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La Stampa: Corteo anti-Gelmini: 2 arresti

Milano, scontri tra studenti e polizia: due denunciati, ferito un agente Il ministro: “Non rappresentano nessuno, appartengono ai centri sociali”

18/11/2009
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La Stampa

FABIO POLETTI

MILANO

Armati di mature banane - «Questa è una repubblica delle», scrivono su uno dei tanti cartelli - sfilano in migliaia per il centro di Milano. Sono gli studenti. Sono due volte arrabbiati. Contro la riforma della scuola del ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. Contro lo sgombero avvenuto venerdì all’istituto Gandhi di via Milazzo, civica scuola serale, prossima alla chiusura per assoluta mancanza di fondi causa crisi. «Sarà un corteo selvaggio», dice una ragazzina con le treccine alle nove del mattino con ignaro sorriso. Sarà molto peggio. Sarà una cosa che a Milano in un corteo di studenti non si vedeva da anni. Alla fine il bilancio è di quattro fermati. Due passano la notte in questura prima del processo per direttissima di questa mattina. Altri due - tra cui una ragazza appena maggiorenne - sono denunciati a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale, violenza privata e lesioni gravi.
Tutti hanno diciotto anni da poco. In quattro non arrivano ad ottanta anni. «Non sono studenti. Sono i soliti dei centri sociali», li bolla il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini. «Milano non può più tollerare raid pericolosi, non può più essere ostaggio di gruppi antagonisti», tuona con un linguaggio da Anni Settanta il vicesindaco Riccardo De Corato, uno che se ne intende. Qualche ragazzo finisce in ospedale a medicarsi le ferite. In ospedale finisce anche uno degli agenti, sette giorni di prognosi il referto che fa vale l’accusa per violenza privata e lesioni.
Il corteo era autorizzato. Da piazza Cairoli a largo Treves, dove sono gli uffici dell’assessorato comunale all’Istruzione. Un luogo scelto non a caso a Milano per questo International Students Day che si svolgeva in tutta Italia. Lì è il cuore dell’amministrazione comunale in materia di istruzione. Lì è dove vengono gestiti i fondi e dove secondo i ragazzi hanno deciso di chiudere il rubinetto che uccide l’istituto Gandhi. Il corteo era autorizzato con il solito contorno di petardi e fumogeni. Tutti dietro lo striscione con su scritto con la vernice a caratteri cubitali: «Chi lotta può perdere. Chi non lotta ha già perso».
Il corteo doveva finire in largo Treves. Qualcuno dicono sia riuscito a salire negli uffici comunali a lanciare un paio di slogan. Il corteo non finisce in largo Treves. Punta in centro che non è nemmeno troppo distante. Da quel momento non è più autorizzato. Polizia e carabinieri provano a mettersi in mezzo. Quaranta, forse nemmeno, riescono a sfilarsi. Sono del Manzoni.
Sono del «Cantiere». Arrivano senza fiato fino in via Mercanti inseguiti dagli agenti. La storia diventa quella di sempre. Cassonetti rovesciati. Cassonetti dell’immondizia lanciati contro gli inseguitori. «Ci hanno caricati tre volte. Hanno pestato ragazzine e giovanissime», dicono i «superstiti». Via mail lanciano le foto ai giornali. I filmati fatti con il telefonino finiscono in televisione. Si vedono i fumogeni. Si vedono le manganellate. Si sente gridare.
Quattro finiscono sui cellulari diretti alla questura di via Fatebenefratelli. Altri finiscono al Pronto Soccorso dell’ospedale Fatebenefratelli. Tommy, 17 anni, liceo Manzoni, è uno di loro: «Io ho preso due manganellate sulla schiena. C’è chi le ha prese più di me». Nel pomeriggio due ragazzi vengono rilasciati. Altri due passeranno la notte in questura. «Abbiamo evitato che li portassero a San Vittore...», assicurano i legali. Il tam tam cresce. Dalle scuole al «Cantiere», il centro sociale di via Monte Rosa da dove venivano i fermati, parte l’onda per un una nuova manifestazione. In piazza San Babila si trovano in cento. Su uno striscione c’è già il nome dei fermati. «Liberi tutti», gridano i ragazzini guardati a vista da polizia e carabinieri. Nessuno si muove. Nessun corteo è autorizzato.
A sera nelle scuole ci sono le assemblee. L’appuntamento è per questa mattina alle 9 davanti al tribunale, per il processo per direttissima ai due fermati e ai due denunciati. Tommy lo promette: «Ci saremo e saremo in tanti. Giammarco veniva alla mia scuola. E’ uno di noi