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In classe che si fa? -di Rolando A. Borzetti

Sciopero mancato di Riccardo Ghinelli - 21-03-2003 Cari amici di Didaweb, lo sciopero di un'ora di lezione all'ultima ora mi ha lasciato a bocca asciutta anche questa volta. Nel senso ch...

21/03/2003
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Sciopero mancato
di Riccardo Ghinelli - 21-03-2003

Cari amici di Didaweb,

lo sciopero di un'ora di lezione all'ultima ora mi ha lasciato a bocca asciutta anche questa volta.
Nel senso che, avendo quel giorno esaurito il mio orario alle prime due ore, non ho potuto aderirvi.
Ma non mi sembrava bello passarla lisciacosì.
Allora mi sono messo al computer e ho spedito al mio dirigente scolastico la richiesta di versare l' equivalente della trattenuta di un'ora di sciopero ad una iniziativa concreta per la Pace. Ho spedito una copia anche al sindacato e ai giornali.
Naturalmente, vista la mia conoscenza delle procedure amministrative, non ho individuato la procedura corretta e quindi ho ricevuto un rifiuto. Una breve indagine mi ha convinto che la via migliore è quella di calcolarsi la trattenuta e versarla.
Se a qualcuno interessasse associarsi al gesto ecco le istruzioni.
La trattenuta si calcola facendo un settantottesimo dello stipendio mensile, comprensivo delle ritenute assistenziali e previdenziali. Se non avete voglia di cercare il cedolino dello stipendio, potete usare la trattenuta che ho calcolato io, che è di 21 Euro e 71 centesimi.
Io faccio parte della comunità Papa Giovanni XXIII e quindi ho versato la somma al Corpo Civile di Pace Operazione Colomba (Ccp n. 13792478 intestato alla Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, v. Mameli 1, Rimini; specificando nella causale "Operazione Colomba -Emergenza Palestina" e magari anche che è il corrispettivo di un'ora di sciopero).
Naturalmente potete scegliere anche altre associazioni come Emergency (c/c postale 28426203).
Oppure potete contribuire all'emergenza legale di Peacelink (ccp 13403746 intestato ad Associazione PeaceLink - via Galuppi 15 - 74010 Statte - Taranto -, specificando nella causale di versamento "emergenza legale").
Voglio specificare che il mio gesto non è alternativo allo sciopero, ma è stato attuato nella impossibilità di parteciparvi.
Tanti saluti a tutti, con l'augurio che la coda alle Poste sia breve o che almeno vi troviate in compagnia di gente simpatica.

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Venti marzo duemilaetre
di Naila - 21-03-2003

C'è la guerra, svegliati. È tardi.
Lavarsi, vestirsi, fare lo zaino in fretta e via.
C'è la guerra.
Sei sveglio? Non si va a scuola oggi. C'è la guerra.
Si scende in piazza.

