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La Stampa-Si studierà pensando alla carriera

ANALISI DEL RETTORE DELLA LUISS, DE MAIO "Si studierà pensando alla carriera" 19/2/2003 ROMA IL "tre più due" rimane, ma sarà possibile articolare questo modulo secondo le esigenze della...

19/02/2003
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La Stampa

ANALISI DEL RETTORE DELLA LUISS, DE MAIO
"Si studierà pensando alla carriera"

19/2/2003

ROMA IL "tre più due" rimane, ma sarà possibile articolare questo modulo secondo le esigenze della carriera professionale a cui si aspira, per cui - per esempio - si potrà fare il triennio in una facoltà e il biennio in un'altra. E' la novità più rilevante della "riforma della riforma" dell'università, cui il ministro Moratti si dispone a lavorare, subito dopo il varo di quella della scuola. Il lavoro preparatorio di questo make-up del sistema universitario è stato disposto da un gruppo di lavoro coordinato dal professor Adriano De Maio - rettore della Luiss nonché commissario "designato" del Cnr - che ha monitorato i risultati della riforma Zecchino, ha evidenziato alcune criticità e, quindi, ha suggerito al ministro Moratti alcune aree su cui intervenire.

Professore, la riforma Zecchino va bene, nella sua sostanza?

""Il ministro ha detto più volte che la riforma Zecchino può andare bene. Non intende, quindi, sovvertirne l'impostazione, ma solo ritoccare alcuni punti, seguendo un criterio triplice: maggiore flessibilità nell'articolazione degli studi, maggiore autonomia degli atenei ma anche maggiore responsabilità degli stessi, per evitare la proliferazione dei corsi inutili o pletorici e delle relative spese".

Fine delle baronie e centralità, finalmente, dello studente?

"L'università italiana fino ad oggi è tutta centrata sul professore: la sua carriera, il suo prestigio. L'obiettivo in effetti ora è quello di rovesciare questa prospettiva a vantaggio dello studente. Quindi le università saranno premiate (e finanziate) solo in ragione di quanto efficaci saranno la didattica e i servizi agli studenti. E in base all'"eccellenza" (sempre didattica) che saranno in grado di sviluppare in specifici ambiti".

Ci sarà ancora il tre più due?

"Occorre maggiore flessibilità nell'utilizzare questo modulo didattico. Le università potranno mettere a disposizione degli studenti, a fianco al tradizionale percorso di un triennio di base più un biennio specialistico, anche delle "contaminazioni" che consentano di progettare un itinerario formativo in linea con le aspettative professionali. Per cui, per esempio, se si vuole fare il manager d'impresa, si potrà frequentare il triennio di ingegneria e il biennio di economia. Se si vuole lavorare nell'agroalimentare, seguendo tutti i problemi legali, comunitari, eccetera, connessi col settore, si potrà fare il triennio di agraria e il biennio in legge, o in relazioni internazionali. Il passaggio tra due indirizzi di studio non omogenei, ovviamente, prevederà alcuni crediti da integrare".

C'è stata una polemica sulla proliferazione dei corsi di laurea. Come verrà risolta la questione?

"Il criterio è quello della razionalizzazione. Negli ultimi anni c'è stata una proliferazione eccessiva di corsi di laurea, spesso pletorici, a volte addirittura doppioni. Ce ne sono quasi 3 mila, accorpati in 14 "classi di laurea" (cioè raggruppamenti di lauree omogenee - ndr) spesso con denominazioni diverse pur essendo analoghi nella sostanza. Ecco: tutto questo va razionalizzato, anche per non confondere gli studenti e il mercato del lavoro a cui si aprono".

Bisognerà mettere in riga le università, però.

"La valutazione del sistema è l'elemento forte della nuova università: il ministero, attraverso l'istituto di valutazione, monitorerà le varie università, i servizi che offrono, la qualità della didattica, l'organizzazione, eccetera. Non intaccherà l'autonomia assoluta dei singoli atenei, ma non darà neppure soldi a pioggia a tutti per far qualunque cosa. Privilegerà invece interventi che puntino all'eccellenza della didattica e alla qualità del servizio offerto agli studenti. Poi, beninteso, ogni università potrà fare quello che vuole. Se, per esempio, una università, anche per ragioni di carriera dei suoi professori, vuole istituire il 20° corso in filosofia all'interno della stessa regione è liberissima di farlo. Deve però procurarsi i soldi".

Ancora università-azienda?

"Che c'entra l'azienda! Ma le università devono essere in concorrenza tra di loro, certamente nel senso di una complementarietà dell'offerta, ma anche nel senso della qualità dei servizi e della didattica. Poi saranno gli studenti a votarle. E gli studenti votano "con i piedi", si spostano cioè nelle università migliori. Perché possano farlo, però, è necessario che siano messi nella condizione, anche economica. Per questo un punto cardine della nuova università sarà il sostegno per il diritto allo studio: borse, alloggi, agevolazione alla mobilità".

r.mas.