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Il ministro dell’Istruzione Bussetti si porta la sua maestra Nicolina al primo giorno di scuola

Il ministro con Mattarella inaugura l’anno scolastico. Il presidente della Repubblica ricorda gli studenti morti nel crollo del ponte di Genova. E sulle violenze a scuola dice: i ragazzi bulli sono figli di genitori bulli

18/09/2018
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Corriere della sera

Ha voluto nientemeno che la sua vecchia maestra, la signora Nicolina di Gallarate, per inaugurare l’anno scolastico con i ragazzi dell’Isola d’Elba a Portoferraio. Così il ministro Marco Bussetti - insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato i ragazzi morti nel crollo del ponte di Genova - ha voluto celebrare la scuola: «Tutti noi ricordiamo con affetto e gratitudine chi ci ha trasmesso qualcosa e lo ha fatto con amore. Non potrò mai dimenticare Nicolina, la mia maestra delle elementari che oggi ho voluto qui. Pensate, se necessario, ancora mi riprende. Severa, dolce e bravissima. Mi segue, mi fa sentire il suo appoggio anche ora che sono cresciuto abbastanza». Di tono diverso il discorso del presidente della Repubblica che ricordato il ruolo di inclusione per tutti della scuola e ha toccato i temi principali che riguardano studenti e insegnanti, dalla (carente) sicurezza degli edifici, agli episodi di violenza dentro le classi: «Il genitore-bullo non è meno distruttivo dello studente-bullo, il cui rifiuto cresce sempre di più nell’animo degli studenti, a scuola e nel web», ha detto Mattarella.

«Fai il bravo»

La maestra Nicolina, oggi 82enne, era già stata «richiamata» in campo da Bussetti appena nominato. In un video postato dal ministro gli fa i suoi auguri: «All’amico Marco dico, coraggio ce la farai. Al ministro invece dico, fai il bravo. La scuola ha bisogno di cambiare».

 

BUSSETTI, IL PROF DI GINNASTICA DIVENTATO MINISTRO

Il professor Famulari

Ma ha anche un altro mentore, il ministro. Lo ha raccontato a Panorama il mese scorso: «All’università il mitico professor Famulari, docente di chimica. Dovevo fare l’esame di biochimica e studiare un testo di 800 pagine, lo stesso di Medicina. Su 100 ne passavano sei o sette. Un giorno, nel bar di fronte all’università lo incontro, lo saluto, mi chiede “Tu chi sei?”, mi presento e gli dico che devo affrontare un’impresa impossibile. Ero disperato. “Vieni su con me”, mi ha portato a casa sua, a due passi da lì. Per tre giorni sono andato da lui a studiare, mi ha fornito le chiavi per aprire la mente. L’esame andò benissimo. Sono quelli che fanno davvero bene le cose a lasciare il segno».