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Il Manifesto-censura-autogol

Censura autogol E'il ministro Giovanardi che si prende la briga di definire "irricevibile" la risoluzione votata alla Commissione cultura della camera sui libri di testo di storia, di cui - secondo ...

13/12/2002
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il manifesto

Censura autogol
E'il ministro Giovanardi che si prende la briga di definire "irricevibile" la risoluzione votata alla Commissione cultura della camera sui libri di testo di storia, di cui - secondo i deputati della maggioranza - dovrebbe occuparsi il governo per accertarne la "scientificità". Subito dopo arriva anche il tuono del ministro per le politiche comunitarie - nonché filosofo - Rocco Buttiglione che boccia l'iniziativa della sua maggioranza: "queste cose le facevano Stalin e Hitler"; mentre Marco Follini, neosegretario dell'Udc, va a pescare un aggettivo raro, "sesquipedale", cioè enorme, per provare a descrivere la "baggianata" commessa dalla sua maggioranza. Persino il vicepresidente del senato Fisichella, An, esprime la sua contrarietà.

Prc: "Buon senso"

"Ogni tanto c'è un barlume di buon senso da qualche parte", ha commentato il capogruppo alla camera del Prc, Giordano, dopo lo "stop" di Giovanardi all'idea di una censura di governo sui libri di scuola, anche se Carli e Sasso, deputati Ds, sottolineano che si tratta di una presa di distanza "fuori tempo massimo". Tuttavia sono i centristi a schierarsi con chiarezza per un "no" alla nuova censura.

Moratti tace

L'ala "dura" della Casa delle libertà, invece, si ribella. L'autore della proposta della risoluzione sui libri di storia, il forzista Garagnani, è arrivato a dubitare che Giovanardi parlasse a nome del governo (costringendo il ministro a specificare che sì, parlava a nome del governo) mentre la deputata di An, Angela Napoli, ha detto che Giovanardi "ha sbagliato". Chi rimane in silenzio, uno dei tipici silenzi che fanno rumore, è il ministro all'istruzione Moratti. Persino il sottosegretario Valentina Aprea, solitamente deputata a intervenire in casi di imbarazzo (e in questa legislatura il ministero dell'istruzione ne ha passati parecchi), tace. Comunque i Ds hanno presentato un'interpellanza parlamentare affinché il ministro riferisca in aula la sua posizione, di conseguenza la "lady di ferro" sarà costretta a esprimere un'opinione.

Ds: "Intimidazione"

"Si vorrebbe capovolgere la storia, farne una nuova, come se il fascismo fosse stato una malattia tipo l'influenza e non un evento disastroso", ha commentato Giovanni Berlinguer, che ieri ha partecipato a un'assemblea pubblica al liceo Mamiani di Roma. Per il capogruppo dei Ds alla Camera, Luciano Violante, quello della maggioranza "non è un incidente, ma una intimidazione molto grave nei confronti di chi insegna storia". Contro la risoluzione alzano le barricate anche tutti i sindacati. Per Daniela Colturani della Cisl scuola è "un gravissimo atto d'accusa nei confronti della scuola italiana", per Massimo Di Menna della Uil è "inaccettabile e astorico"; Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas-scuola, parla di "ritorno del Minculpop di epoca fascista" e chiama a "una risposta generalizzata".

Tar contro Moratti

Il Tar della Lombradia ha accolto il ricorso presentato dalla Cgil scuola contro l'intesa Moratti-Formigoni del giugno 2002. Con quell'intesa sono stati attivati 33 corsi professionali per gli studenti lomabardi in seguito alla Convenzione sottoscritta dal Centro di Formazione Professionale del Comune di Pavia e dall'Istituto Professionale Cossa di Pavia. Secondo la teoria del sindacato, accolta dal tribunale: "il ministro anticipava, attraverso una sperimentazione, il progetto di riforma che prevede canali separati tra scuola e formazione professionale". "Si tratta di un fatto importante e molto positivo - ha detto Susanna Camusso, segretario generale della Cgil lombarda - che si sia stabilito che non si possono costruire canali di formazione separati per i ragazzi in difficoltà".