Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » "Le linee guida non sono intoccabili Pronti ad aggiustarle se servirà"

"Le linee guida non sono intoccabili Pronti ad aggiustarle se servirà"

il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia

27/06/2020
Decrease text size Increase text size
La Stampa

francesca schianchi
roma
«Ancora una volta, ha vinto la leale collaborazione tra Stato e Regioni». A fine giornata, chiuso l'accordo con tutti i governatori salvo il campano Vincenzo De Luca, il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia tira un sospiro di sollievo. Insieme alla titolare Azzolina e al collega della Salute Speranza, ha dedicato gli ultimi giorni a tentare di comporre un puzzle di richieste e opposizioni. Fino al compromesso di ieri: «C'è voluto tempo e pazienza…».
Un presidente però non siete riusciti a convincerlo, De Luca: «Irresponsabile il voto il 20 settembre», dice.
«Infatti ha sbagliato il tavolo di mediazione: insiste sulla data delle elezioni, ma cosa c'entra con le linee guida della scuola? Non ha firmato anche le riaperture di maggio: le cose sono andate bene lo stesso, sarà così anche questa volta».
Pone anche un problema di organico non definito.
«Di sicuro l'organico sarà più numeroso di quello di oggi. Consiglio piuttosto al presidente De Luca di preoccuparsi di sostenere i comuni, a cominciare da Napoli, perché i lavori di adeguamento ricadranno soprattutto su di loro».
Basta un miliardo in più di risorse?
«Sono già stati stanziati 4,6 miliardi, ora se ne aggiunge uno da finanziare con uno scostamento di bilancio che dovrà votare il Parlamento. Bisogna andare indietro di decenni per trovare investimenti così cospicui sulla scuola».
I presidi già dicono: queste sono linee generali, dateci indicazioni precise.
«Le linee guida non sono intoccabili e niente è imposto: saranno loro, sul campo, a dirci se qualcosa va cambiato, e lo aggiusteremo. Con i ministri Speranza e Azzolina abbiamo concordato che due settimane prima dell'inizio della scuola faremo una ulteriore valutazione».
Altrove in Europa le scuole hanno aperto prima. Non si poteva fare anche qui?
«Non si poteva se non mettendo a rischio la salute di ragazzi e docenti. Ricordo che altri Paesi che hanno aperto prima hanno poi dovuto fare retromarcia».
Il premier Conte parla di scuola al centro dell'azione di governo, ma l'impressione non è stata questa.
«Prima di tutto si è dovuto pensare alla tenuta del Paese e alla tutela della salute. Fatto questo, la scuola è una priorità. Saremo giudicati rispetto alle risorse che arriveranno e a come cambierà la scuola a settembre e lungo tutto il prossimo anno. La sperimentazione degli esami di Stato, intanto – e lo dico da papà di un maturato – ha funzionato bene».
Lei è titolare dei rapporti con le Regioni, con cui ci sono stati momenti di tensione. Come sono i rapporti oggi?
«Ottimi. Abbiamo gestito insieme il momento più drammatico della storia della Repubblica. Ovviamente poi ogni regione è animata da interessi del suo territorio e dinamiche politiche, soprattutto quando si avvicinano scadenze elettorali».
Lei dice «ottimo». Ma è di due giorni fa l'ultimatum di Bonaccini: «Ci diano 2 miliardi o chiudiamo i rapporti istituzionali».
«Bonaccini fa il presidente della Conferenza delle Regioni, con sei regioni al voto, maggioranze politiche diverse, la necessità di tutelare interessi diffusi… È un lavoro molto complesso».
Darete loro quei 2 miliardi?
«La loro richiesta è legittima, perché chiedono risorse venute meno per via della crisi, gran parte del governo è d'accordo ad accordarle. Ma c'è un confronto aperto».
Bonaccini è diventato un leader nazionale?
«I presidenti dell'assemblea delle regioni sono per forza leader nazionali, come fu per anni Vasco Errani».
Sa a cosa alludo. Gori ha proposto di sostituire la leadership di Zingaretti, e molti credono pensasse a Bonaccini…
«Zingaretti è un leader autorevole e lungimirante: se abbiamo ricostruito il Pd come casa comune e siamo riusciti a costruire una alleanza con i Cinque stelle è merito suo».
Alle Regionali il Pd dovrebbe fare un'alleanza con il M5S?
«Mi sembra un'occasione per tutti. Bisogna costruire un fronte aperto, progressista, ambientalista da contrapporre a quello sovranista. Non ha senso non farlo sui territori».
Sui territori però faticate a trovare gli accordi.
«La politica ha i suoi tempi: se ci arriviamo ora, va bene. Se non dovessero essere ancora pronti i gruppi dirigenti, ci vorrà più tempo. Ma è un processo irreversibile. E chi non lo segue poi si pente, come è successo in Emilia-Romagna».
Siete tranquilli dei vostri numeri al Senato? Salvini dice che ci saranno nuovi ingressi nella Lega dal M5S…
«Dobbiamo essere tranquilli con la nostra coscienza. Chi fa giochi di Palazzo di solito ne paga il conto davanti agli elettori. Finché i numeri ci sono, andiamo avanti».