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Manifesto: «300 criminali? Alemanno non sa di che cosa parla»

Frati: «È una battuta». Gli studenti: «Forse pensava ai fascisti»

06/01/2009
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il manifesto

Eleonora Martini
ROMA
La "sparata" di Gianni Alemanno sui «300»? «Un atto inqualificabile, un concentrato di falsità e di accuse ingiustificate non degno neanche di essere preso in considerazione». Chissà se anche Marcello Cini, docente emerito di Fisica Teorica, è tra i «300 piccoli criminali» che «tengono in ostaggio l'ateneo della Sapienza» di Roma e «dei quali dobbiamo liberarci». Sono parole gravi, quelle usate dal primo cittadino della capitale, perfette per sollevare un bel polverone mediatico: «Lì si invitano i terroristi rossi e al Papa è impedito di parlare», attacca Alemanno, ma rimane difficile capire esattamente contro chi si stia scagliando. «Dovrebbe specificare bene di cosa parla, chi accusa e di quali crimini», riflette Cini, che un anno fa dalle colonne di questo giornale scrisse una lettera aperta indirizzata all'allora rettore Renato Guarini per criticare la prevista partecipazione di Benedetto XVI alla cerimonia d'inaugurazione dell'anno accademico.
A quel tempo l'attuale Magnifico, Luigi Frati, alle soglie della campagna elettorale che lo avrebbe visto trionfante, aveva difeso la legittimità della protesta dei 67 professori che, unendosi a Cini, consideravano inappropriata la partecipazione del Papa ad una cerimonia laica di un'istituzione pubblica. Sabato invece Frati ha fatto sapere di aver inviato in Vaticano una lettera di invito formale per una visita alla Sapienza del Santo Padre. Ventiquattr'ore dopo, la spallata di Alemanno. Ma questa volta nessuno cade nella trappola: «Ben venga il Pontefice all'università, invitato in un'occasione appropriata alla sua visita, - ribatte Cini - che venga con tutte le autorità vaticane a dire ciò che vuole, l'importante è che lo faccia nella sua veste religiosa e non con la scusa del suo ruolo di docente di filosofia e teologia». «In questo caso io non mi opporrò e spero che non lo facciano nemmeno altri - aggiunge l'autorevole fisico - e mi auguro che dopo di lui vengano invitati anche altri capi spirituali delle altre confessioni religiose».
«Forse Alemanno si è malamente ispirato a quei 300 "eroi" spartani, esaltati nell'immaginario neofascista, che combatterono contro l'imperatore Serze nella battaglia delle Termopili», ironizzano gli studenti dell'Onda che dell'affaire Morucci hanno appreso dai giornali, occupati come sono ad opporsi ai tagli di Tremonti e al decreto legge 180 della ministra Gelmini che giovedì sarà votato alla Camera. E spiegano: «Non sono stati di certo gli studenti ad invitare all'università Valerio Morucci», l'ex Br che il 12 gennaio prossimo avrebbe dovuto portare la propria testimonianza sull'uso della violenza nell'ambito di una serie di lezioni tenute dal professore Giorgio Mariani, ordinario di Letteratura angloamericana. «È molto grave che un sindaco sia così sprovveduto da rilasciare dichiarazioni tanto confuse - commenta Francesco Brancaccio, studente dell'Onda - ma è chiaro che l'obiettivo di Alemanno e del rettore è quello di spostare l'attenzione dalla dismissione dell'università pubblica». Frati, che «a suo tempo faceva l'occhiolino agli studenti», ora da rettore «criminalizza il movimento per aprire una fase di dialogo con il governo», analizza Brancaccio che aggiunge: «Nessuno ha mai cacciato il Papa dall'università: abbiamo rivendicato il diritto di esprimere dissenso e davanti a questa forma democratica di espressione il Papa rinunciò». Ma ora Frati «utilizza la normalizzazione politica della Sapienza e la compressione delle aree di dissenso - attacca Francesco Raparelli, altro esponente dell'Onda - come merce di scambio per ottenere qualche briciola per il suo ateneo che rischia la bancarotta a causa dei tagli della legge 133».
Su una cosa sono tutti d'accordo: «È del tutto insensato e strumentale il paragone tra Morucci e il Papa». «Non mi interessa difendere Morucci ma un collega che si occupa di Storia contemporanea e che, mi sembra del tutto legittimamente, volesse invitare un ex brigatista che ha già scontato la giusta pena inflittagli e che avrebbe parlato come testimone di una terribile e sanguinosa stagione politica che gli storici devono ancora indagare e ricostruire - è l'opinione di Marcello Cini al riguardo - Se non si fa ricerca storica all'università, dove altro deve essere fatta?». D'altra parte, vale la pena ricordare che Valerio Morucci aveva già partecipato ad assemblee pubbliche come quella al liceo romano Giulio Cesare e in occasione della presentazione del libro di Luigi Manconi, quando ebbe un faccia a faccia nientemeno che con Giulio Andreotti.
Ma le parole di Alemanno hanno messo in imbarazzo perfino Luigi Frati: «Credo che quella di Alemanno sia stata solo una battuta, comunque non so in che contesto è stata fatta, non ero presente e non sono in grado di commentarla». E quei «300 piccoli criminali» da dove saltano mai fuori? Il rettore azzarda: «Il riferimento - spiega alle agenzie di stampa con una certa dose di fantasia o più informato di quanto vorrebbe far credere - potrebbe essere alle persone senza casa che occupano abusivamente il Regina Elena, una struttura non distante dalla Sapienza, o a occupazioni di strutture universitarie».