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La Stampa-Il "Cinese" non cambia idea e spiazza la minoranza Ds

L'EX LEADER SINDACALE RESTA CONVINTO DEL NO AL QUESITO Il "Cinese" non cambia idea e spiazza la minoranza Ds 8/5/2003 ROMA PER carità, la posizione di Guglielmo Epifani, che ha schierato...

08/05/2003
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La Stampa

L'EX LEADER SINDACALE RESTA CONVINTO DEL NO AL QUESITO
Il "Cinese" non cambia idea e spiazza la minoranza Ds

8/5/2003

ROMA

PER carità, la posizione di Guglielmo Epifani, che ha schierato la Cgil su un "sì" molto tecnico e molto critico, è "comprensibile". Si capisce che il leader di un'organizazione che "rappresenta una realtà così complessa" debba tenere conto della base e dei pronunciamenti della maggior parte dei sindacati di categoria e delle Camere del Lavoro. La pensa così, Sergio Cofferati. Ma quel che vale per la Cgil non vale più per lui. Nel senso che il pronunciamento del suo sindacato non lo ha indotto a mutare parere. "Non voterò sì", ha ribadito ancora ieri a chi gli chiedeva che cosa intendesse fare dopo la conferenza stampa di Epifani. Con il suo successore, comunque, il presidente della Fondazione Di Vittorio non intende rompere, tanto più dopo il voto quasi plebiscitario del direttivo della Cgil nel quale il nucleo duro dei cofferatiani è rimasto isolato. Prende quota, perciò, l'ipotesi - accreditata dai ds che sono soliti parlare con lui - che il Cinese possa decidere di andare al seggio (perchè restare a casa e disertare le urne mal si concilia con il suo dna di sinistra) ma di non ritirare la scheda sul quesito che riguarda l'estensione dell'articolo 18, prendendo solo quella sull'elettrosmog. In questo modo non contribuirebbe nemmeno al quorum di un referendum che Cofferati avversa e che vorrebbe vanificare. In subordine c'è la scelta della scheda bianca. Comunque, la decisione dell'ex leader della Cgil, che non si è fatto convincere da nessuno a cambiar rotta, ha provocato un terremoto nel correntone ds. La minoranza della Quercia ha mal digerito il fatto che il suo leader in questa vicenda sia in sintonia con il segretario Piero Fassino e con la maggioranza del partito e non con Aprile. E' una scelta, quella del Cinese, che inevitabilmente spiazza il correntone, rendendolo, almeno in questo frangente, marginale nella dialettica interna ai ds. Come se non bastasse, oltre a essere orfana del leader, in questa vicenda la minoranza della Quercia è anche divisa. Da una parte, ci sono Cesare Salvi e i suoi - che quel referendum hanno voluto e promosso - che stanno preparando un documento-appello per sollecitare i ds al "sì" senza se e senza ma. Dall'altra, ci sono gli ex veltroniani e una parte della sinistra "storica" che stanno elaborando un testo diverso, più sulla linea della Cgil. Dove si dirà, in sostanza, che l'iniziativa referendaria è sbagliata ma che visto che ormai l'appuntamento è fissato occorre votare "sì" per l'allargamento dei diritti. E' una posizione, quest'ultima, che Fabio Mussi, vice presidente della Camera nonchè esponente di spicco del correntone, sintetizza così: "Il sì al referendum sull'articolo 18 non risolve tutti i problemi ma è la strada preferibile per dare un'indicazione politica nel senso dell'allargamento e non del restringimento dei diritti. Il sì con le argomentazioni della Cgil - prosegue Mussi - è importante. Non dimentichiamoci inoltre che al Senato sta procedendo la legge per limitare l'articolo 18, quindi con il sì possiamo fermare questa offensiva e aprire la strada per le riforme". Ufficialmente, comunque, il correntone tutto (o quasi, viste le defezioni di chi si è fatto convincere dalla linea Cofferati) chiede al partito, tramite il portavoce Vincenzo Vita, di riaprire il confronto interno sul referendum "per arrivare a una decisione che non si può considerare già presa", tanto più dopo il pronunciamento del direttivo della Cgil. Ma è una posizione alquanto debole, dal momento che il primo a non pensarla così è proprio Cofferati. Perciò la segreteria ds ha gioco facile a rispondere, con il responsabile Lavoro del partito Cesare Damiano, che non vi è alcuno motivo per cambiare linea, che la scelta della Cgil è "rispettabile", ma che partito e sindacato sono autonomi. Piero Fassino, quindi, va per la sua strada, che in questo momento almeno (ma chissà quel che riserverà il futuro), si incrocia con quella del Cinese. Intanto un altro problema si profila all'orizzonte: la decisione della Fiom di non firmare il contratto dei metalmeccanici. La Margherita ha già preso posizione su questo punto. Tiziano Treu, dopo aver sparato sulla Cgil che ha preso "una posizione incoerente", critica anche questo episodio. Secondo l'ex ministro del Lavoro la decisione della Fiom "è del tutto irrealistica e inadeguata". La maggioranza ds la pensa nello stesso modo, ma non può dirlo proprio in questi termini. La questione-Fiom sarà però un altro problema con cui la sinistra sarà chiamata presto a fare i conti.