Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » L'Espresso-Il diritto di essere ossessionati -di Giorgio Bocca

L'Espresso-Il diritto di essere ossessionati -di Giorgio Bocca

L'antitaliano di Giorgio Bocca Il diritto di essere ossessionati Sì, anche nel sonno ci domandiamo come sia possibile che un uomo così sia il capo del nostro governo L'acuto osserva...

01/06/2003
Decrease text size Increase text size
L'Espresso

L'antitaliano di Giorgio Bocca

Il diritto di essere ossessionati

Sì, anche nel sonno ci domandiamo come sia possibile che un uomo così sia il capo del nostro governo

L'acuto osservatore del costume Pierluigi Battista si chiede su 'La Stampa' perché gli italiani siano dominati dall'ossessione di Silvio Berlusconi, non facciano altro che parlarne, addebitandogli tutto ciò che accade nel loro Paese e se per caso non si tratti di una cattiva magìa. Forse il Battista avrebbe potuto trovare una risposta nel discorso elettorale mediatico rivolto ai suoi elettori di 126 città italiane dal Cavaliere di Arcore, che nel breve spazio di una ventina di minuti ha fatto le affermazioni più demenziali che un uomo politico abbia mai esternato dalle nostre parti: la maggioranza che lo sostiene paragonata, senza alcun criterio storico, a quella che nel '48 respinse la conquista comunista, la singolare idea di libertà, il rifiuto dei giudici non addomesticati e un misto di retorica frusta e di anarchia ad personam "perché l'uomo con i suoi diritti viene prima dello Stato". Forse anche con i suoi doveri.

Battista dice che gli italiani, specie gli intellettuali, sono in preda a una ossessione. È vero, da quando si svegliano al mattino a quando si addormentano, ma anche nel sonno questi ossessionati si chiedono come sia possibile che un uomo così sia il capo del nostro governo. Ha saputo il Battista della sua personale regìa della 'preghiera' laica? Aveva raccolto nella sua villa in Brianza una platea di super azzurri, giovani in gran parte biondi, di razza ariana, bellini e puliti reclutati fra i funzionari di Forza Italia o simpatizzanti tutti vestiti come i venditori di pubblicità, gli uomini in blazer blu, le donne in tailleur chiaro. E non le sembra, caro Battista che ci sia da uscire matti, ossessionati fino al furore nel vedere che l'uomo che ci governa concepisce la politica, le elezioni come la festa della mamma e i Baci Perugina? Nessun politico raziocinante, neppure l'anarchico più scatenato, ha mai sostenuto in pubblico che i diritti degli individui separati dai suoi doveri sono superiori allo Stato e alle sue leggi. Soprattutto quando questi diritti consistono nel rifiutare i processi non graditi, nell'affidarsi alle abilità formali dei grandi avvocati, nel raccontare oggi il contrario di quanto detto in processi precedenti. La democrazia non si fonda tanto sulle istituzioni quanto su un costume, un modo di pensare radicato che si traduce in esempi. Ebbene, gli esempi forniti in questi anni di governo sono: vincono i più ricchi e i più furbi, vincono i grandi ladri, le nuove cosche che si spartiscono gli affari più lucrosi, vincono gli amici degli amici regolarmente assolti anche quando viene confermata la loro complicità, vince l'Italia delle clientele più sordide. Vince l'arroganza, la mancanza di gusto che non ha ritegno a chiamare questa merendina televisiva 'la festa della libertà' o 'una messa della libertà', mentre arrivano sui tavoli offerti dalla ditta paste fredde, pizze e insalatine di riso.

Non c'è da essere ossessionati se in questo ritorno di qualunquismo torbido una maggioranza composita che è la minoranza dei voti distrugge sistematicamente, con un compiacimento vandalico, quel poco o quel tanto di democrazia che era stato costruito negli ultimi sessant'anni in un Paese alla democrazia riottoso? Non era meglio, nel peggio, le scarpe e le pagnotte del comandante Lauro che questi pic nic pagati dalla ditta per ascoltare i bon mots del Cavaliere?

E dato che la dittatura della maggioranza è più forte delle leggi e dei giudici, dato che i ponti sullo Stretto di Messina contano più del buongoverno, ci sia almeno consentito di essere ossessionati e fortissimamente incazzati.

(L'articolo di Pierluigi Battista a cui fa riferimento Giorgio Bocca, uscito il 18 maggio scorso, non è più on line ma, per gentile concessione de "La Stampa", lo ripubblichiamo qui di seguito).

