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La Stampa-Riformismo-movimenti, la tela di D'Alema

Riformismo-movimenti, la tela di D'Alema Il presidente Ds chiama a un meeting no global e cofferatiani 4/2/2003 ROMPENDO indugi e reciproche diffidenze (tipo: è Maometto che va alla montagna...

04/02/2003
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La Stampa

Riformismo-movimenti, la tela di D'Alema
Il presidente Ds chiama a un meeting no global e cofferatiani

4/2/2003

ROMPENDO indugi e reciproche diffidenze (tipo: è Maometto che va alla montagna o il contrario?), Massimo D'Alema sta lavorando per chiamare i movimenti a casa sua: nella sede di "ItalianiEuropei". Dovrebbe essere una "giornata di studio", dicono gli ospiti. Sarà un'operazione politica. La comunica, in modo semifortuito, una giovane militante antiglobal con partita Iva durante una chiacchierata nella quale si parla di tutto, anche di politica: "In questi giorni, dopo la serata di Firenze tra Cofferati e i girotondi e dopo Porto Alegre, stiamo discutendo molto per capire quali movimenti vogliamo, e quale rapporto con la politica anche in vista di un cambiamento in Italia, non solo nel pianeta... ah, lo sai che D'Alema ci ha invitato a un seminario di studio?". Pensate che i maturi "custodi" della piazza o le ventisettenni con dreadlocks l'abbiano apostrofato in malo modo? Sbagliate: al presidente dei democratici di sinistra numerosi esponenti dei movimenti hanno risposto "okay, siamo lieti di accettare il suo invito". Informa, appassionata, la ventisettenne: "Non è mica automatico che Cofferati ci piaccia più di D'Alema"... In effetti, queste prove di dialogo - che più sorprendenti, viste le posizioni di partenza, non potrebbero essere - si stanno girando da un mese: e non tollererebbero sceneggiature precotte. Si basano su una nuova scommessa politica di colui che è stato il primo presidente del consiglio proveniente da un partito comunista: dimostrare che a dispetto delle apparenze la politica politicante può ascoltare quella mediatica ed extraparlamentare, i "neoliberal" capitalisti hanno forse idee da ricavare dai "critici della globalizzazione", pragmatici garantisti possono proporre argomenti ai girotondini che hanno manifestato fuori dai tribunali... Sono conversazioni plausibili? Non affrettatevi a dire di no: il riformismo e i rappresentanti del social forum-presunto massimalista (ambientalisti disobbedienti Ong Cobas sindacalisti: quindi, anche eminenti cofferatiani) si parleranno senza una piattaforma prestabilita, "così ci è stato assicurato perché la riunione serve e capirsi, non a scrivere programmi". Discuteranno, magari, del prossimo numero di "ItalianiEuropei", la fondazione che ha promosso la giornata e presenta un dossier sulle istituzioni finanziarie internazionali (non a caso, alla voce: che cosa divide la sinistra). La data ancora non c'è, se ne stanno studiando un paio. Assicura chi sta lavorando all'organizzazione: "Sarà nella seconda metà di febbraio". Aggiunge la città: Roma. Il palcoscenico: gli uffici della fondazione. Ciak, passo indietro. L'idea del meeting - che attenzione: vuole essere il contrario di un happening - è venuta al presidente dei Ds. Il quale non da oggi sostiene di svolgere "un ruolo di elaborazione culturale prima che politica", e rivendica la sua "assoluta estraneità" a qualsiasi contesa a sinistra motivata da rivalità per la leadership. Qualcuno, magari per via dell'acre duello tv con Cofferati, continuava a pensare il contrario? Bene, è stato il ragionamento esposto dal presidente diessino ai suoi collaboratori, perché non lo smentiamo con i fatti, dedicando uno degli incontri settimanali di "ItalianiEuropei" proprio alla discussione tra partito e movimenti? Detto fatto, il corollario era che nessuno dei big riformisti si sarebbe dovuto sottrarre. La disponibilità di Amato? C'era dall'inizio, per primo il dottor Sottile ha discusso del seminario con D'Alema, trovandolo "saggio e necessario". Quella dei nomi di punta del consiglio scientifico della fondazione? È arrivata via via: ci sarà Enrico Letta, ci sarà Vincenzo Visco, ci sarà Pierluigi Bersani, ci sarà il professor Nicola Rossi... In pratica, un ufficio di programma ulivista in nuce, ma non chiamatelo assolutamente così. Dovrebbe partecipare anche Piero Fassino. "Noi - confida chi lavora per questo esperimento - sappiamo che ci sono divergenze: per esempio parte di questi movimenti contesta all'attuale segretario dei Ds di aver battezzato, da ministro per il commercio estero, il round negoziale Wto per Seattle, uno dei bocconi mai digeriti nel mondo delle Ong. Ma è una ragione per non provare a confrontarsi?". In effetti, no: leader antiglobal e dreadlocks colorate ne hanno convenuto. Sarà allora una semplice "giornata di studio", come la definiscono, iperminimalisti, i dalemiani? Oppure qualcosa di più? Scorrete i temi in agenda - l'alternativa pace guerra, le riforme economiche, i diritti, le nuove povertà - e l'elenco provvisorio di chi dovrebbe esserci: verranno Arci, Tavola della Pace, Ong raccolte nella Focsiv, la Lila di Agnoletto, i disobbedienti di Casarini, i Cobas di Luciano Muhlbauer e Piero Bernocchi, la Rete Lilliput dei cattolici dossettiani... "Devono esserci tutti": era una delle richieste di D'Alema. Ora, "tutti" significa anche Legambiente (leggi: Ermete Realacci), delegati Cgil, dirigenti Fiom: tre fette di "piazza" che hanno più di qualcosa in comune con Sergio Cofferati. Ancora lui? Ragiona la giovane militante antiglobal che "o l'incontro D'Alema-movimenti è solo una risposta a quello fiorentino tra Cofferati e i movimenti, o è un tentativo vero di gettare un ponte tra noi", e se è così magari non sta nascendo l'Altro Mondo Possibile ma semplicemente, e non suoni diminutio, la nuova sinistra un po' meno irreale.