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L'Unità - le ragioni della protesta

POLITICHE Stipendi, autonomia, riforma. Le ragioni della protesta. È contro la Finanziaria che oggi protesteranno gli insegnanti, contro un governo che aveva messo al centro della campagna elettor...

12/11/2001
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l'Unità

POLITICHE
Stipendi, autonomia, riforma. Le ragioni della protesta.
È contro la Finanziaria che oggi protesteranno gli insegnanti, contro un governo che aveva messo al centro della campagna elettorale la scuola e ora sulla scuola investe poco, non trova le risorse per adeguare gli stipendi degli insegnanti agli standard europei, adotta una politica di tagli che mette a rischio la qualità dell'istruzione. Ma protestano anche insegnanti, presidi, personale scolastico contro il neocentralismo del ministero, in difesa di una scuola pubblica che si sente sotto attacco da quando Letizia Moratti ha detto di voler abbattere il 'monopolio statale'. Le ragioni dello sciopero, dunque, si sintetizzano così:
Più soldi per la scuola. Per un piano di investimenti sulla scuola pubblica, che la avvicini agli standard europei e dia strumenti alla scuola dell'autonomia. A partire da questa Finanziaria i tagli alla spesa sono messi al centro della politica scolastica. La Finanziaria 2002 chiede alla scuola soprattutto risparmi e sceglie la strada dell'autofinanziamento.
Stipendi europei per gli insegnanti. E' una battaglia che Cgil, Cisl, Uil e Snals hanno portato avanti insieme. A dicembre si dovrà firmare il nuovo contratto 2002-2005 e secondo chi sciopera i fondi stanziati in Finanziaria non sono sufficienti e per di più sono esplicitamente vincolati ai risparmi che la scuola riuscirà a raggiungere.
Cisl e Uil aderiscono alla protesta per chiedere il recupero del differenziale tra inflazione programmata e inflazione reale. Cgil, Gilda e Unicobas, invece, chiedono che già a partire da questa Finanziaria sia raggiunto l'adeguamento agli standard europei.
Diritti dei lavoratori e qualità dell'insegnamento. Cambiano, senza contrattazione, le regole del mercato del lavoro all'interno della scuola. A rischio, secondo Cgil, Gilda e Unicobas, sono i diritti di chi lavora nella scuola pubblica. Danneggiati dal decreto precari, che ha equiparato in graduatoria il loro punteggio a quello di chi per anni ha lavorato nella privata. E dai provvedimenti contenuti nell'articolo 13 della Finanziaria, che taglia le spese per le commissioni d'esame (composte solo da membri interni) e modifica l'organizzazione del lavoro all'interno della scuola.
Difesa della scuola dell'autonomia. A rischio perché: i tagli al personale già operati (20mila posti Ata in meno, da luglio scorso) rendono difficile tenere aperta la scuola oltre l'orario di lezione. Mentre l'impiego del personale docente, così come fissato in Finanziaria costringe di fatto gli istituti a ridurre l'offerta formativa.
Difesa della scuola pubblica. Finora è stato un valore condiviso, mai messo in discussione. A partire dai provvedimenti in favore della scuola privata, i criteri di riferimento sembrano cambiare. E i buoni scuola sono solo il primo passo verso una privatizzazione più volte annunciata dal ministro Moratti.
Partecipare alla riforma. Il primo atto del nuovo ministro è stato fermare la riforma dei cicli. Il passo successivo è stato nominare una dopo l'altra le commissioni che hanno il compito di pianificare: i nuovi cicli, un nuovo sistema di valutazione, il riconoscimento della funzione pubblica della scuola privata, il codice deontologico, lo snellimento della burocrazia. Gruppi di lavoro ristretti, composti da persone provenienti quasi esclusivamente dal mondo cattolico o da Confindustria. Gli insegnanti pensano che per il momento la loro voce non ha trovato sufficiente spazio.