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Il Manifesto-La devolution? Una farsa

La devolution? Una farsa" Massimo Cacciari analizza il testo della "riforma" di Bossi. "Sulla scuola conseguenze da pura follia, mentre per la polizia possono solo pensare di arruolare gratis le gua...

16/12/2001
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il manifesto

La devolution? Una farsa"
Massimo Cacciari analizza il testo della "riforma" di Bossi. "Sulla scuola conseguenze da pura follia, mentre per la polizia possono solo pensare di arruolare gratis le guardie padane". L'Ulivo? "Piange sul latte versato..." ERNESTO MILANESI

Nella sua Venezia, stoicamente si sforza di arginare Galan-2, la vendetta di Forza Italia sull'ex-regione più bianca del nord. Massimo Cacciari è l'ultimo leader rimasto sfogliando la Margherita del centro-sinistra.
Filosofo della Krisis, ex-parlamentare con la vocazione di lanciare un ponte fra il Pci e il futuro, sindaco di Venezia a cavallo di due secoli, nell'ultimo decennio si è speso nel convincere la sinistra (e non solo) ad affrontare fino in fondo il "passaggio a Nord Est".
Dal Veneto alle prese con il bilancio 2002 proposto dal "governatore" berlusconiano, Massimo Cacciari scruta la devolution sventolata da Umberto Bossi come la svolta nei rapporti fra stato e regioni. "Una farsa, niente di più. Roba buona per calmare l'elettorato leghista. Il federalismo con il principio di sussidiarietà assume ben altra sostanza e un diverso rilievo politico, come da queste parti ci siamo sforzati di far capire all'epoca del movimento dei sindaci..." commenta, anticipando il giudizio analitico di merito.

Qual è il giudizio sul testo della "devolution" uscito da palazzo Chigi dopo quattro sedute andate a vuoto?

Fingendo che si possa discutere seriamente, è un ulteriore conferma del trasferimento di competenze alle Regioni per altro già sancito dal recente referendum confermativo.

Lo stato, però, è intenzionato a trasferire le sue competenze in materia di sanità, scuola e polizia...

Sulla sanità, il testo licenziato dal governo rappresenta in realtà soltanto un modestissimo completamento della devolution (visto che si deve chiamare così...) che in materia sanitaria è stata avviata e consolidata da alcuni lustri. Dunque, su questo versante a mio avviso nulla quaestio. Sono altri due, invece, gli aspetti su cui bisogna riflettere...

Perchè? Sono quelli "rivoluzionari"?

Riguardano, da un lato, la scuola e dall'altro la polizia. Nel primo caso, mi auguro con tutta sincerità che si tratti soltanto di una boutade. Immagino, infatti, che i consigli regionali ed i governatori con buon senso non muovano nemmeno una foglia. Sarebbe davvero pazzesco che l'assessore di turno intervenisse, entrando nel merito dell'organizzazione didattica. Voglio sperare quindi che si tratti di un omaggio d'immagine a Bossi che in questo momento ne ha molto bisogno perché rischia di sparire dalla scena politica.

E cosa cambia la "devolution" di Bossi sulla polizia?

Qui addirittura siamo alla farsa. Delle due l'una. O si ha in mente che con legge regionale carabinieri, guardia di finanza e quant'altro passano dalle dipendenze del governo a quella della Regione. E questa sarebbe una posizione rivoluzionaria, ma è difficile immaginare che vogliano fare la rivoluzione. Oppure alle Regioni non resta che attrezzarsi con forze di polizia loro. Piccolo problema: con quali fondi immaginano di farlo? A meno che non scatti il volontariato delle guardie padane che sono libere di prestarsi gratuitamente all'uopo. Insomma, una vera e propria farsa. Voglio proprio vedere la mia amica Giustina Destro, gli altri sindaci di Forza Italia e della Lega, procedere all'arruolamento per legge dei vigili urbani dei rispettivi comuni...

Insomma, soltanto un'operazione di facciata del capodelegazione leghista nel goveerno Berlusconi?

Per Bossi, certo che va bene. Ha messo un piccolo tappo all'emorragia di consensi. Con questa devolution può ripresentarsi davanti al suo zoccolo duro ed esibire il trofeo. Peccato che nessuno al di fuori dei suoi sempre meno affezionati elettori ci creda più...

L'Ulivo, invece, a questo punto resta spiazzato sul fronte del federalismo "vero"?

Se con la devolution di Bossi siamo alla tragedia che non va mai in scena oppure alla pura farsa, per il centro-sinistra il problema è seriamente tragico. L'Ulivo in piena zona Cesarini, a furia di calci nel sedere da parte di chi si è preoccupato di questi temi, era riuscito alla fine dell'ultima legislatura ad approvare una seria riforma dello stato in chiave federalista. Ma ha questo centro-sinistra ha pagato anni di latitanza e incertezza, di polemiche con le serie correnti culturali federaliste che si sforzavano di alimentare il dibattito. Senza dimenticare la sciagura della Bicamerale in cui il federalismo era stato perfino confuso con la giustizia, con gli esiti che ora sono sotto gli occhi di tutti. Oggi è inutile piangere sul latte versato. Una vera, organica riforma di sistema in chiave federalista appare ormai una questione superata. I buoi sono scappati dalla stalla.

Quando bisognava ridisegnare l'architettura dei rapporti fra Roma e le Regioni?

Il momento giusto è passato fra il 1993 e il 1996, quando l'opinione pubblica era concentrata sul federalismo (non come adesso...) e il movimento dei sindaci nel Nord Est era in piena attività. Il ferro andava battuto finchè era caldo. Invece, nulla. Se non grazie agli eroici sforzi di Bassanini il decentramento amministrativo invocato quanto cruciale per gli Enti locali. Sul resto, l'Ulivo era perfino impreparato nel merito e paralizzato dalle differenze interne. A questo punto, è troppo tardi...