di pensiero una situazione così difficile, potrebbe addirittura essere d'esempio".
E' realista Donatella Mucciante, docente all'istituto "Spaventa" di Città Sant'Angelo: "Questa è la condizione di noi insegnanti di religione", spiega, "e la conosciamo ancora prima di prendere servizio. Non è un insegnamento come tutti gli altri ed è necessario avere certi requisiti, del rischio siamo consapevoli, perché a tutti può accadere di sbagliare. Ma sotto il profilo umano, questa vicenda dispiace: forse quando avremo finalmente il ruolo (la possibilità è prevista dalla riforma Moratti, ndr), in caso di revoca, potremo avere la possibilità di passare a un'altra cattedra". E se, secondo Mucciante, è necessario che l'"ortoprassi" (retta fede e retto comportamento) venga rispettata "per non ingenerare confusione nei ragazzi", gli insegnanti di religione continuano a vivere una ambiguità di fondo. "Da una parte siamo insegnanti "civili", dall'altra siamo sottoposti al nulla osta ecclesiastico. E' giusto che chi insegna pratichi ciò che predica, ma poiché è un lavoratore, è giusto che il suo lavoro venga tutelato". Una contraddizione che solo una nuova legge potrebbe sciogliere.