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Liberazione-Scuola e ricerca sotto attacco

Scuola e ricerca sotto attacco Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, professor Lucio Bianco, si è dimesso, giocando d'anticipo rispetto alla prospettiva di un nuovo commissar...

15/05/2003
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Liberazione

Scuola e ricerca sotto attacco
Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, professor Lucio Bianco, si è dimesso, giocando d'anticipo rispetto alla prospettiva di un nuovo commissariamento dell'ente, dopo quello annullato dalla magistratura amministrativa e prima dell'approvazione da parte del Consiglio dei ministri dei decreti delegati per il riordino del settore, che sanciscono pesantemente il disegno controriformatore del governo di centro destra.
Lucio Bianco, fratello dell'ex segretario del partito popolare Gerardo, è un latinista, che occupa dal 1997, dopo una lunga carriera di studioso, la poltrona più alta del Cnr. Egli sicuramente non avrebbe mai pensato di trovarsi un giorno al centro del virulento conflitto politico che si è sviluppato attorno alle sorti della ricerca scientifica italiana e di dover assumere un ruolo di punto di riferimento nel movimento che ha cercato vanamente come ora sembra di opporsi alla controriforma Moratti. Eppure, non solo l'opposizione radicale ma anche i più prestigiosi e compassati settori della cultura accademica del nostro paese hanno reagito con sdegno alla vera e propria liquidazione del patrimonio costruito faticosamente in decenni di lavoro dalla comunità scientifica (certamente con contraddizioni e limiti che non ignoriamo), un patrimonio che comunque oggi va difeso contro l'attacco volgare e arrogante che nasce dagli spiriti animali del capitalismo italiano e si nutre della sua attitudine provinciale e padronale.

Nella lettera di dimissioni e nella successiva conferenza stampa, Bianco ha ancora una volta replicato alle accuse del governo che presenta la battaglia dei ricercatori come una reazione conservatrice alla perdita di privilegi e posizioni di potere. In realtà, questo governo e questa maggioranza non riescono nemmeno ad immaginare che un settore strategico della vita civile possa conservare dei margini di autonomia, e prima ancora di passare alla normalizzazione e all'occupazione politica degli istituti di ricerca pubblici, hanno già ridotto al lumicino con tagli draconiani le risorse disponibili per la scienza di base. Ciò che si colloca fuori dell'immediata spendibilità in termini di rientro finanziario e mediatico sfugge del tutto all'orizzonte mentale della ministra Moratti e alla tribù di esperti che la circonda che hanno impostato la ristrutturazione degli istituti scientifici con una logica ottusamente aziendale.

In questo momento la nostra solidarietà va al presidente dimissionario e al movimento che si è sviluppato in questi mesi e che non deve disperdersi. Di fronte all'attacco combinato alla scuola e all'università pubblica e alle istituzioni pubbliche della ricerca scientifica è più che mai necessario non abbandonare una linea di resistenza e di intransigenza, con l'impegno a non lasciare isolate queste lotte rispetto all'insieme della questione democratica che è ormai aperta nel nostro paese e al suo necessario legame con la questione sociale.