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Liberazione-La parola adesso passi ai lavoratori

La parola adesso passi ai lavoratori Alla chetichella, come si dice volgarmente, è stata firmata, dai sindacati confederali della scuola, l'ipotesi di contratto che riguarda circa un milione...

18/05/2003
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Liberazione

La parola adesso passi ai lavoratori
Alla chetichella, come si dice volgarmente, è stata firmata, dai sindacati confederali della scuola, l'ipotesi di contratto che riguarda circa un milione di lavoratori, il comparto più grande del pubblico impiego ed una delle categorie più numerose del lavoro dipendente. E' bene ricordarlo, perché queste dimensioni hanno poi un'influenza non trascurabile in altri settori ed in altre vertenze, nonché sul clima politico generale.
Non abbiamo molte informazioni sui termini dell'accordo, ma il poco che si sa non ci tranquillizza, rispetto alle preoccupazioni che abbiamo più volte espresso. Dopo gli ultimi scioperi, i più riusciti da parte di una categoria, che ha dato il meglio di sé quando la Cgil scuola si è differenziata dalle altre sigle, rivendicando il salario europeo ed il referendum sul contratto, ci saremmo aspettati un ruolo di "garanzia" da parte della Cgil, sia nella trasparenza della trattativa che nella tenuta sui contenuti più qualificanti.

In realtà non ci sono state consultazioni, ma neanche informazioni, dopo la presentazione della bozza contrattuale da parte dall'Aran, che a detta delle stesse organizzazioni sindacali oggi firmatarie conteneva elementi irricevibili. A distanza di pochi giorni sembra che si sia verificato un miracolo e da tanta incompatibilità si sia potuto arrivare ad un avvicinamento, tale da consentire la firma.

Dalle prime informazioni però si evince ben altro, ad esempio l'istituzione di una commissione paritetica per l'individuazioni di "soluzioni tecniche possibili per proporre entro la fine del 2003 un percorso di carriera professionale docente in linea con i processi di riforma e le caratteristiche qualitative e di valutazione indicate dal Miur" risulta particolarmente inquietante, stante l'accettazione implicita dei processi di riforma e dei criteri di valutazione indicati dalla Moratti, che ha lanciato l'idea obsoleta, perché adottata negli Stati Uniti da tanto tempo ed oggi messa in discussione da alcune organizzazioni sindacali degli States, che il lavoro dei docenti dovesse essere valutato sulla base dell'andamento dei loro allievi. Su questo terreno non si dovrebbe neanche aprire una trattativa, che è evidentemente già pregiudicata dagli elementi ai quali si deve riferire. L'introduzione di nuove figure tra il personale Ata poi porta ancora più avanti il processo di gerarchizzazione, che sembra inarrestabile ormai: una volta lo si fa con il contratto, poi con una riforma, poi di nuovo con un contratto e così via, con una perseveranza ideologica tesa a distruggere il modello troppo egualitario che ancora sopravvive, nonostante tutto, nella scuola.

Sulle retribuzioni si capisce ben poco, o meglio è chiaro che più che in Europa siamo in America Latina e che il personale Ata è ancor più fortemente penalizzato, ma il sospetto è che non si porti a casa neanche ciò che si era raggiunto con l'accordo di febbraio.

Insomma, c'è poco da stare allegri. La Cgil si era solennemente impegnata per il referendum sull'ipotesi di accordo: che la parola passi ora ai lavoratori. Stante anche la semiclandestinità con cui è stata condotta la trattativa, rappresenterebbe almeno una tenuta sulla democrazia sindacale. Da oggi bisogna parlare di questo nelle scuole.

p. s. naturalmente insieme al referendum sull'articolo 18!