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«La laurea? Per aiutare famiglie e imprese serve quella che dà lavoro»

Brugnoli (Confindustria)

03/02/2018
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Corriere della sera

Rita Querzè

«Non c’è dubbio, la scuola deve formare persone. Ma di solito queste persone desiderano trovare un lavoro. D’altra parte il lavoro è dignità. È indispensabile per la crescita delle persone. Per questo noi industriali crediamo fermamente che imprese, scuole e famiglie debbano avere un canale di comunicazione aperto. Dobbiamo correggere questo insostenibile paradosso per cui da una parte due giovani su cinque non trovano lavoro, dall’altra un’impresa su cinque non trova personale con le competenze giuste».

Giovanni Brugnoli, vicepresidente di Confindustria con delega al Capitale umano, interviene sul tema che gli è più caro — quella della formazione — dopo le polemiche seguite alla lettera alle famiglie di Mauro Gola, presidente degli industriali di Cuneo. Gola spiegava che nel suo territorio servono operai e tecnici. Ma l’Italia è il penultimo Paese in Europa per numero di laureati. «I laureati servono eccome. Abbiamo bisogno di personale qualificato. Con le lauree giuste, però. Sono introvabili periti meccanici, tessili, chimici oltre a ingegneri gestionali, meccanici e dei big data. Non crediamo che il Paese debba arrendersi e considerare questa situazione normale».

Secondo Brugnoli le famiglie devono cambiare slogan. Il vecchio «se non studi vai a lavorare» va sostituito con «studia, e se studi in modo adeguato andrai a lavorare». «Di formazione e lavoro parleremo durante le assise di Confindustria del 16 febbraio a Verona. Si tratta di un tema cruciale e trasversale a tutti i settori», aggiunge l’imprenditore. Per correggere il disallineamento delle competenze, secondo il vicepresidente di Confindustria la parola chiave è programmazione. «Le macchine si comprano oggi per domani. Le competenze no. L’alternanza scuola lavoro è uno strumento su cui stiamo investendo risorse ed energie. Di certo ai ragazzi vanno date informazioni obiettive. Eventuali scelte sbagliate sarebbero pagate da tutti: famiglie, giovani e imprese».