Venti marzo duemilaetre, nove e trenta, Bergamo.
Guarda là, verso la stazione. Anche là, guarda. Ne arrivano altri, stanno arrivando. Siamo tantissimo.
Si parte, si va, si parla, si cammina.
Colori, musica, persone, persone, persone,
Parole: guerra, pace, bombe, basta, avanti, ci siamo, fatevi sentire, guerra, guerra, America, Iraq, giustizia, guerra, pace.
Colori, musica, parole, persone, pace.
Un'unica parola, quattro lettere, sembra così facile'
Cammini e pensi, bombardato da mille emozioni diverse, mille sensazioni, un solo grande sogno.
Tu, gli altri, tutti insieme, ti senti padrone della strada, padrone del momento, di quella voce che urla di rabbia, che invoca una pace così difficile e dolorosa, ma così forte da farti sperare, da farti andare avanti., fra le macchine, fino all'autostrada e poi oltre, all'infinito, all'infinito'
Sali là sopra, vedi? Vedi quanti sono? Non c'è né inizio né fine, non vedo che gente, persone, colori.
Né inizio né fine, non c'è che una grande voglia di esserci, di cambiare le cose, di sognare.
Dicono che non ci ascolterà nessuno, dicono che non serve a niente.
Serve a noi stessi, serve alla consapevolezza che ti senti crescere dentro. Serve a quell'odio che provi verso il dolore, verso le immagini di bambini, bunker e soldati, verso quella distanza che cerca di dividerti da una guerra che sembra tremendamente lontana, ma che in realtà è qui, dentro di noi, tra di noi, sempre.
Basta. Basta, la guerra è qui, è arrivata, basta.
E' dentro le lacrime di chi l'ha già vissuta, dentro chi davanti ad un telegiornale prova disprezzo, angoscia, paura.
La guerra è dentro chi non capisce, dentro chi pretende una libertà che non si ferma davanti a quella degli altri, ma che va avanti, che scade nell'egoismo, nell'ignoranza, nella violenza.
Il fine non giustifica i mezzi. No, non è così semplice.
Sei lettere e un bottone non risolvono niente.
Non è l'Italia che ripudia la guerra, è l'uomo che ripudia la guerra, è l'uomo che, in quanto tale, non dovrebbe nemmeno immaginarla.
L'uomo non può fare la guerra. L'uomo. E noi siamo uomini, no?
Cosa siamo?
Venti marzo duemilaetre, ore dodici e trenta, Bergamo.
Tutto quello che mi viene in mente è un grazie, un grazie immenso a tutti quelli che erano con me, che sono con me sulla strada verso il nostro grande sogno.
Una strada difficile, forse impossibile. Una strada che, però, stiamo costruendo.
Una strada che è la nostra forza, perché non può essere distrutta con una bomba.
No war, no alla guerra.
Non è uno slogan, è un sogno e un dovere.

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In classe che si fa?
di Rolando A. Borzetti - 21-03-2003

Original Message
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Sent: Friday, March 21, 2003 8:35 PM
Subject: [edscuola] Cari colleghi

Sarà capitato anche a voi in questi giorni drammatici. Trovo estremamente difficile descrivere la sensazione che si prova trovandosi di fronte a classi di liceali che, diversamente dal solito, aspettano pazientemente che tu salga in cattedra, poi ti seguono con lo sguardo e rimangono in silenzio, in attesa di qualsiasi cosa tu voglia dire a proposito della guerra in Iraq.

Vorrebbero chiedere tante cose, ma forse temono di mostrarsi sprovveduti e disinformati o forse temono risposte frettolose e sbrigative. Così, parlano con i loro silenzi, con i loro sguardi. Aspettano un nostro cenno all'argomento. Sicuramente non hanno affatto bisogno di lezioni preconfezionate sul tema ma avvertono l'esigenza di raccogliere il maggior numero possibile di "chiavi di lettura" per tentare di interpretare quanto sta accadendo e farsene un'idea propria.

Questo risulta difficile anche a noi adulti, uomini, donne, genitori, insegnanti. Forse basterebbe lasciar parlare semplicemente la storia, non quella "di parte", ma passando in rassegna i fatti storici più o meno noti, più o meno dimenticati.

Consapevoli di non poter nemmeno provare a pensare ai tanti giochi di potere che si celano dietro questa guerra e che ci resteranno per sempre oscuri, noi docenti, come possiamo rispondere a questi segnali di disorientamento dei nostri alunni che si manifestano con gesti provocatori o, al contrario, con un disinteresse di chi preferisce mascherare le proprie insicurezze?!!

Sembrano dirci: Questa guerra, giusta o ingiusta che sia, purtroppo è cominciata. Non si è riusciti a fermarla. Le conseguenze saranno assolutamente imprevedibili. E poi, se c'è una guerra in corso, significa che la diplomazia internazionale ha fallito. Fatto grave, gravissimo.
Adesso che si fa?

Noi educatori siamo chiamati professionalmente e moralmente, in questo momento in particolare, a promuovere nelle scuole il confronto che è occasione di crescita per tutti. Ma allora come comportarsi? Dire che il presidente degli Usa sta combattendo... il terrorismo. con un'operazione denominata Colpisci e terrorizza???!!! Ma cos'è allora il terrorismo?
Esistono per caso un terrorismo buono ed uno cattivo? Uno accettabile e l'altro intollerabile?

Secondo me, abbiamo quantomeno il dovere di far riflette su questo i nostri alunni..

Sara