Iscriviti alla FLC CGIL

Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Manifesto-A Moratti non tornano i conti

Manifesto-A Moratti non tornano i conti

A Moratti non tornano i conti La Corte boccia la riorganizzazione del ministero. Saltano sei direttori, viale Trastevere nel caos Per il progetto il ministro ha scelto la società di consulenza ...

08/05/2003
Decrease text size Increase text size
il manifesto

A Moratti non tornano i conti
La Corte boccia la riorganizzazione del ministero. Saltano sei direttori, viale Trastevere nel caos

Per il progetto il ministro ha scelto la società di consulenza aziendale "Ernest Young". Una vecchia conoscenza. Costo: un miliardo di vecchie lire
CINZIA GUBBINI
ROMA
Quando saltano sei teste è sempre un problema, soprattutto in un'amministrazione pubblica che invece promette mari e monti. E questo è il nuovo problema del ministro dell'istruzione Letizia Moratti. Una questione complessa, ma vitale. Occorre addentrarsi nei meandri della riforma dell'amministrazione pubblica, e in particolare quella dei ministeri - approvata nel `99 - che tra l'altro prevedeva l'accorpamento del ministero dell'istruzione con quello dell'università e della ricerca. Un primo risultato è stato la nomina di un unico ministro - appunto Moratti. Subito dopo è iniziato l'accorpamento delle due strutture. Ed è proprio qui che - fuori dalla luce dei riflettori - si scatenano gli appetiti maggiori. Questi i fatti: il 27 marzo scorso la Corte dei conti ha bocciato parzialmente il regolamento di riorganizzazione del ministero dell'istruzione presentato con decreto presidenziale il 30 dicembre 2002. La Corte ha ritenuto illegittimi una serie di articoli proposti dal governo. Tra questi, la decisione di aggiungere ben sei "servizi", qualcosa di molto simile alle direzioni generali. Per capirci meglio: sei nuovi direttori sotto il controllo del potere politico. Sei persone vicine al ministro, "scippate" all'autonomia amministrativa, come invece dovrebbe essere. Non si può, ha stabilito la Corte; il provvedimento sarebbe illegittimo rispetto alla normativa vigente. Ora il ministero dell'istruzione (fu pubblica) si ritrova con un problema immenso: i direttori infatti sono già al loro posto - in via transitoria. Ma ora se ne dovranno andare, a meno che il ministero non si ingegni per trovare una scappatoia. E non basta, perché per queste persone il contratto era scaduto l'8 marzo. Il ministero lo ha rinnovato, ma manca l'ok della Corte dei conti. La Corte, ora, si troverà a dover firmare dei contratti per delle funzioni che ha già bocciato. Sempre che questo benedetto regolamento venga pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Cosa succederà, a quel punto? Per il momento si sa solo che la situazione a viale Trastevere è paradossale: ci sono degli amministratori che non hanno ruolo giuridico per firmare alcunché. E questo proprio in un momento delicatissimo: quando cioè è in via di attuazione la riforma del sistema scolastico. Per il ministro si tratta di un vero e proprio terremoto. Non di una doccia fredda, però: agli atti infatti risulta che la Corte, a partire dal dicembre 2002, abbia già fatto parecchi rilievi a cui il ministero ha tentato di rispondere. Risposte a quanto pare ritenute non sufficienti. Quali sono i settori che Moratti ha cercato di tenere sotto il suo controllo politico, tanto che alcune fonti sindacali avevano gridato al tentativo di "aziendalizzare" il ministero? Il bilancio, la comunicazione, l'informatica, lo studio, gli affari internazionali e il personale dell'amminsitrazione. Snodi nevralgici, in cui è bene tenere persone fidate. E a proposito di aziendalizzazione, c'è da registrare un retroscena niente male. La riorganizzazione del ministero, infatti, non è stata partorita dalla mente di qualche grigio burocrate di stato. Per riorganizzare un ministero, Moratti ha pensato bene di contattare una società di consulenza aziendale di fama internazionale, la "Ernest Young", che - a quanto pare - non naviga bene per i marosi delle norme italiane. Voci di corridoio riferiscono che Moratti sia particolarmente affezionata alla "Ernest Young", già utilizzata quando era presidente della Rai. Costo dell'operazione? Circa un miliardo di vecchie lire.