PAROLAIO
di Pierluigi Battista

ARCORE. Berlusconi. Sempre Berlusconi. Berlusconi come ossessione, Berlusconi come fissazione, Berlusconi in tutte le salse. Anche alla Fiera del Libro, appena si parla di politica, arriva la sindrome Berlusconi. Gli intellettuali stregati da Berlusconi, i relatori ipnotizzati da Berlusconi, i giornalisti ammaliati da Berlusconi, il pubblico disposto a scaldarsi soltanto se si parla di Berlusconi. Sull'Unità Maria Serena Pallieri guarda una fotografia "in un angolo appartato del Lingotto". Ritrae Benedetto Croce. E cosa attira l'attenzione? Ma naturalmente il fatto che Croce sta "in un parco di Arcore": "il parco di Arcore è proprio "quello"". Quello di Berlusconi. Gli Editori Riuniti festeggiano i loro cinquant'anni (auguri meritati). E di cosa parlano alla Fiera? Di Marx? Di Togliatti? Di Gramsci? Del loro glorioso catalogo? No, parlano di Berlusconi, presenti i più illustri pubblicisti specializzati nell'anti-berlusconeide.

TELEVISIONE. Allora, andando a zonzo per la Fiera di Torino, ci si imbatte nello stand della Mondadori. Dove, per colpa di Berlusconi, hanno i musi lunghi. O meglio, per colpa dell'esimio sottosegretario Micciché che ha accusato lo scrittore Andrea Camilleri di essere al soldo dei complottisti anti-Berlusconi. Già, mormorano alla Mondadori, ma quando è la Mondadori a pubblicare Camilleri, si vuole forse insinuare che la casa editrice di Berlusconi finanzia un anti-berlusconiano per accusare Berlusconi? Potenza del berlusconismo e delle menti succube di Berlusconi. Allora, fiduciosi di lasciarsi alle spalle Berlusconi, il berlusconismo, i berlusconiani e gli anti-berlusconiani, ottimisticamente si va alla ricerca di qualche boccata d'aria. Ecco lo stand del Mulino. Compaiono accurati saggi di Alessandro Cavalli (Giovani del nuovo secolo) e di Roberto Carocci (Diventare grandi in tempi di cinismo) dove si analizzano il cinismo, il disinteresse, l'amoralità, la pigrizia, la caduta dei valori in ambito giovanile. Di chi la colpa? Ma naturalmente di Berlusconi perché è Berlusconi l'esempio dell'egoismo e della corsa al denaro. Per fortuna a Torino c'è Emmanuel Todd che scrive un libro interessante e impietoso dedicato alla "dissoluzione del sistema americano" (pubblicato dall'editore Marco Tropea). Lunghe e meritate interviste sui giornali. E anche sull'Unità dove all'intervistatore Roberto Carnero cosa viene in mente? Berlusconi, ovviamente: "gli chiediamo se per caso non riesca a prevedere la caduta del governo Berlusconi". Per caso, va da sé.

FISCHI. E poi? E poi ancora Berlusconi, Berlusconi di sopra, di sotto, di dietro, davanti. Si discute di scuola, alla Fiera del libro. E dove, se no? Ecco, secondo la cronaca fedele di Francesco Erbani, il rapporto di interlocuzione che si instaura tra il pubblico e il sottosegretario berlusconiano del governo berlusconiano Valentina Aprea: "vergogna, vergogna" e poi "buffona, buffona", e poi "buu, buu" e poi "fischi" e poi "la polizia blocca tutti: l'Aprea è in salvo con il suo staff". Non è finita, perché c'è il ministro Moratti, del governo Berlusconi e "vigilano i carabinieri con il manganello che pende dalla cintola". Carabinieri, polizia, manganelli, lo staff in salvo, "buu, buu". Che accade? Accade che nella testa c'è sempre Berlusconi, solo Berlusconi, ovunque Berlusconi.

MOGLI. Per fortuna, alla fin fine, si possono ascoltare e gustare le considerazioni degli intellettuali che sminuzzano i problemi con puntualità pignola e lucidità sopraffina. Come Giovanni Sartori, che arriva alla Fiera del libro di Torino e viene contagiato, come avviene con la Sars, dalla temibile sindrome Berlusconi. E appena sente nominare Berlusconi propone che "ogni volta che il premier si presenta in pubblico vadano e gli gridino "buffone"". E anche l'economista Paolo Sylos Labini, coscienza critica della cultura di sinistra, incita indignato e veemente alla guerra santa contro chi? Contro Berlusconi, il quale, tra le altre nefandezze, è "uno che esibisce le corna e denigra in pubblico la moglie". Ecco, anche la moglie e le corna nei vertici internazionali. Che c'entra? C'entra. Con i libri ma con Berlusconi, tra gli stand ma con Berlusconi, nei convegni ma con Berlusconi. Un'ossessione. O l'effetto di una magia malvagia?