Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » La Stampa:Il web si fa piazza. Roma attraversata dal corteo anonmalo

La Stampa:Il web si fa piazza. Roma attraversata dal corteo anonmalo

Una nuova generazione di giovani si affaccia alla politica

06/12/2009
Decrease text size Increase text size
La Stampa

Riccardo Barenghi

La prima impressione è quella che conta e che infatti verrà confermata dalla seconda, la terza, la quarta... Ed è che la manifestazione di ieri è stata una prima assoluta, non certo per quantità, che pure era notevole, ma perché si è trattato - almeno a memoria di chi ne ha viste centinaia – di un corteo anomalo, originale, diverso insomma da tutti quelli che nel corso dei decenni lo hanno preceduto. Diciamo che in piazza si è tradotta perfettamente la modalità attraverso la quale la manifestazione è nata ed è cresciuta. Quelli che hanno sfilato ieri pomeriggio a Roma erano giovani, tanti giovani, anche giovanissimi, che apparivano liberi da qualsiasi condizionamento del passato. Non erano inquadrati dietro striscioni e bandiere di partito, anzi di più: non erano proprio inquadrati. Manifestavano liberamente, cantavano, ballavano con un’allegria che qualcuno poteva pure giudicare senza senso visto che il loro avversario, cioè Berlusconi, è sempre a palazzo Chigi e non si dimetterà certo grazie a loro. Tuttavia questi ragazzi non erano cupi, non gridavano slogan truculenti, e anche quelli giustizialisti, o se volete forcaioli, avevano un sapore diverso proprio grazie al contesto allegro e spesso ironico che li circondava. Gli stessi striscioni e cartelli erano diversi dal solito, più spiritosi.
E’ come se il modo di comunicare in Internet, i blog, Facebook, gli sms, i gruppi di discussione telematici, si fosse improvvisamente materializzato per le strade della capitale, assumendo contorni umani. Lo vedevi, lo capivi dalle facce, dal modo di vestire, da come questi ragazzi stavano nel loro corteo tutt’affatto diverso dal modo in cui marciavano i loro padri, zii e fratelli maggiori. Oppure dal fatto che non c’erano servizi d’ordine, e quei pochi che c’erano erano i più gentili della storia: «Per favore, potrebbe spostarsi leggermente sulla destra...».
Ma la politica c’era. Eccome. Erano tutti antiberlusconiani, il premier è stato indubbiamente il protagonista assoluto della giornata, in negativo ovviamente, le accuse di essere un mafioso si sprecavano. E tutti di sinistra, ma una sinistra viola e non più rossa. Quindi non più quella conosciuta nella prima e neanche nella seconda repubblica, quella che si è sempre riferita a qualche partito. E che ancora oggi si sente di appartenere a qualche partito o a qualche sindacato. Per non tornare troppo indietro nel tempo, quelli di ieri non erano gli stessi che avevano dato vita ai girotondi sette anni fa, e nemmeno quelli che avevano riempito il Circo Massimo nel marzo del 2002 con Cofferati, oppure i pacifisti che sempre in quel periodo protestavano a decine di migliaia contro la guerra in Iraq. O meglio, ci saranno stati anche loro all’epoca, o almeno una parte di loro, ma ieri era come se fossero altre persone. Nuove, neonate.
Anche perché i partiti che c’erano (Italia dei Valori, Rifondazione, Sinistra e libertà, qualche verde, sparute bandiere del Pd), con tutto il loro apparato arrivavano dopo, in coda al corteo, ed anche loro sembravano contaminati dal clima nonostante gli sforzi dei loro sbandieratori. Per una volta erano secondari, non certo protagonisti. Così come non c’era la sfilata dei leader, in testa al serpentone, circondati da telecamere e taccuini. Non c’erano e se c’erano camminavano in ordine sparso, quasi sommersi dall’onda.
Un collega chiedeva se questa manifestazione potrà segnare l’inizio di una nuova storia della sinistra italiana, se si tratta insomma della premessa per quel ricambio generazionale e culturale da anni evocato e mai avvenuto. La domanda per ora resta senza risposta, anche perché sappiamo che i frutti delle manifestazioni, quando arrivano, arrivano tempo dopo, con molta calma. Oltretutto chissà se questi ragazzi hanno in testa la politica come missione nella vita o se ci pensano solo come a uno strumento utile quando serve a qualcosa ma non pervasivo di tutto il resto. A vederli sfilare ieri, la seconda ipotesi sembra la più probabile. Dunque, difficile immaginare la nascita di un nuovo partito di sinistra, il partito dei blogger, degli internauti. Semmai, dovrebbero essere i partiti esistenti a capire che qualcosa sta accadendo nel mondo che a loro interessa, tra i loro reali o potenziali elettori. I quali intanto sono giovani, quindi quelli di domani, e chiedono soprattutto di cambiare modo, linguaggio, strumenti e magari anche qualche tema della politica, sia essa di opposizione (come oggi) o di governo (hai visto mai nel futuro). Per farla diventare quantomeno un po’ più moderna e dunque utile.