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Manifesto-Di professione docente per volontà del governo

Di professione docente per volontà del governo Statuto giuridico degli insegnanti: possibile il ricorso alla legge delega. Moratti: "La riforma non è blindata e approderà in aula a febbraio" IAI...

22/01/2003
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il manifesto

Di professione docente per volontà del governo
Statuto giuridico degli insegnanti: possibile il ricorso alla legge delega. Moratti: "La riforma non è blindata e approderà in aula a febbraio"
IAIA VANTAGGIATO
Mentre la scuola si mobilita per applicare una legge dello stato - quella che ha istituito la "giornata della memoria" e nella cui organizzazione il mondo dell'istruzione è chiamato in causa direttamente - Letizia Moratti approfitta della confusione e, con la solita non chalance, liquida per l'ennesima volta parlamento e sindacati. La revisione dello stato giuridico degli insegnanti - vale a dire l'insieme di norme che ne delineano funzioni, profilo professionale, reclutamento e formazione iniziale - potrebbe infatti essere affidata al governo attraverso lo strumento, ormai consueto, del ricorso alla legge delega. Di pertinenza della contrattazione sindacale resterebbero soltanto i salari, gli orari e la mobilità.

E se qualcuno, ingenuamente, crede che nelle mani dei sindacati potrebbero almeno rimanere gli elementi relativi alla carriera, al merito o alla professionalizzazione degli insegnanti, ebbene si sbaglia: i suddetti elementi verranno inseriti in un contratto di categoria la cui trattativa è ancora in corso in base ai principi inviati all'Aran (guarda un po') dal ministero.

Con buona pace del vicepresidente del consiglio Gianfranco Fini, seppelliamo così anche l'accordo da lui siglato e in base al quale il governo si è impegnato a non intervenire in materia di contrattazione sindacale (come la definizione di percorsi di carriera, appunto).

A minacciare la presentazione - per martedì prossimo - dell'emendamento necessario al ricorso alla delega è Angela Napoli, parlamentare di An e relatrice del disegno di legge di riforma della scuola in commissione cultura della camera. Lo annuncia con orgoglio lei stessa, al termine del dibattito sul testo di legge già licenziato dal Senato e che - entro la II settimana di febbraio - dovrebbe approdare alla camera: "E' impensabile - ha detto - che il vecchio stato giuridico sia stato negli anni tirato in ballo ad ogni rinnovo contrattuale e a seconda della visione sindacale. E questo non ha portato al riconoscimento della professionalità docente".

Di fronte a tanta arrogante demagogia, arranca - imbarazzata - persino Moratti e si affretta ad assicurare: "Deciderà il parlamento. Del resto - aggiunge - nessuna blindatura è prevista per il disegno di legge delega sulla scuola". Basta che il testo sia buono, insomma, poco importa la velocità della sua approvazione. Certo che se ci si arrivasse in tempi brevi, sembra suggerire sorniona, potremmo anche riaprire le iscrizioni per l'ingresso anticipato dei bambini alla scuola dell'infanzie e alla prima elementare. Vedete voi, quanti piccioni con una fava.

Non c'è che dire: se il governo annaspa nella confusione più totale, i sindacati sembrano avere le idee chiarissime. Per il leader della Cgil scuola, Enrico Panini, far passare la delega equivale a dire che chi comanda è il ministro: "Per vedere riconosciute le loro rivendicazioni, gli insegnanti dovranno aspettare una legge o una gentile concessione del ministro". In altri termini, si torna agli anni '50, agli anni del potere amministrativo sui diritti delle persone, "agli anni delle scelte discrezionali". Un modo come un altro, denuncia Panini, di reagire alle proteste dei lavoratori della scuola contro la privatizzazione i limiti del diritto all'istruzione.

Critica anche la Cisl che valuta il ricorso alla delega "una gravissima lesione del quadro che regola i rapporti tra legge e contrattazione nella disciplina dei rapporti di lavoro" e inopportuna l'iniziativa in un momento che coincide con la fase in atto di definizione del contratto della scuola "contrassegnata da una difficilisssima e delicata trattativa tra Aran e organizzazioni sindacali". E per la quale i sindacati chiedono risorse aggiuntive. Durissimi anche i toni di Uil e Snals: la via negoziale e non quella legislativa è l'unica perseguibile.