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La Stampa-Gli esami fiiscono sempre

SCUOLA, ABOLITI GLI ULTIMI RITI DI PASSAGGIO Gli esami finiscono sempre 21 maggio 2002 di Marco Belpoliti L'esame di maturità non esiste più. Da qualche anno si chiama "esame di Stato": un...

21/05/2002
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La Stampa

SCUOLA, ABOLITI GLI ULTIMI RITI DI PASSAGGIO
Gli esami finiscono sempre

21 maggio 2002
di Marco Belpoliti

L'esame di maturità non esiste più. Da qualche anno si chiama "esame di Stato": una commissione mista composta da insegnanti della classe e da membri esterni, provenienti da altri licei o istituti, esamina gli studenti. Ma questo non è stato ritenuto sufficiente. L'attuale ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha ulteriormente riformato la riforma della maturità. Da quest'anno la commissione che dovrà verificare la preparazione degli allievi è composta dagli stessi insegnanti che hanno insegnato agli studenti. Solo il presidente sarà esterno.

Leggendo con attenzione le circolari, si apprende che per ogni scuola ci sarà un solo presidente che presiede tutte le commissioni d'esame del medesimo liceo, istituto tecnico, istituto professionale, scuola d'arte ecc. L'esame è finalmente abolito. Perché? Per ragioni didattiche o pedagogiche? Non pare. Per compiacere gli studenti o gli insegnanti? Forse, ma non è sicuro. Di certo questo è un bel regalo alle scuole private, che non saranno più sottoposte da membri esterni a verifiche circa la loro qualità (e questo vale per ogni singola scuola, che ora basta a se stessa; anzi: ogni classe fa per sé).

Per quanto esistano diverse e lodevoli eccezioni, le scuole private sono in Italia delle fabbriche di diplomi; il nuovo esame conferma questo ruolo. Inoltre, lo scrutinio finale risulterà la vera soglia, mentre l'esame finale, con verifiche scritte e interrogazioni orali, è svuotato di significato culturale e didattico, ma anche di ogni funzione rituale (una scuola senza riti non può avere rispetto di se stessa). La terza prova scritta, unica vera novità didattica di rilievo della precedente riforma-Berlinguer, sarà formulata dagli stessi insegnanti che hanno ammesso i propri studenti all'esame e li hanno già verificati nel corso dell'anno scolastico.

La nostra società sta procedendo all'abolizione di ogni rito d'iniziazione o di passaggio - scuola, militare, lavoro ecc. Questo è davvero un bene? In una società in cui tutti, governanti e governati, industriali e operai, finanzieri e impiegati, si sentono sempre sotto esame, verificati in ogni momento e occasione, forse l'abolizione dell'esame di maturità si presenta come un necessario sconto di pena. Niente più notti in bianco per il ripasso, niente più ansie o timori, niente più sogni o incubi ricorrenti dopo l'esame. È un vantaggio. Tuttavia, per essere coerente, il ministro dell'Istruzione (l'aggettivo pubblica non si usa più!) dovrebbe spingersi più in là: abolire il valore legale del titolo di studio.

La differenza la farà la vita, i datori di lavoro, la società; altri, oltre e al di là della scuola, sapranno giudicare la preparazione e la maturità degli allievi, stimare da che scuola (scarsa oppure ottima) arrivano. Al Nord come al Sud. Mentre nella società si parla così tanto di continue verifiche (la produttività misurata persino ai magistrati), i nostri ragazzi sono spediti nel mondo del lavoro o dell'università senza dover superare un'ultima prova, un salutare ostacolo finale. Lo si fa - si dice - per ragioni economiche e organizzative (per risparmiare sui costi). In realtà, è un altro segno che la scuola delle verifiche (didattiche, culturali, pedagogiche) non serve più. Un pessimo investimento per il futuro delle giovani generazioni.