Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Lo strano caso del Progetto Pinocchio e del signor Lucignolo

Lo strano caso del Progetto Pinocchio e del signor Lucignolo

Lo strano caso del Progetto Pinocchio e del signor Lucignolo di andrea bagni Dunque, nella mia scuola è arri...

17/12/2002
Decrease text size Increase text size

Lo strano caso del Progetto Pinocchio e del signor Lucignolo

di andrea bagni

Dunque, nella mia scuola è arrivato il Progetto Pinocchio, che vale la pena raccontare secondo me.
Le cose più o meno sono andate così.
Nella primavera dell'anno scorso preside e vicepreside hanno presentato alla Regione la proposta di un progetto volto al 'recupero del disagio scolastico' e 'contrasto dell'emarginazione sociale': niente di particolare (se non per il fatto che i confini fra chi produce disagi e chi li cura sono pericolosamente indefiniti: più o meno la stessa scuola, perfetta istituzione totale). L'idea era di mettere insieme in una associazione di scopo diversi enti (scuole della zona, enti locali, associazioni professionali, centri privati della formazione professionale e di orientamento al lavoro) da integrare in un intervento che 'riorienti' gli studenti in crisi delle prime, verso percorsi formativi esterni alla scuola, anziché abbandonarli all'emarginazione scolastica e post scolastica.
Tutto nel complesso organico e ragionevole quanto basta.
Il progetto infatti vince la sua corsa regionale '#8211; arriva al quarto posto '#8211; e a settembre a scuola ci sono già i finanziamenti (132000 euro, mica poco).
Qual è il punto?
Il punto è che la vita pubblica e collettiva del progetto comincia qui.
Fino a questo punto nessuno nella scuola ne sa nulla, veramente: nessun organo collegiale ne ha mai parlato, nessuna commissione per il recupero, nessun gruppo disciplinare; nemmeno il mitico staff della dirigenza. E tuttavia neppure si può parlare di una sorta di colpo di mano di una presidenza manageriale illuminata; nemmeno il dirigente sa infatti esattamente di cosa si tratta e lo dice serenamente in collegio: c'era poco tempo per presentare un progetto e accedere al finanziamento, l'abbiamo abbozzato a grandi linee, è piaciuto, ora ci sono i soldi, cerchiamo di farlo nel modo migliore possibile.
Nessuno sa dire esattamente se il tutto si rivolge a chi è uscito dalla scuola avendo terminato l'obbligo o a chi è 'diagnosticato' in difficoltà durante l'anno. Si vedrà. Come fosse insignificante se un ragazzo si manda da gennaio a imparare un lavoro '#8211; in un 'aparthaid' di pressoché definitiva irrecuperabilità, in pratica già fatti gli scrutini finali e implicitamente già comunicati all'interessato '#8211; oppure se si cerca il recupero nella scuola; non escluderei neppure che si pensi di fare le due cose insieme: impegnati e ce la puoi fare accanto a comincia con la formazione professionale intanto '#8211; con gli stessi soggetti docenti che dovrebbero allo stesso tempo recuperare gli studenti e mandarli da un'altra parte: un po' terapeuti delle patologie più a rischio e un po' impresari delle pompe funebri (facili alla rinuncia, dunque).
Ma ciò che mi sembra veramente emblematico è questa banalità del male scolastico. Penso che il dirigente sia stato veramente animato dalle classiche sedicenti 'migliori intenzioni': reperire fondi regionali ed europei (comunque pubblici) che se no chissà a chi vanno, fare della scuola il 'polo' prestigioso di tutto il progetto sul territorio, sempre una cosa buona per le iscrizioni, eccetera. E d'altra parte che potevano fare collegio e consiglio d'istituto di fronte a una proposta già accolta e finanziata? Che figura faremmo se ci tirassimo indietro dopo aver fatto la proposta ed essere arrivati fra i primi, polo di riferimento eccetera? Un progetto che ottiene finanziamenti è un progetto buono; e comunque chi ha delle perplessità può entrare direttamente nella gestione (cosa che è effettivamente avvenuta) e darsi daffare. Massima disponibilità. L'importante è non dire di no.
Io mi domando se le minacce più gravi per l'autonomia e la centralità dei collegi vengano soprattutto dall'autoritarismo dei dirigenti, manager d'assalto, o non piuttosto dal realismo di questo pensiero debole, rassegnato all'esistente; via amministrativa alla riforma della scuola, micro-progettualità scolastica modello offerta speciale per una clientela differenziata ed esigente: placida deriva dove tutto avviene prima e sopra gli organi collegiali, altrove finanziato dunque legittimato.
Altro che alta professionalità, cultura e sapere, intellettualità del lavoro docente. Anche fra i colleghi, mi sembra che accada alla 'professionalità' qualcosa di simile ai discorsi sul sesso per i maschietti nei bar dello sport: più se ne parla nelle dichiarazioni pubbliche, di superba autovalorizzazione, meno se ne pratica nelle relazioni concrete (che chiedono comunque un confronto con l'altro, e il mettersi un po' in gioco).
Poi c'è un aspetto paradossale in tutto questo Progetto Pinocchio: i 132000 euro finanziano una complessa organizzazione - che comprende anche l'aggiornamento docente (e non su Collodi purtroppo) - rivolta a 10 studenti (proprio 10). Sono 13200 euro a testa, quasi 26 milioni di vecchie lire per ragazzo/a.
Chiaro che costa tanto l'organizzazione della mega-macchina operativa. Insegnare a trovare lavoro dà effettivamente lavoro a un sacco di gente. A quelli che insegnano e 'tutoreggiano' intorno soprattutto.
Non che gli insegnanti non abbiano bisogno di sostegno, ma la professionalità e la serietà della scuola dovrebbero partire dal senso della decenza. E se si trasferissero direttamente ai ragazzi tutti i soldi (qualcuno potrebbe pensare), chissà se non sarebbe già una garanzia migliore contro l'emarginazione, lo svantaggio eccetera.
Non so se lo sarebbe per Pinocchio, ma per Lucignolo di sicuro.

andrea bagni