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IlManifesto-5 milioni di firme

Ora e sempre referendum Sergio Cofferati conferma: "5 milioni di firme per il referendum abrogativo, al di là di qualunque data". E all'Ulivo: "coerenza e intransigenza nella battaglia parlamentare...

18/07/2002
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il manifesto

Ora e sempre referendum
Sergio Cofferati conferma: "5 milioni di firme per il referendum abrogativo, al di là di qualunque data". E all'Ulivo: "coerenza e intransigenza nella battaglia parlamentare e politica" sul Patto e il Dpef che sono "strettamente legati". Polemiche di Cisl e Uil
CARLA CASALINI
"Per la prima volta la firma di un accordo è strettamente legata al Documento di programmazione economica finanziaria: se, come sembra, adesso ci sono dissensi sul Dpef, i firmatari del 'Patto per l'Italia' avrebbero fatto meglio a sottolionearli prima di siglarlo". Una contestazione dura, quella che Sergio Cofferati ha lanciato ieri a Cisl e Uil che quel "patto pessimo" hanno contratto il 5 luglio. E' il giorno dell'imbroglio ordito da Berlusconi e accettato dai leader Pezzotta e Angeletti, che da allora cercano di ammannire bugie su bugie per farlo ingoiare non solo ai propri iscritti, ma a tutti i lavoratori rifiutando però di sottoporre l'accordo separato al loro voto. L'altro passaggio significativo del suo intervento al direttivo della Fnle-Cgil è destinato al centrosinistra, ai Ds, e si conclude con la conferma del referendum: "Noi, che siamo una forza coerente - scandisce Cofferati - se il governo e la sua maggioranza approveranno le leggi sull'art.18 e sul mercato del lavoro, raccoglieremo le firme per abrogarle. E questo anche al di là di quando sarà possibile votare. Poi le forze politiche decideranno come comportarsi, cosa fare: riguarda la loro autonomia". Ma, prima, le suddette forze politiche saranno osservate con attenzione dalla Cgil nella battaglia parlamentare che sapranno condurre contro il "Patto per l'Italia" e contro il Dpef - di cui Cofferati ieri ha passato in rassegna tutti i punti neri.

Il referendum abrogativo, calca Cofferati, è un obiettivo da perseguire comunque e con forza, contrastando la "malizia del governo", che certo tenderà ad allungare i tempi d'approvazione della legge sul mercato del lavoro per rendere praticamente ineseguibile il referendum, "se non dopo il 2006": tecnicamente, infatti, spiega il segretario della Cgil, se la legge ci sarà in autunno si potrebbe votare solo nel 2004, "ma ci sono le elezioni europee" e il governo potrebbe decidere di rinviare il referendum; "e nel 2005 ci sono le elezioni amministrative, e nel 2006 quelle politiche...". Quanto ai partiti dell'Ulivo, "se hanno un giudizio negativo, come la gran parte di coloro che abbiamo sentito hanno" sul Dpef e sul "Patto" separato, che sono intimamente legati, Cofferati si aspetta da loro "una battaglia politica ferma e intransigente", congli strumenti che decideranno nella loro "autonomia"; si aspetta "coerenza tra le parole e i comportamenti".

Quanto alla Cgil, la "coerenza" l'ha già onorata nelle lotte di questi mesi, così come avverrà nello sciopero generale del prossimo autunno, e nella raccolta di "5 milioni di firme" sulle "sue" proposte di legge di iniziativa popolare: "per estendere i diritti a chi non li ha", per il sostegno ai disoccupati, "con ammortizzatori sociali mirati alla formazione e a un sapere da offrire ai lavoratori". Una valanga di consensi , "un atto politico" forte che servirà anche per il referendum: Berlusconi usa il tempo a suo vantaggio, "ma noi raccoglieremo 5 milioni di firme per dire che il governo non ci farà votare perché non rispetta né i diritti individuali né quelli collettivi". Coerente, e "gelosa della sua autonomia", la Cgil, "ma siamo anche contenti di aver suscitato un movimento che ha scosso questo albero", rimarca Cofferati: "siamo diventati oggettivamente il punto di riferimento per chi pensa che i diritti siano parte integrante della democrazia".

Ieri, le parole di Cofferati hanno suscitato acute reazioni da parte della Cisl e della Uil, a proposito del legame stretto tra il Dpef e il "Patto" separato che hanno stretto, e che le stesse dichiarazioni di fonte governativa confermano essere parti inestricabilmente integrate: una prospettiva che farebbe di questi sindacati i partner, gli sponsor della finanziaria di Berlusconi. Dalla Uil reagisce il segretario aggiunto Adriano Musi: Cofferati non faccia il demagogo, "non è vero che il Dpef sia parte integrante dell'intesa del 5 luglio: evidentemente non ha letto il testo dell'accordo, e parla scambiando i suoi sentimenti per realtà".

A Cisl e Uil, che oggi contestano alcune parti del Dpef, e dichiarano inaccettabile l'inflazione programmata fissata dal governo, futuro `tetto' dei contratti, Cofferati ricorda: alla domanda "se il Dpef poteve essere varato anche senza il Patto", il governo aveva risposto che certo lo avrebbe fatto lo stesso rivedendo però "le ipotesi di crescita perché senza Patto lo scenario sarebbe cambiato".

Dalla segreteria Cisl Pier Paolo Baretta polemizza, puntando su un altro argomento: "Mentre il direttivo dei Ds riconosce che, per la Cisl, il Dpef e il Patto non sono la stessa cosa, Cofferati invece insiste nelle strumentalizzazioni". Per amor di verità, riportiamo il passaggio del documento unitario approvato dal direttivo Ds: che "sottolinea l'ambiguo intreccio tra l'Accordo separato e il Dpef", quanto a Cisl e Uil ne "sottolinea le importanti prese di distanza dal Dpef". Il che pare piuttosto diverso dalla traduzione di Baretta.