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Liberazione-Moratti: negli atenei professori a tempo

Precarietà e "ricatti" salgono in cattedra Moratti: negli atenei professori a tempo Graziarosa Villani Professori universitari a tempo. L'ennesima riforma targata Moratti, annunciata ieri ...

24/01/2003
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Liberazione

Precarietà e "ricatti" salgono in cattedra
Moratti: negli atenei professori a tempo
Graziarosa Villani
Professori universitari a tempo. L'ennesima riforma targata Moratti, annunciata ieri dallo stesso ministro alla conferenza dei rettori, come le precedenti, è un altro attacco alla libertà di ricerca e di insegnamento. Un nuovo colpo di mano, maturato fuori al Parlamento, che si aggiunge ai mali degli atenei costretti dall'autonomia alla a trasformarsi in aziende. La "rivoluzione delle cattedre", come qualcuno l'ha battezzata, arriva alla vigilia dell'esame da parte del consiglio dei ministri dei discussi decreti di riforma degli enti di ricerca per scongiurare i quali oggi è stata autoconvocata alla sede del Cnr a Roma un'assemblea nazionale.
La foga riformatrice della Moratti non conosce tregua. L'era delle cattedre a vita è destinata a tramontare in nome di una sorta di flessibilità che anche in questo caso è la parola chiave dell'annunciata modifica di status e carriere dei docenti.

"Abbiamo verificato - ha detto il ministro - che il sistema di reclutamento attuale non premia la mobilità ed è troppo locale. Vogliamo avviarne uno che porti a un'idoneità scientifica nazionale, a un concorso ogni due anni, uno per professori ordinari ed uno per professori associati, sulla base appunto di un'idoneità scientifica nazionale, e poi saranno le singole università a chiamare i professori che usciranno idonei da questa lista nazionale. L'ipotesi - ha aggiunto - è quindi quella di un incarico ai professori universitari per tre anni, incarico rinnovabile per altri tre anni. Poi le università decideranno se rinnovare l'incarico a tempo indeterminato o se farlo decadere".

Cattedre per chiamate quindi pescando nella "lista" degli idonei alla docenza col professore minacciato perennemente dalla spada di Damocle della defenestrazione.

Il presidente della Conferenza dei rettori Piero Tosi prende atto della proposta e chiede "limiti e criteri precisi e trasparenti".

"Si procede sulla strada della svalutazione della formazione pubblica che è arrivata anche alle università" commenta Loredana Fraleone, responsabile Scuola di Rifondazione comunista. "In una università già fortemente impoverita nei contenuti, dove vige il numero chiuso e cala la presenza del numero di studenti - dice ancora Fraleone - questa proposta introduce nuove forme di precariato esponendo i docenti a ricatti. Se da una parte accogliamo con favore il ricorso a criteri nazionali per i concorsi che riporta a modalità unitarie di reclutamento dei docenti, dall'altra vediamo in questa ipotesi il rafforzamento di quello che consideriamo il frutto avvelenato dell'autonomia che fa dell'università delle cittadelle chiuse esposte alla mercificazione del sapere. Tutto ciò - dice ancora Fraleone - non fa venir meno comunque la necessità che negli atenei si faccia una verifica sul fenomeno che vede professori che svolgono il lavoro reale, spesso come precari, lavorando quasi a lavoro nero, e che mandano avanti le università al posto dei docenti titolari impegnati soltanto a curare le loro baronie".

Il nuovo filone di riforma morattiano non mancherà di sollevare polemiche. Già da oggi se ne discuterà nell'assemblea nazionale convocata al Cnr per il confronto sul riordino del settore. "Per le cattedre - dice Vincenza Ferrara, responsabile Università Ricerca nel Lazio - l'importante è che la valutazione dell'idoneità nazionale non avvenga da parte di un organismo a nomina ministeriale ma da uno composto da docenti eletti dalla comunità scientifica. E' assurdo poi che il documento non sia circolato tra i docenti che, a tutti i livelli, non possono essere esclusi da un confronto