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Liberazione-Scuola pubblica, mai così povera

Il Senato vota i tagli che porteranno allo smantellamento dell'istruzione pubblica: settantamila licenziamenti in vista. La Cgil si mobilita: "Pronti allo sciopero" Scuola pubblica, mai così po...

18/12/2002
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Liberazione

Il Senato vota i tagli che porteranno allo smantellamento dell'istruzione pubblica: settantamila licenziamenti in vista. La Cgil si mobilita: "Pronti allo sciopero"
Scuola pubblica, mai così povera
Checchino Antonini
Nuovi feroci tagli e licenziamenti nella scuola pubblica anche se gli italiani hanno un livello di istruzione tra i più bassi d'Europa e l'abbandono scolastico tra i 15 e i 19 anni è più grande di un terzo della media continentale. Da noi si laurea appena il 10% della popolazione contro il 30% dell'Ue e si legge meno della metà dei libri. I dati sono stati raccolti da una associazione "al di sopra di ogni sospetto" presieduta da Umberto Agnelli. Ma a questo governo, certi record non bastano. E mai come ora i fondi destinati all'istruzione sono stati così pochi. Ieri l'Aula di palazzo Madama ha votato il suo sì all'articolo 23 della finanziaria che, dietro il titolo asettico di "Misure di razionalizzazione in materia di organizzazione scolastica", accompagna un immane piano di licenziamenti nella scuola pubblica a fronte di un costante esborso di soldi dei contribuenti in favore di quella privata. In soldoni, i tagli si aggirano intorno al miliardo di euro, duemila miliardi di vecchie lire di cui 600 milioni di euro decurtati dalla finanziaria in discussione, come denuncia un dossier della Cgil che ieri ha annunciato di essere pronta a scioperare se la finanziaria non cambiasse la sua rotta. Il rischio è che si imbocchi la china di un declino inesorabile del sistema di istruzione pubblico con la riduzione degli organici di 40mila docenti e 35mila Ata (personale tecnico amministrativo) per l'anno in corso e di centomila complessivi alla fine del prossimo. Calano le attenzioni e le risorse per il sostegno agli alunni disabili, via anche i 35 milioni di euro per l'aggiornamento degli insegnanti e azzerati per il 2002 gli stanziamenti - 60 milioni annui - per l'edilizia scolastica. Solo la tragedia di S. Giuliano ha indotto l'esecutivo a spendere per il 2003 una decina di milioni per questo capitolo.
All'opposto, 535 milioni di euro (51 in più rispetto al 2001 e 30 in meno rispetto a quanto si spenderà il prossimo anno) sono finiti alle scuole private (anche se sono a rischio le scuole materne paritarie) sottratti, in parte, ai fondi per le statali. E a crescere esponenzialmente sono anche gli incidenti - dati Inail - di studenti e docenti riconducibili direttamente agli ambienti di lavoro.

"La riduzione d'organico, da manovra di contenimento della spesa, diventa strumento funzionale alla riduzione dell'offerta formativa del sistema pubblico", dice il leader della Cgil scuola Enrico Panini. Per la confederazione la difesa della scuola è una "questione non declinabile" e, alla fine di gennaio, un'assemblea generale dei suoi delegati licenzierà "un progetto complessivo in grado di riportare il diritto all'istruzione e alla formazione tra le centralità di una nuova politica di sviluppo economico e sociale".

"La finanziaria taglia sulla parte più debole della scuola: precari, disabili, docenti di sostegno, non docenti - denuncia il senatore Tommaso Sodano, relatore per il Prc sulla finanziaria - ed è un attacco simultaneo al diritto al lavoro e al diritto allo studio. E' necessario opporsi cementando un blocco sociale a difesa della scuola pubblica, della cultura e della ricerca".

Le prove di questo blocco sono già visibili nelle agitazioni diffuse, da alcune settimane, di università, ricerca e mondo della scuola. E oggi, in decine di città (vedi elenco su www. studenti. it), sarà la volta dei cortei indetti dall'Uds e localmente da vari collettivi degli studenti medi alle prese in centinaia di istituti con autogestioni e occupazioni. Da lunedì, al liceo Delfico di Teramo, alcuni studenti hanno perfino intrapreso uno sciopero della fame, sulla scia dell'iniziativa del senatore Prc Malabarba, contro i piani della ministra. "La contestazione alla riforma Moratti sta crescendo a partire dalla vicenda dei tagli in finanziaria per scuole e università fino allo stanziamento di 90 milioni per buoni scuola. Gennaio sarà un mese cruciale per tutte le reti studentesche. Sarà allora che si costruiranno relazioni più ampie possibili (c'è l'idea di un'assemblea nazionale) per portare - spiega a Liberazione Federico Tomasello, dell'esecutivo nazionale dei Giovani comunisti - centinaia di migliaia di studenti e lavoratori a contestare la riforma quando sarà al voto della Camera".

Anche negli atenei sta prendendo corpo un'opposizione generalizzata all'aumento delle tasse conseguente al definanziamento disposto dal governo. L'Udu propone che le uiversità seguano l'esempio di Sassari e L'Aquila dove i rettori hanno annunciato pubblicamente che non ci saranno rincari. Dopo la straordinaria mobilitazione di lunedì scorso, che ha bloccato quasi tutta la didattica, la protesta degli universitari non accenna a fermarsi e sembra preludere ad una primavera bollente che potrebbe saldarsi con la stagione dei referendum sociali.