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La Stampa-SCUOLA PUBBLICA ADDIO

PER ENTRARE ALLA BOCCONI LA MATURITÀ NON CONTA PIÙ SCUOLA PUBBLICA ADDIO 13/2/2003 MENTRE la Signora Moratti si arrabatta (non trovo altro termine) per riformare la scuola, nel vasto mondo ...

13/02/2003
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La Stampa

PER ENTRARE ALLA BOCCONI LA MATURITÀ NON CONTA PIÙ
SCUOLA PUBBLICA ADDIO

13/2/2003

MENTRE la Signora Moratti si arrabatta (non trovo altro termine) per riformare la scuola, nel vasto mondo c'è qualcuno che l'anticipa. Un comunicato dell'Università Bocconi ha dichiarato, appena tra le righe, che l'esame di maturità è abolito. In apparenza, il comunicato parla delle prove di selezione con cui la Bocconi identifica i giovani che accetta nei suoi corsi. Quest'anno il test si terrà prima ancora dell'esame di maturità. Il voto che i giovani otterranno alla maturità, in pratica, non avrà alcun peso per la selezione. Si terrà invece conto per il 50% del risultato del test stesso e per il restante 50% di un indicatore della qualità del curriculum, formato dalla media dei voti dei due ultimi anni in quattro materie (italiano, matematica, storia e lingua straniera; gli studenti del classico possono scegliere tra latino e greco). Le autorità della Bocconi hanno dichiarato che il loro proposito è togliere peso alla validità legale del titolo di studio. Ma io credo che l'effetto di questa decisione sarà ben altro, anche dato il credito di cui gode l'università milanese. Per quasi un secolo, l'esame di maturità è stato uno degli scogli più duri nella vita degli italiani. La generazione dei miei genitori e la mia hanno passato mesi ventre a terra per "portare" tutte le materie in un esame che lasciava le ossa rotte. Un voto alto alla maturità era un decoroso indicatore di buona preparazione. Nel 1969 la cosa cambiò. Una norma provvisoria (poi trasformatasi in definitiva) stabilì che si dovessero portare alla maturità soltanto tre materie, decise dal ministero qualche mese prima dell'esame. Siccome le materie venivano scelte in marzo, da allora in poi gli studenti poterono mollare tutte le altre. Quindi: facilitazione totale e svilimento dei tre quarti del programma delle scuole superiori. Non basta. Per una delle tante forme del buonismo nazionale, negli esami di maturità occorreva creare un ambiente confortevole e mite: per questo, da allora e fino a ora, le percentuali di promossi sono state sempre superiori al 95%. Improvviso impennarsi della prestanza mentale delle giovani generazioni? Nulla di tutto questo. Che le generazioni che avanzano siano tra le più ignoranti e immature della storia italiana è sotto gli occhi di tutti, e nessuno sembra poterci fare nulla. Come volete che la Bocconi si fidi allora dei voti della maturità attuale? Chiaro che non può. Ma se anche le università interamente pubbliche (la Bocconi sembra privata, ma non lo è del tutto) rifiutassero il voto di maturità che timidamente si sta cominciando a usare nelle loro prime, prudenti selezioni, che succederebbe? Se tutti facessero come la Bocconi, l'esame di maturità andrebbe abolito. Ma vedo in filigrana una possibilità più drammatica. Svilendo totalmente il significato della maturità, quel che si incrina è il carattere pubblico della scuola. Una scuola pubblica significa che, a ogni giovane che si matura, la collettività dice qualcosa come: "il paese ti ha pesato e ti ha trovato a posto". Oggi che il paese tende, ahimè, a non sentir più il richiamo del Pubblico, forse quello della Bocconi è un segnale di guerra. Preferirei che si pensasse invece a un esame finale pubblico, rinnovato e serio.

Raffaele Simone