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La Gazzetta del Mezzogiorno-Nel silenzio di politici e sindacati La scuola protagonista

Nel silenzio di politici e sindacati La scuola protagonista Incuriosisce e appassiona il carteggio a mezzo stampa, (attraverso la Gazzetta) tra docenti e studenti. Discutono di riforma della scu...

26/11/2001
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La Gazzetta del Mezzogiorno

Nel silenzio di politici e sindacati
La scuola
protagonista

Incuriosisce e appassiona il carteggio a mezzo stampa, (attraverso la Gazzetta) tra docenti e studenti. Discutono di riforma della scuola e, anzitutto, delle modifiche all'esame di maturità apportate dal "pacchetto" del ministro Letizia Moratti. Discutono e fanno bene, perché sono proprio loro - docenti e studenti - i protagonisti della scuola ed anche degli esami: per questo appassiona il loro confronto.
Incuriosisce, invece, il silenzio che circonda loro e il loro dibattito. Tutto è cominciato con una lettera aperta di oltre trenta insegnanti del liceo classico "Orazio Flacco": una lettera indirizzata anche ai genitori, in verità. Poi si è levata la voce dei presidi: un Sos generale anche il loro, con qualche isolato parere controcorrente. Poi ancora la risposta formale degli studenti: decine di nomi in calce alla lettera, tutti di maturandi, tutti del liceo scientifico "Scacchi". E poi il silenzio.
A Roma il confronto ha seguito la settimana scorsa un percorso molto diverso. Sono stati gli studenti - sempre di un liceo classico - a cominciare: hanno proclamato l'autogestione, poi l'occupazione. Infine hanno avviato lo sciopero della fame a oltranza, e in cinque lo hanno davvero rispettato per cinque giorni, fino a quando il ministro ha deciso di convocarli per ascoltare la loro voce. A Bari la protesta va assumendo forme meno eclatanti, ma proprio per questo meno vincenti: professori e studenti discutono, si confrontano, si contestano, si alleano, ma alla fine la scuola diventa solo un loro affare privato. A Roma sono scesi in campo i parlamentari a sostenere i giovani in sciopero della fame; a Roma un segretario di partito si è addirittura politicamente schierato con gli studenti. A Roma la protesta è stata addirittura strumentalizzata; a Bari è stata di fatto snobbata.

Sulla scuola non serve la politicizzazione. Sarebbe un guaio l'uso politico dell'istruzione a beneficio dei partiti. Così come sicuramente non è stato un bene per quei cinque studenti romani in sciopero della fame essere sostenuti da parlamentari, tutti ovviamente dell'opposizione di centro-sinistra. E' un fatto, tuttavia, che la scuola costituisca uno dei capisaldi della politica culturale di un Paese, e che quindi sul sistema scolastico ogni schieramento partitico abbia un proprio progetto. Il confronto "politico" sul modello di esame di maturità, sui cicli scolastici e quant'altro è dunque legittimo, opportuno, anzi necessario. E' così, ma non a Bari. Da queste parti la scuola non riguarda i politici, come se la riforma in parlamento sia competenza di docenti e studenti e non dei parlamentari. I quali su questo tema (e non solo) restano silenti, presi come sono dalle astrazioni del federalismo possibile e dai dissidi interni ai partiti, inevitabili nella stagione dei congressi. Ma da queste parti la scuola non riguarda più neanche i sindacati di settore, assorbiti dalle vertenze contrattuali e dalle graduatorie dei supplenti.
I docenti e gli studenti dei principali licei della città hanno dato alla città un esempio magistrale di democrazia partecipata. In maniera civile, coerente, composta, hanno avuto l'intelligenza di affrontare il problema "usando" il giornale della città, cioé indovinando non solo le forme ma pure il mezzo della loro comunicazione. Ai tempi di internet la politica arranca, ma questa scuola - nonostante tutto - sicuramente fa ben sperare.