Libri di storia: Il Pdl vuole la commissione di inchiesta
Progetto di legge firmato da Gabriella Carlucci e altri 18 deputati per stanare i «comunisti». All’indice i testi Il Pd: preoccupante. Gelmini: ma il problema esiste davvero...
Definire Alcide DeGasperi «uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica» è un«tentativo subdolo di indottrinamento» presente nel libro di storia contemporanea scritto da della Peruta-Chittolini- Capra. Un testo eversivo a tal punto, questo come altri, da richiedere l’istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare «sull’imparzialità dei libri di testo scolastici», in particolare quelli di storia. La prima firmataria del progetto di legge è Gabriella Carlucci, mai deputati indignati del Pdl sono già 19 e il testo presentato il 18 febbraio è stato assegnato alla commissione Cultura della Camera il 14 marzo. Quindi, se ne discuterà presto. Un’«emergenza nazionale» che il Pdl vuole risolvere subito. Secondo i firmatari i libri di storia sono pieni di «visioni ufficiali» asservite al centrosinistra e pericolose per le giovani generazioni. Per esempio è incredibile leggere nel DeBernardi-Guarracino che dal 1948 «l’attuazione della Costituzione sarebbe diventato uno degli obiettivi dell’azione politica delle forze di sinistra e democratiche »; ancora più grave trovare nell’Ortoleva-Revelli, noti storici sovversivi, questa definizione di Oscar Luigi Scalfaro:uomo distintosi «per il rigore morale e la valorizzazione delle istituzioni parlamentari». Ancor più colpevole il Della Peruta- Chittolini-Capra che definisce Enrico Berlinguer «un uomo di profonda onestà morale e intellettuale, misurato e alieno alla retorica». Per gli affaccendati deputati Pdl sarebbero tutte descrizioni false e soprattutto fuorvianti. E così, interpretando a loro dire una preoccupazione nazionale, si chiedono nella premessa del progetto di legge: «Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano?». Gli illustri deputati dovrebbero ricordare che i nostri soldi vengono spesi anche per pagare i loro ricchissimi stipendi in nome della Costituzione repubblicana, in virtù della quale non era pensabile che un giorno qualcuno avesse la bella idea di presentare un progetto dal vago sapore fascisteggiante. Gelmini e Carlucci soggiungono che il problema c’è. In realtà non è la Storia che interessa gli scriventi. La memoria che loro devono salvaguardare è quella del loro capo carismatico, Silvio Berlusconi. Nel testo di Revelli, per esempio, è scritto che nel ‘94 «l’uso sistematicamente aggressivo dei media, i ripetuti attacchi alla magistratura, alla Direzione generale antimafia, alla Banca d’Italia, alla Corte Costituzionale e soprattutto al presidente della Repubblica condotti da Berlusconi e dai suoi portavoce esasperarono le tensioni politiche nel Paese». Anche questo un falso eclatante, un giudizio non storico. Sarebbe tedioso e cattedratico spiegare come si fa Storia a chi si vuole ergere a difensore di una storia, quella di Silvio Berlusconi. Anche perché questo progetto è in piena armonia con la definizione data dal premier sugli insegnanti della scuola pubblica che «inculcano valori diversi rispetto a quelli delle famiglie ». «Se non ci fosse da preoccuparsi ci sarebbe solo da ridere - osserva Francesca Puglisi, responsabile scuola pd -La maggioranza in tre anni ha progressivamente distrutto la scuola pubblica, umiliato chi ci studia, offeso chi ci lavora». A mala pena si fa, l’ora di Storia.
Fabio Luppino